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Papa Francesco: “La Parola di Dio rende annunciatori”

Con una Messa in Basilica Vaticana, il Papa celebra la domenica della Parola di Dio da lui stabilita nel 2019. Parola che è per tutti, apre alla conversione, rende annunciatori

Papa Francesco, Giornata della Parola di Dio | Papa Francesco presiede la Messa della Giornata della Parola di Dio, Basilica di San Pietro, 22 gennaio 2023 | Daniel Ibáñez / ACI Group Papa Francesco, Giornata della Parola di Dio | Papa Francesco presiede la Messa della Giornata della Parola di Dio, Basilica di San Pietro, 22 gennaio 2023 | Daniel Ibáñez / ACI Group

La Parola di Dio è per tutti, invita alla conversione, rende annunciatori. Papa Francesco, come sempre, struttura l’omelia su tre parole chiave, celebrando la quarta domenica della Parola di Dio da lui istituita con il Motu Proprio “Aperuit Illis” del 2019. E ammonisce: “Non ci succeda di professare un Dio dal cuore largo ed essere una Chiesa dal cuore stretto”, perché questa è una "maledizione".  

La domenica della Parola di Dio si tiene la Terza Domenica del Tempo Ordinario perché così cade nella Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, e invita a riscoprire il valore della Parola di Dio per esserne annunciatori. È in questa giornata che Papa Francesco accoglie i candidati al ministero del Lettorato, al Ministero dei Catechisti.

Il Vangelo è quello che racconta che Gesù si trasferisce a Cafarnao, città lungo il Mare di Galilea e luogo di “passaggio, un crocevia di popoli e culture diverse”, proprio con l’urgenza di annunciare la parola di Dio.

La Parola – dice Papa Francesco – “è per tutti, la Parola chiama alla conversione, la parola rende annunciatori”. Sono le tre linee su cui il Papa articola il suo commento al Vangelo.

Primo punto: la destinazione universale della Parola di Dio. Gesù “è sempre in movimento, in cammino”, che va nella Galilea, luogo di passaggio, dove c’era “un popolo immerso nelle tenebre: stranieri, pagani, donne e uomini di varie regioni e culture”, che ora possono vedere la luce, perché Gesù “allarga i confini”, e non destina la sua predicazione solo ai “giusti di Israele”, ma a tutti, con la volontà di “raggiungere i lontani, guarire gli ammalati, salvare i peccatori, raccogliere le pecore perdute e sollevare quanti hanno il cuore affaticato e oppresso”.

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Papa Francesco sottolinea che, con il suo dinamismo, ci ricorda che “la Parola è un dono rivolto a ciascuno, e che perciò non possiamo mai restringere il campo di azione perché essa, al di là di tutti i nostri calcoli, germoglia in modo spontaneo, imprevisto e imprevedibile, nei modi e nei tempi che lo Spirito conosce”.

Per Papa Francesco, “se la salvezza è destinata a tutti, anche ai più lontani e perduti, allora l’annuncio della Parola deve diventare la principale urgenza della comunità ecclesiale, come fu per Gesù”.

Ammonisce il Papa: “Non ci succeda di professare un Dio dal cuore largo ed essere una Chiesa dal cuore stretto; di predicare la salvezza per tutti e rendere impraticabile la strada per accoglierla; di saperci chiamati a portare l’annuncio del Regno e trascurare la Parola, disperdendoci in tante attività secondarie”.

La Parola di Dio va messa al centro e – ed è questo il secondo punto – “chiama alla conversione”, perché “la vicinanza di Dio non è neutra, la sua presenza non lascia le cose come stanno, non difende il quieto vivere”, ma piuttosto “ci scuote, ci scomoda, ci provoca al cambiamento, alla conversione” e ci mette in crisi, trasforma “il cuore e la mente, ci cambia, ci porta a orientare la vita al Signore”.

Papa Francesco invita così a mettere la propria vita “sotto la parola di Dio”, secondo la strada che ha indicato il Concilio, che non chiede di mettere la parola di Dio “sotto i nostri gusti, le nostre tendenze e preferenze, ma sotto l’unica parola di Dio che ci plasma, ci converte e ci chiede di essere uniti nell’unica Chiesa di Cristo”.

Papa Francesco infine mette in luce come la naturale conseguenza di questo movimento è diventare annunciatori della Parola di Dio.

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Lo dice Gesù, chiamando Simone e Andrea e dicendo loro che li farà “pescatori di uomini”, vale a dire non più solo “esperti di barche, di reti e di pesci, ma esperti nel cercare gli altri”. Così i discepoli, “come per la navigazione e la pesca avevano imparato a lasciare la riva e a gettare le reti al largo, allo stesso modo diventeranno apostoli capaci di navigare nel mare aperto del mondo, di andare incontro ai fratelli e di annunciare la gioia del Vangelo”.

Papa Francesco nota che il dinamismo della Parola “ci attira nella ‘rete’ dell’amore del Padre e ci rende apostoli che avvertono il desiderio irrefrenabile di far salire sulla barca del Regno quanti incontrano”, e questo "non è proselitismo, perché quella che chiama è la Parola di Dio, non è la nostra Parola". 

È rivolto anche a noi – continua il pontefice – “l’invito a essere pescatori di uomini: sentiamoci chiamati da Gesù in persona ad annunciare la sua Parola, a testimoniarla nelle situazioni di ogni giorno, a viverla nella giustizia e nella carità, a ‘darle carne’ accarezzando la carne di chi soffre”.

Perché “questa è la nostra missione: diventare cercatori di chi è perduto, di chi è oppresso e sfiduciato, per portare loro non noi stessi, ma la consolazione della Parola, l’annuncio dirompente di Dio che trasforma la vita, la gioia di sapere che Egli è Padre e si rivolge a ciascuno”.

Papa Francesco infine ringrazia chi “si dà da fare perché la Parola di Dio sia rimessa al centro, condivisa e annunciata”, a chi “la studia e ne approfondisce la ricchezza”, agli operatori pastorali, a quanti hanno accolto l’invito di “portare il Vangelo con sé ovunque e leggerlo ogni giorno”, e ai diaconi e ai sacerdoti che non fanno “mancare al Popolo santo di Dio il nutrimento della parola”, e perché la meditano e la annunciano.