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Perché Papa Francesco vuole andare in Bahrein?

C’è una cattedrale, Nostra Signora di Arabia, appena inaugurata. Ed è il motivo principale per cui il Papa andrà lì

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La cattedrale di Nostra Signora di Arabia è stata inaugurata il 10 dicembre 2021. Era il sogno di un vescovo visionario, Camillo Ballin, deceduto il 12 aprile 2020 dopo aver trascorso circa 50 anni nei Paesi arabi, e dopo aver dato il via alla ambiziosa costruzione di un edificio di culto per 2300 persone a 20 chilometri dalla capitale del Bahrein Manama, con il permesso del re, su un terreno donato dal re.

Se il viaggio di Papa Francesco in Bahrein avrà luogo a novembre – il viaggio è allo studio, ha dichiarato il direttore della Sala Stampa della Santa Sede Matteo Bruni di ritorno dal Kazakhstan – sarà per visitare questa cattedrale, rendendo così omaggio al vescovo che più di tutti la aveva voluta. Ma sarà anche una sorta di “riparazione” del Papa, che aveva ricevuto un invito ad andare in Bahrein già nel 2014, ma che poi aveva preferito andare negli Emirati Arabi Uniti nel 2019 a firmare la Dichiarazione per la Fraternità Umana.

La decisione del Papa era stata fonte di preoccupazione anche per il vescovo Ballin. Il Papa, infatti, mostrava di privilegiare l’Islam sunnita, mettendo da parte l’Islam sciita, che è poi quello praticato in Bahrein. Non era il solo a vedere questo rischio. Per il viaggio del Papa in Iraq, nel marzo 2020, il Cardinale Raffael Sako, patriarca dei Caldei, lavorò moltissimo affinché il Papa incontrasse l’ayatollah al Sistani, gettando un ponte verso l’Islam sciita. L’incontro avvenne. E il 3 febbraio 2020, a un anno di distanza dalla firma della Dichiarazione della Fraternità Umana, Salman Bin al Khalifa, principe ereditario del Bahrein, era stato in udienza da Papa Francesco.

Il contatto decisivo per rendere più concreta la possibilità della visita era stato, però, proprio l’inaugurazione della cattedrale di Nostra Signora di Arabia.

La lettera di Papa Francesco al re del Bahrein

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Il Cardinale Luis Antonio Tagle, allora prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, era stato l’inviato papale per l’inaugurazione della cattedrale. Si presentò a Manama con una lettera di Papa Francesco indirizzata direttamente ad Hamad Isa al Khalifa, il re del Bahrein. Il re ricevette il Cardinale Tagle nel pomeriggio del 10 dicembre, poche ore dopo la consacrazione di Nostra Signora di Arabia, insieme al vescovo Paul Hinder, allora amministratore del Vicariato Apostolico dell’Arabia del Nord, e l’arcivescovo Eugene Martin Nugent, nunzio apostolico in Kuwait, Qatar e Bahrein.

Secondo i media ufficiali del Regno del Bahrein, Papa Francesco aveva nella lettera

espresso “il suo ringraziamento e apprezzamento per l'apertura della Cattedrale di Nostra Signora d'Arabia", “elogiando l'interesse di Sua Maestà il Re nel rafforzare le relazioni tra diverse religioni e culture, e pregando Dio Onnipotente di preservare Sua Maestà il Re e il popolo del Bahrain, nonché di benedire gli sforzi di Sua Maestà per promuovere la pace e l'amore tra tutti”.
Sempre secondo quanto riportato dai dispacci ufficiali, durante l’incontro il Cardinale Antonio Tagle ha trasmesso a Re Hamad i saluti di Papa Francesco e “i suoi auguri di progresso e prosperità duratura al Bahrain e al suo popolo”.

A sua volta, il re aveva inviato i suoi saluti al Papa, e ne aveva elogiato il ruolo assunto “nel promuovere il dialogo e la comprensione tra le religioni e le civiltà, nonché nel promuovere i valori della fratellanza umana, della tolleranza e della convivenza tra tutti”.

Inoltre, il re aveva confermato la sua volontà di “rafforzare le relazioni di amicizia e cooperazione esistenti” con la Santa Sede. In particolare, aveva sottolineato che la consacrazione della cattedrale “incarna il ruolo di civiltà umanitario del Bahrain”, Stato musulmano che “da molti decenni” ospita anche luoghi di culto non musulmani.

L’invito del re del Bahrein

More in Vaticano

La lettera era una sorta di risposta all’invito ufficiale del re del Bahrein a Papa Francesco per visitare il Paese. L’invito fu consegnato al Papa dallo Sheikh Khalid bin Ahmed bin Mohammed al Khalifa, consigliere di Sua Maestà per gli Affari Diplomatici. Il Papa lo ricevete il 25 novembre 2021 in Vaticano. In quell’occasione, lo sceicco aveva anche incontrato il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano.

L’idea originale era quella di avere il Papa proprio per l’inaugurazione di Nostra Signora di Arabia. Ma il desiderio di una visita del Papa in Bahrein è di lunga data. Il vescovo Ballin aveva riferito ad ACI Stampa di un invito arrivato già nel 2014 a Papa Francesco. E prima della visita del febbraio 2020, fece sapere che non c’era altro tema possibile dell’incontro che quello di una possibile visita del Papa in Bahrein.

