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Ricordi e consigli nei racconti personali del Papa ai seminaristi pugliesi

Il Papa e i seminaristi pugliesi |  | Osservatore Romano / Aci Group Il Papa e i seminaristi pugliesi | | Osservatore Romano / Aci Group

Un lungo discorso a braccio la cui trascrizione ufficiale è arrivata in serata dopo la revisione del Papa stesso. Francesco l’ha rivolto ai seminaristi di Molfetta ricevuti questa mattina. A loro ha consegnato il  ““discorso “freddo” preparato” e poi ha iniziato dai ricordi di una suora, Bernedatta, che dalla Puglia è arrivata in Argentina a lavorava con i seminaristi. Con “due “schiaffi spirituali”, dice il Papa, sistemava le cose.

Una donna come tante vicina all’apostolato dei preti, vicine alla formazione dei preti nei seminari; “hanno quella saggezza, quella saggezza delle mamme; sanno dire quello che il Signore vuole che sia detto”.

Poi parla degli scandali il Papa: “Quando vengono gli scandali dei sacerdoti siamo abituati a sentirli! La stampa le compra bene quelle notizie, paga bene quelle notizie. Perché è così, la regola dello scandalo ha una quota alta nella borsa dei media! Come formare un sacerdote affinché nella sua vita non ci sia un fallimento, non crolli? Ma solo questo? No, di più! Perché la sua vita sia feconda”.

Il Papa torna sul tema della “Vicinanza al popolo”.  E aggiunge: “vicinanza vuol dire pazienza; vuol dire bruciare [consumare] la vita, perché – diciamo la verità – il santo Popolo di Dio stanca, stanca!”.

E un prete deve essere un  “cattolico, incarnato, vicino, che sa accarezzare e soffrire con la carne di Gesù negli ammalati, nei bambini, nella gente, nei problemi, nei tanti problemi che ha la nostra gente”.

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Poi il rapporto con la preghiera, quel tempo necessario anche davanti al tabernacolo la sera : “Almeno passare un attimino dal Tabernacolo” – “Ah sì, è vero! Ma mi addormento…”. Benedetto il Signore! Cosa c’è di più bello che addormentarsi davanti al Signore? A me succede… Questo non è peccato, non è peccato. Anche santa Teresa di Gesù Bambino ci insegna a fare questo. Per favore, non lasciate il Signore! Non lasciare solo il Signore nel Tabernacolo! Voi avete bisogno di Lui. “Ma non mi dice niente! Mi addormento…”. Addormentati. Ma è Lui che ti invia, è Lui che ti dà la forza. La preghiera personale con il Signore, perché tu devi essere per la tua gente come Gesù”.

E ancora docilità allo Spirito: “ in seminario, dovete studiare, imparare a crescere nella preghiera, conoscere la vita spirituale. Poi, in seminario, siete tanti, e la vita comunitaria è importante. E poi studiate. Quattro pilastri: la vita spirituale, la preghiera; la vita comunitaria con i compagni; la vita di studio, perché dobbiamo studiare: il mondo non tollera la figuraccia di un sacerdote che non capisca le cose, che non abbia un metodo per capire le cose e che non sappia dire le cose di Dio con fondamento; e quarto: la vita apostolica; voi il fine settimana andate in parrocchia e fate questa esperienza”.

E conclude Francesco con la immagine del parroco sempre pronto a rispondere: “Questi bravi preti, che si alzano a qualsiasi ora della notte per andare da un malato, a dare i sacramenti”. Ecco “La gioia del servizio del Signore! Pensate alla suora e pensate al telefono sul comodino; pensate alla gente; pensate al Tabernacolo; pensate ai quattro pilastri. Tante cose da pensare… E pensate anche ai vescovi, ai vostri padri: se tu hai qualcosa contro di lui, oggi o domani, il primo che deve sapere questo è lui, e non gli altri nelle chiacchiere. Voi non chiacchierate mai, siate maschi bravi, che non chiacchierano… Grazie tante! E’ l’ora dell’Angelus. Possiamo pregare insieme”.