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Papa Francesco in Bahrein, “la libertà religiosa sia piena”

Nel primo discorso, destinato alle autorità, Papa Francesco sottolinea l’importanza che la libertà religiosa non sia solo libertà di culto

Papa Francesco in Bahrein | Papa Francesco incontra le autorità civili, diplomatiche e religiose al Sakhir Palace di Awali, Bahrein

 | Alexey Gotovskiy / ACI Group Papa Francesco in Bahrein | Papa Francesco incontra le autorità civili, diplomatiche e religiose al Sakhir Palace di Awali, Bahrein | Alexey Gotovskiy / ACI Group

Che la liberà religiosa sia piena, e non si limiti alla libertà di culto; che i diritti umani siano pienamente rispettati; che i cittadini siano tutti uguali. Sono le tre raccomandazioni di Papa Francesco alle autorità del Bahrein, contenute in un discorso denso, che parte, come sempre, dalla geografia, dai simboli e in particolare da quello che in Bahrein è chiamato “albero della vita”, ovvero un albero che da 400 sta lì, in mezzo al deserto, a testimoniare un territorio che sa anche essere fertile.

Papa Francesco è arrivato in Bahrein, Paese a guida sunnita e maggioranza sciita, Paese di una dichiarazione di grande apertura delle religioni, ma anche Paese considerato tra i meno democratici nel mondo. Ci arriva su invito del Regno, che nel 2014 ha donato il terreno per la cattedrale di Nostra Signora di Arabia, che ha, come altri Paesi islamici, sta cercando di mostrare un volto tollerante, aperto, e lo dimostra il forum che Papa Francesco andrà a concludere domani. Eppure, il Bahrein è anche un luogo sotto osservazione da parte di diversi comitati dei diritti umani. C’è la pena di morte in Bahrein, come ricordato dal Cardinale Ayuso ai giornalisti, e la primavera araba non ha portato alla democratizzazione del sistema.

C’è tutto questo in controluce nel discorso di Papa Francesco, il primo dal suo arrivo. E lo fa partendo dall’albero della vita, lo Shajarat-al-Hayat, una acacia che da anni, grazie probabilmente a radici profonde, riesce a resistere in una zona desertica.

Le radici sono simbolo per un Bahrein il cui territorio è abitato ininterrottamente da 4500 anni, anche perché zona insulare dal clima favorevole anche per essere crocevia dei popoli.

L’acqua vitale delle radici del Bahrein è, dunque, “la sua varietà etnica e culturale”, ma anche “la convivenza pacifica e includente”, in cui si ammira una società “multietnica e multireligiosa” e capace di “superare il pericolo dell’isolamento”, mostrando, in un mondo che tende ad isolarsi, che “si può e si deve convivere nel nostro mondo”, diventato “un villaggio globale” in cui però è ancora sconosciuto “lo spirito del villaggio”, che è “ospitalità, ricerca dell’altro, fraternità”.

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E invece, nota Papa Francesco, crescono “su larga scala” in questo villaggio globale “l’indifferenza e il sospetto reciproco”, si dilatano “rivalità e contrapposizioni che si speravano superate”, nonché “populismi, estremismi e imperialismi”, mentre la distanza culturale tra le varie parti del mondo aumenta e “alle benefiche opportunità di incontro si antepongono scellerati atteggiamenti di scontro”.

Papa Francesco vede come antidoto a tutto questo “l’acqua della fraternità”, invita a “non lasciare evaporare la possibilità dell’incontro”, chiede di “lavorare insieme per la speranza”.

Papa Francesco si definisce “seminatore di pace”, ricorda che è in Bahrein per partecipare a un Forum di dialogo tra Oriente e Occidente, e rimarca che è questo il culmine di un “percorso di pace intensificatosi negli ultimi anni con vari capi religiosi islamici”.

Il Papa ringrazia per le varie conferenze internazionali organizzate dal Regno del Bahrein, che mettono in luce “rispetto, tolleranza e libertà religiosa”, temi “essenziali, riconosciuti dalla Costituzione del Paese”, ma soprattutto “impegni da tradurre costantemente in pratica”.

E questo perché “la libertà religiosa diventi piena e non si limiti alla libertà di culto”, perché “uguale dignità e pari dignità siano concretamente riconosciute ad ogni gruppo e ad ogni persona”, e e perché “i diritti umani fondamentali non vengano violati, ma promossi”, a partire dal diritto alla vita “da garantire sempre, anche nei riguardi di chi viene punito”.

Papa Francesco ricorda anche che il Bahrein ha “uno dei tassi più elevati al mondo” di emigrazione, con molti stranieri arrivati per lavorare. Una circostanza di cui il Papa approfitta per sottolineare che “c’è molto lavoro disumanizzante”, cosa che comporta “gravi rischi di instabilità sociale” e rappresenta un “attentato alla dignità umana”, considerando che il lavoro è “è un diritto indispensabile per sviluppare integralmente sé stessi e per plasmare una società a misura d’uomo”.

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Il Papa dal Bahrein richiama l’emergenza della crisi lavorativa mondiale, ricordando che il lavoro, prezioso come il pane, manca e a volte è pane avvelenato perché schiavizza.

Papa Francesco invita il Bahrein ad essere “faro nel promuovere in tutta l’area diritti e condizioni eque e sempre migliori per i lavoratori, le donne e i giovani, garantendo in pari tempo rispetto e attenzione per quanti si sentono più ai margini della società, come gli emigrati e i detenuti: lo sviluppo vero, umano, integrale si misura soprattutto dall’attenzione nei loro riguardi”.

E poi, il Papa assegna due compiti: quello di occuparsi della casa comune, di adoperarsi per la crisi climatica (e ricorda il prossimo COP 27 in Egitto), e quello di ottemperare alla vocazione di far prosperare la vita.

Una vocazione, questa, messa a rischio dalla “realtà mostruosa e insensata della guerra, che ovunque semina distruzione e sradica speranza”, e che “rappresenta anche la morte della verità”.

Papa Francesco chiede di rifiutare “la logica delle armi e invertiamo la rotta, tramutando le ingenti spese militari in investimenti per combattere la fame, la mancanza di cure sanitarie e di istruzione”, e guarda ai vari Paesi in conflitto, in particolare allo Yemen.

“Sono qui da credente, da cristiano, da uomo e pellegrino di pace, perché oggi come mai siamo chiamati, dappertutto, a impegnarci seriamente per la pace”, conclude Papa Francesco.