Il vescovo Ballin era un profondo conoscitore della Penisola Arabica, e in generale dei territori arabi. Comboniano, aveva dato subito la preferenza ai Paesi Arabi per la sua attività missionaria. Era particolarmente attento agli equilibri tra le varie correnti islamiche, e in privato sapeva anche essere critico della situazione che si trovava nel Golfo. Ma era anche molto bravo nel trovare punti di incontro, tanto che aveva ricevuto la cittadinanza del Bahrein ed era membro del Centro per la Convivenza Pacifica, che il re Ahmad aveva fondato e posto sotto la responsabilità dei suoi figli. 

Il viaggio del Papa in Bahrein era un suo sogno, e aveva più volte invitato il re ad inviare un invito. Dietro l’avvicinamento del Bahrein alla Santa Sede c’è anche il suo lavoro di cucitura costante. Così come c’è tutto il suo lavoro dietro la cattedrale di Nostra Signora di Arabia.

La cattedrale di Nostra Signora di Arabia

Il titolo di Nostra signora di Arabia è stato approvato nel 1948, con l’intenzione di esaudire la profezia del Magnificat “D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata”.

La devozione a Nostra Signora di Arabia nacque dunque l’8 dicembre 1948, il giorno in cui la piccola cappella di Ahmadi, in Kuwait, fu dedicata a questo titolo. Nella cappella, una statua che era stata benedetta in Vaticano da Pio XII in persona, che nel 1954 proclamò Maria “regina”.

Sempre nel 1949, la chiesa di Nostra Signora di Arabia ad Ahmadi fu aggregata alla Basilica di Santa Maria Maggiore. Nel 1957, Pio XII, con un decreto, proclamò Nostra Signora di Arabia la principale patrona del territorio e del vicariato apostolico del Kuwait.

Fu nel 2007 che il vescovo Ballin chiese alla Santa Sede di avere un giorno festivo per la Vergine sotto il titolo di Nostra Signora di Arabia. Il 5 gennaio 2011, la Santa Sede proclamò ufficialmente Nostra Signora di Arabia patrona del vicariato del Kuwait e di quello di Arabia.

Il Cardinale Antonio Canizares Llovera, allora prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, andò personalmente in Kuwait per l’occasione, e la solennità in onore di Nostra Signora di Arabia è stata stabilita nel sabato che precede la seconda domenica del Tempo Ordinario, con il permesso di celebrarla anche di domenica.

Nel maggio 2011, la Santa Sede riorganizzò il Vicariato del Kuwait, dandogli il nuovo nome di “Vicariato Apostolico dell’Arabia del Nord” e includendovi i territori di Qatar, Bahrain e Arabia Saudita. La sede episcopale del vescovo Ballin passò, dunque, dal Kuwait al Bahrein, per ragioni logistiche ma anche pratiche.

Il Regno del Bahrein, infatti, è una delle poche nazioni dell’area con una popolazione cristiana locale, che si è sviluppata dal 1930, nonostante la maggioranza dei cristiani sia fatta di migranti dall’Asia, e in particolare dalle Filippine.

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La cattedrale di Nostra Signora di Arabia sorge in un terreno di 9 mila metri quadri ad Awali, terreno concesso dal re Hamad Bin Isa al Khalifa. La decisione di costruire la chiesa fu stabilita nel giorno della festa di Nostra Signora di Lourdes, l’11 febbraio del 2013.

La dedicazione a Nostra Signora di Arabia era stata fortemente voluta dal vescovo Ballin.

Il quale, parlando con ACI Stampa nel 2018 , aveva ricordato che “c’è una Messa, già approvata dalla Santa Sede, dedicata a Nostra Signora di Arabia. Abbiamo anche definito la festa, che si celebra la seconda domenica del Tempo Ordinario, la prima domenica dopo la festa del Battesimo di Gesù. Per questa festa, la Santa Sede ha fatto una eccezione per il mio vicariato, perché nessuna festa non dedicata al Signore può avere luogo di domenica, dedicata – appunto – solo a Dio. Il mio Vicariato ha però ottenuto di celebrare la Madonna in una domenica.”

 

Parlando del dialogo con l’Islam, sottolineò che era importante farlo “con molta discrezione e pazienza. I musulmani non conoscono nemmeno la struttura della Chiesa, ed è importante spiegarlo, far loro capire. Fondamentale è creare un clima di amicizia. Il dialogo si fa senza esigere mete precise e tempi precisi”.

E aggiunse: “L’Occidente ritiene che nel Golfo ci siano solo musulmani, e invece ci sono milioni di cattolici. In più, vengono confuse le situazioni di Medio Oriente e Golfo, che non possono essere assimilate. In Medio Oriente, i cristiani sono cittadini del Paese, hanno il passaporto. Nel Golfo no: i cristiani sono tutti emigrati, e tutti devono andarsene quando arriva l’età della pensione o quando un progetto cui partecipano viene cancellato”.

Ora, la sua eredità potrebbe essere celebrata da Papa Francesco. Nel frattempo, la cattedrale da lui voluta è stata costruita, inaugurata, e si candida a diventare un punto di riferimento di evangelizzazione per i difficili territori del Golfo.

C’è questa storia dietro lo studio del viaggio di Papa Francesco in Bahrein. Quella di un vescovo missionario, di una devozione mariana e di un Paese musulmano che si apre ai cristiani.