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Piacenza, la Chiesa offre il perdono, "prodotto introvabile" nel nostro tempo

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"La Chiesa offre la parola del perdono, offre una visione completamente diversa dell’uomo e delle sue relazioni con gli altri uomini e con Dio; la Chiesa – perdonatemi il linguaggio – offre un “prodotto introvabile” nel nostro tempo!"

A dirlo è stato il cardinale Mauro Piacenza Penitenziere Maggiore nella Lectio magistralis  per il XXXII Corso sul Foro Interno che si svolge in questi giorni al Palazzo della Cancelleria, e i cui partecipanti sono stati ricevuti oggi da Papa Francesco.

Il cardinale ha proposto una riflessione sulla gioia che scaturisce dalla Confessione sacramentale.

"Il sacramento della Riconciliazione, - ha detto- sacramento di guarigione, è anche per eccellenza il sacramento della gioia; gioia naturale e gioia soprannaturale, gioia umana e gioia cristiana". Una gioia "soprannaturale, che non possiamo confondere in alcun caso con la cessazione o l’eliminazione del senso psicologico di colpa". E' quindi vero che "l’esperienza della gioia scaturente dall’assoluzione dei propri peccati sarà tanto più intensa, quanto più profonda e autentica sarà la fede e, parallelamente, quanto più realistico e autentico sarà il dolore per i peccati commessi ed il necessario, interiore distacco da essi, la contrizione". Ai confessori il cardinale ricorda: "ogni volta che celebriamo il sacramento della Riconciliazione, assistiamo anche noi, non nel clamore dell’evento pubblico, ma nel segreto del confessionale, ad una risurrezione".

Una gioia soprannaturale che va "custodita, difesa, accolta e continuamente alimentata" una gioia "autentica" e che "nessuno ci potrà mai togliere".  E per questo "le vie tradizionali della penitenza, che anche in questo tempo quaresimale siamo chiamati a rinnovare, sono idonee anche per custodire l’intima gioia della riconciliazione: la preghiera, il digiuno e l’elemosina, intesa come totale espropriazione innanzitutto di se stessi, sono le condizioni non di una triste e mal sopportata penitenza, ma della custodia dell’autentica gioia cristiana".

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Un “naturale e libero prolungamento” della confessione sacramentale è poi la direzione spirituale.

"La riscoperta, - dice Piacenza- umile e fedele, della direzione spirituale come necessario prolungamento del dialogo sacramentale, porterà con sé enormi benefici, non solo al penitente e al confessore, ma all’intera famiglia ecclesiale e, attraverso di essa, perfino alla società civile: edificando le anime, infatti, edifichiamo la Chiesa; ed edificando la Chiesa, edifichiamo il mondo!".

E' poi evidente per il cardinale che "una autentica nuova evangelizzazione di cui avvertiamo sempre più il bisogno, inizia dal confessionale! Dal confessionale e non da convegni, non da operazioni cervellotiche o analoghe iniziative. Inizia, cioè, dalla riscoperta del senso del peccato, dal riconoscimento umile e realistico del proprio limite, e dalla conseguente disposizione a domandarne umilmente perdono, per essere riedificati in Cristo".

Infine una indicazione forte per ogni sacerdote: "l’amministrazione del sacramento della Riconciliazione, il ministero di guarigione della Confessione sacramentale dovrebbe diventare una priorità di ogni sacerdote, di ogni pianificazione della vita parrocchiale e pastorale, priorità perfino di ogni piano pastorale diocesano. Sono personalmente convinto che un sacerdote, che trascorra anche solo un’intera settimana senza confessare alcuno, perda qualcosa del proprio sacerdozio e rischi di venire meno al compito straordinario a lui affidato con l’imposizione delle mani e la configurazione a Cristo".

 

 

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