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Quaresima, ACS: "I perseguitati sono l'élite della Chiesa"

Presentando il messaggio del Papa, la rappresentante di ACS ha ricordato che "la strada per il Paradiso attraverso il martirio non è come un film"

Marcela Szymanski  |  | Vatican Media Marcela Szymanski | | Vatican Media

Nel corso della conferenza stampa di presentazione del Messaggio del Papa per la Quaresima, presentato dal Cardinale Turkson, è intervenuta via web da Bruxelles Marcela Szymanski di Aiuto alla Chiesa che soffre, la quale ha raccontato l’esperienza di una famiglia cristiana di Aleppo, in Siria, perseguitata dagli integralisti islamici.

“I terroristi – ha spiegato Szymanski - volevano prendere tutti gli uomini e i ragazzi con loro. Le donne, ci si aspettava che rinunciassero alla loro fede e diventassero musulmane. Sono sopravvissuti solo perché l'esercito è arrivato in tempo e i terroristi sono fuggiti. Questa famiglia è stata generosa a condividere con noi la loro esperienza, perché credono fermamente che Dio era con loro lì, altrimenti... sarebbero tutti morti. La famiglia oggi è tornata a una vita normale per gli standard di Aleppo, lavorando all'asilo”.

“Cosa possiamo imparare per la Quaresima – ha chiesto la rappresentante di ACS - da una tale famiglia, che è passata attraverso un crudele Calvario ma si considera risorta in Cristo? I perseguitati sono l'élite della Chiesa, e servirli non è un dovere ma un onore. La strada per il Paradiso attraverso il martirio non è come un film di Zeffirelli, e quei testimoni hanno ancora bisogno di un sostegno psicologico. Ma anche altri sono sopravvissuti per raccontare i frutti della loro fede e della loro preghiera. Quei frutti sono il perdono e l'amore”.

Segue poi – ha aggiunto – la strada della riconciliazione “per ottenere una nuova relazione duratura in pace e armonia, con quel vicino che ti ha causato tanto dolore. Si comincia sentendosi circondati dall'Amore di Dio. Questo è l'unico combustibile che muove a perdonare il dolore della perdita dei figli, delle madri, di tutti i loro beni, della loro salute, dei loro progetti... A questa volontà di perdono, bisogna aggiungere la testimonianza delle persone buone, che ti accompagnano in questo cammino di perdono”.

Il pensiero è poi andato ai “molti sacerdoti e suore rapiti in Africa, che sono tenuti in riscatto dalle milizie. Vogliono i soldi per comprare altre armi e continuare a rapire! Così, la decisione presa dai vescovi nigeriani la scorsa settimana, insieme alle famiglie delle vittime, è di non pagare alcun riscatto per nessuno di loro. Assumersi la responsabilità di non pagare è una croce molto pesante. I nostri fratelli in Nigeria sono a digiuno di vita, nella speranza di un altro miracolo. Abbiamo molto da imparare da loro”.

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