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Ramadan, messaggio della Santa Sede: “L’amore di Dio abbraccia tutti”

Il pontificio consiglio per il Dialogo Interreligioso sigla, come ogni anno, il messaggio augurale per il Ramadan. Quest’anno nel segno della condivisione

Ramadam | Credenti musulmani in preghiera | PD Ramadam | Credenti musulmani in preghiera | PD

Cristiani e musulmani: condividiamo gioie e dolori”. Si intitola così il messaggio annuale che il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso invia ai musulmani in occasione dell’inizio del Ramadan. Perché in un mondo segnato dalla pandemia e dai suoi strascichi, le religioni hanno vissuto gli stessi dolori. Ma ci sono anche le gioie, a partire dalla nascita di un bambino, che vanno condivise.

“Mentre celebrate il mese di Ramadan che si conclude con ‘Id al-Fitr, il nostro pensiero è di gratitudine a Dio Onnipotente che ha protetto tutti noi nella Sua Provvidenza”, si legge nel messaggio.

È un messaggio centrato dalla condivisione, un tema in qualche modo oscurato dalla pandemia. Perché “tutti condividiamo i doni di Dio: aria, acqua, vita, cibo, riparo, i frutti del progresso in campo medico e farmaceutico, i risultati del progresso scientifico e tecnologico in diversi campi e la loro applicazione, la continua scoperta dei misteri dell'universo ...”

Ma i doni vanno condivisi e per questo “la povertà e la situazione di precarietà in cui versano molte persone a causa della perdita di posti di lavoro e dei problemi economici e sociali legati alla pandemia rendono ancora più urgente il nostro dovere di condivisione”.

Scrive il Pontificio Consiglio che “la condivisione trova la sua motivazione più profonda nella consapevolezza che tutto ciò che siamo e tutto ciò che abbiamo è dono di Dio e che, di conseguenza, dobbiamo mettere i nostri talenti al servizio di tutti i nostri fratelli e sorelle, condividendo con loro ciò che abbiamo”.

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Per condividere, ci vuole “una genuina empatia” e una “efficace compassione verso gli altri”, e questa condivisione “non si limita ai beni materiali, ma è soprattutto condivisione delle gioie e dei dolori reciproci, che fanno parte di ogni vita umana”.

È dunque l’empatia che porta a condividere “atteggiamenti e sentimenti dei nostri parenti, amici e vicini, anche di coloro che appartengono ad altre religioni, in occasione di eventi importanti, gioiosi e tristi delle loro vite: le loro gioie e i loro dolori diventano nostri”.

Il messaggio ricorda le gioie condivise, dalla nascita di un bambino alla guarigione di una bambina, fino alla celebrazione delle particolari feste religiose, ma anche i dolori condivisi – dalla morte di una persona cara, alla malattia di un familiare, alla perdita di un lavoro.

“È ovvio – si legge nel messaggio - che abbiamo bisogno della vicinanza e della solidarietà dei nostri amici più nei momenti di crisi e di dolore che in quelli di gioia e di pace”.

E così, “la nostra speranza, cari fratelli e sorelle musulmani, è che continuiamo a condividere gioie e dolori dei nostri vicini e amici, perché l’amore di Dio abbraccia ogni persona e l’universo intero”.