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Papa Francesco, una società che non tutela i sofferenti ha perso il senso della pietà

L'incontro del Papa con operatori e assistiti della Fondazione Don Carlo Gnocchi

Il Papa nella udienza alla Fondazione Gnocchi  |  | Daniel Ibanez/ Aci Group Il Papa nella udienza alla Fondazione Gnocchi | | Daniel Ibanez/ Aci Group

“Una società che non è capace di accogliere, tutelare e dare speranza ai sofferenti, è una società che ha perso la pietà e il senso di umanità”. 

Papa Francesco lo ha detto nella udienza ai Membri della Fondazione Don Carlo Gnocchi.

Ieri a Roma si è svolto il Convegno “Accanto alla vita sempre: tra scienza, coscienza e compassione” promosso a Roma dalla stessa Fondazione e aperto dall’intervento di monsignor Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita.

“La vasta rete di centri e servizi che avete realizzato in Italia- ha detto il Papa ai circa cinquemila present- e in altri Paesi rappresenta un buon modello perché cerca di unire ass-istenza, accoglienza e carità evangelica. In un contesto sociale che favorisce l’efficienza rispetto alla solidarietà, le vostre strutture sono invece case di speranza, il cui scopo è la protezione, la valorizzazione e il vero bene degli ammalati, dei portatori di handicap, degli anziani”.

Il Papa ha ripercorso le tappe della vita del beato don Carlo Gnocchi, che “servì in modo eroico Cristo nei bambini, nei giovani, nei poveri e nei sofferenti, fin dall’inizio del suo ministero sacerdotale, come appassionato educatore. Poi, da cappellano militare, conobbe le crudeltà della seconda guerra mondiale, prima sul fronte greco-albanese, poi, con gli Alpini della Divisione “Tridentina”, nella drammatica campagna di Russia. Nel corso della disastrosa ritirata da quel fronte, si prodigò con carità instancabile per i feriti e i moribondi, e maturò il disegno di un’opera in favore degli orfani e dei piccoli mutilati dallo scoppio di ordigni bellici. Rientrato in Italia, diede attuazione a questo meraviglioso progetto; la sua fu un’impresa non solamente sociale, ma mossa dalla carità di Cristo”.

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Il Papa ha richiamato la competenza degli operatori “che rende credibile la testimonianza dei fedeli laici nei diversi ambienti della società; la competenza ti garantisce anche quando vai controcorrente rispetto alla cultura dominante: nel vostro caso, quando dedicate tempo e risorse alla vita fragile, anche se a qualcuno può sembrare inutile o addirittura indegna di essere vissuta”.

E il Papa ha concluso: “La testimonianza umana e cristiana del Beato Don Carlo Gnocchi, caratterizzata da amore per le persone più deboli, guidi sempre le vostre scelte e le vostre attività. Il Signore vi conceda di essere dappertutto messaggeri della sua misericordia e consolazione”.

L'udieza è stata animata dai canti tipici delle Alpi tanto care a Don Gnocchi.