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Papa Francesco, la giustizia deve essere equa, sinodale e basata sulla carità

Il discorso per l'apertura dell' Anno Giudiziario della Città del Vaticano

Papa Francesco apre l'Anno Giudiziario, Aula delle Benedizioni |  | Vatican Media Papa Francesco apre l'Anno Giudiziario, Aula delle Benedizioni | | Vatican Media

Sinodalità che significa ascolto e misericordia per arrivare alla equità nella amministrazione della giustizia. Ne ha parlato il Papa questa mattina nel discorso con cui ha aperto l’anno giudiziario del tribunale civile dello Stato della Città del Vaticano.

“Il ricorso all’equità- ha detto Papa Francesco- non costituisce una prerogativa esclusiva del diritto canonico, ma indubbiamente trova in esso particolare riconoscimento e valorizzazione, ponendosi in stretta relazione con il precetto della carità evangelica, vero principio ispiratore di tutto l’agire della Chiesa”.

Papa Francesco ha ricordato il recente aggiornamento normativo sulla nomina dei magistrati per garantire “la presenza di competenze che aiutino ad assicurare la migliore conoscenza di un sistema delle fonti peculiare e complesso come quello vaticano e la possibilità di decisioni autorevoli e affidabili”.

Un necessità sempre più chiara, dice il Papa, in una stagione di riforme “che intendono corrispondere, da un lato, ai parametri sviluppati dalla comunità internazionale in diversi ambiti, come quello economico, e, dall’altro, all’esigenza propria e principale della Chiesa di adeguare tutte le sue strutture a uno stile sempre più evangelico”.

Il Papa ha ricordato le disposizioni per favorire il processo di contenimento della spesa”, e “per rafforzare ulteriormente la trasparenza nella gestione della finanza pubblica”.

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Francesco ricorda che l’ufficio del Promotore di giustizia esercita il proprio ruolo nei tre gradi di giudizio. “In tal modo- ha detto Francesco-  si è inteso rispondere alla prioritaria esigenza che nel sistema processuale vigente emerga l’uguaglianza tra tutti i membri della Chiesa e la loro pari dignità e posizione, senza privilegi risalenti nel tempo e non più consoni alle responsabilità che a ciascuno competono nella aedificatio Ecclesiae”.

 Altri interventi sono allo studio spiega il Papa  e aggiunge: “nel corso dell’ultimo anno sono giunte a decisione alcune complesse vicende giudiziarie, relative a reati in ambito finanziario ovvero a reati contro i buoni costumi, che hanno fatto emergere sia comportamenti delittuosi puntualmente sanzionati, sia condotte inappropriate che hanno sollecitato l’intervento dell’autorità ecclesiastica competente. Lo svolgimento della dinamica processuale deve consentire di ristabilire l’ordine infranto e perseguire la via della giustizia, via che conduce a una fraternità sempre più piena ed effettiva, in cui tutti sono tutelati, specie i più deboli e fragili. La legge e il giudizio devono infatti essere sempre a servizio della verità e della giustizia, oltre che della virtù evangelica della carità”. 

E a proposito di carità evangelica il Papa cita Giovanni Paolo II che presentando il nuovo Codice di diritto canonico, spiegava che “nel servire la causa della giustizia il diritto dovrà sempre ispirarsi alla legge comandamento della carità. In quest’ottica, che esclude ogni visione autoreferenziale della legge, la giustizia proposta da Gesù Cristo non è tanto un insieme di regole da applicare con perizia tecnica, ma piuttosto una disposizione della vita che guida chi ha responsabilità e che esige anzitutto un impegno di conversione personale”.

Una giustizia che si alimenta nelle preghiera “e grazie alla quale possiamo adempiere i nostri doveri coniugando la correttezza delle leggi con la misericordia, che non è la sospensione della giustizia, ma il suo compimento”.