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Roma, una Chiesa aperta, la storia di una diocesi sui generis

La presentazione del primo volume dedicato dalla Diocesi a Roma dal 1870 al 2000

La presentazione del libro nel Palazzo Laterano  |  | Diocesi di Roma
La presentazione del libro nel Palazzo Laterano | | Diocesi di Roma
Un momento della presentazione al Palazzo Lateranense |  | Diocesi di Roma
Un momento della presentazione al Palazzo Lateranense | | Diocesi di Roma

Centocinquanta anni di una Roma non più papalina ma segnata dal Papato. Questo è il senso del volume pubblicato dalla Diocesi di Roma e racconta non solo la vita della Chiesa nella città eterna, ma anche i tanti dettagli dei rapporti tra Roma, i Pontefici, e la politica oltre che i grandi cambiamenti sociali.

Il volume inaugura una collana di studi storici della diocesi di Roma promossa dal cardinale vicario Angelo De Donatis, intitolata “Roma, Chiesa e città. Una storia contemporanea”, pubblicata dalle Edizioni San Paolo, frutto del cammino pastorale dedicato al fare memoria.

Si tratta del primo volume che dal 1870 arriva al 2000 con un rapito sguardo all’inizio del nuovo millennio.

Il cardinale Segretario di Stato il cardinale Parolin, in un intervento registrato, ha illustrato il rapporto tra Chiesa Universale e Chiesa particolare. Nel primo millennio, spiega, la Chiesa di Roma svolse un servizio all’ unità, la Chiesa che presiede alla carità. La Chiesa di Roma dei primi secoli offre una vera testimonianza di fede, con una posizione privilegiata nella esemplarità.

Cambia la prospettiva con la riforma gregoriana, il vescovo di Roma guida la Chiesa universale e si allenta il vincolo con la città.

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La questione del primato ne deriva direttamente. Il Concilio Vaticano I presenta la dottrina in modo completo, ma fu la premessa sulla natura e funzione dei vescovi nella Chiesa, per arrivare al Concilio Vaticano II. Un nuovo inizio per la comprensione della Chiesa, recupera il legame tra universale e particolare con l’episcopato come sacramento.

Riemerge così , spiega Parolin, la funzione del Papa come vescovo di Roma.

Giovanni XXIII volle avviare il Sinodo diocesano. E Giovanni Paolo II nella Ut unum sint chiedeva di aiutarlo a rivedere il primato. Tornava il tema del servizio all’ unità.

Il libro, scrive De Donatis nella introduzione, divide la storia in due fasi, la prima va fino alla Seconda Guerra Mondiale “segnata dal difficile rapporto tra la Santa Sede e lo Stato italiano per le note vicende postunitarie e dall’avvento di un universo cittadino esterno al centro storico della città con la nascita di imponenti quartieri, soprattutto tra le due grandi guerre. La seconda fase ricostruisce il periodo che inizia con la ripresa postbellica, le tensioni politiche e sociali nella città l’enorme estensione della fascia periferica, l’acquisizione collettiva della consapevolezza sempre più evidente di essere Chiesa locale diocesana, motivata dalle indicazioni dottrinali sulla Chiesa del Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965)”.  “In questa fase delicata di cambiamento e di graduale ripresa dopo la pandemia- scrive De Donatis- sono convinto che il ricordo di chi siamo e da dove veniamo contribuirà ad imprimere uno slancio rinnovato alle comunità ecclesiali, per ridire la gioia di aver incontrato il Signore Gesù e proporre la sapienza del Vangelo a chi è in ricerca del senso della vita nella nostra città”.

Linda Ghisoni, sottosegretario del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita ha ricordato che cosa significa fare memoria per una città come Roma e soprattutto il ruolo dei laici nella Chiesa di oggi. Una convocazione per riflettere sul sensus fidei per un impegno comunitario fedele all’oggi.

Adriano Roccucci, ordinario di Storia contemporanea a Roma Tre ha ricordato la prima parte della storia dal 1870 alla Seconda Guerra Mondiale.

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Il rapporto della Chiesa con lo spazio della città è il segnale del percorso verso una “normalità” della diocesi. Nuove parrocchie sono la realtà di una Chiesa che sta dentro la vita della città per contrastare la secolarizzazione dovuta al rapporto con il nuovo Stato italiano decisamente difficile. Con i Patti Lateranensi si arriva anche al riconoscimento di Roma “città sacra”. La Chiesa così imprima un carattere all’urbe.

Ma la Seconda Guerra Mondiale spostò la attenzione dalla sacralizzazione laicista alla necessaria visione di fede. La Chiesa aggiorna la sua visione della Città di Roma.

Umberto Gentiloni Silveri, ordinario di storia contemporanea alla Sapienza, ha ripercorso la seconda parte che dalla Seconda Guerra Mondiale arriva al 2000. Il libro è una guida, ha detto, fondato su punti di vista e prospettive, un omaggio alla complessità. E forse Roma non è mai stata una città aperta, ha detto lo storico, ma lo è stata la Chiesa di Roma fino al tempo del Concilio Vaticano II. E gli anni ’70 con il terrorismo e il rilancio della dimensione universale della città voluta da Giovanni Paolo II.

Alcuni capitoli sono dedicati ad alcuni pontefici, Papa Giovanni XXIII, Paolo VI, e Giovanni Paolo II.  Giovanni Paolo II, si legge nel libro, era “abituato al cristianesimo di popolo a Cracovia, restò un poco sconcertato della situazione del cattolicesimo romano, che gli pareva piuttosto infragilita e poco partecipe della vita della città  Si mise da subito a cercare le realtà vive nel tessuto ecclesiale romano”.

Degli altri Pontefici e del rapporto con Roma si parla nell’ambito della storia.

Si arriva anche a Benedetto XVI quando ancora era il cardinale Ratzinger. Nel giugno 1990, al convegno diocesano dal titolo “Il sinodo pastorale diocesano e la “nuova evangelizzazione””, il cardinale vicario Poletti svolse una relazione indicando alcuni “mali” della città. (…) In un intervento a quel seminario, il cardinal Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione della dottrina della fede, faceva risuonare la sua simpatia verso Roma, pur essendo straniero, perché la città rappresentava una storia e un’idea: “Non mi sono affatto sentito qui come straniero, perché questa città con la sua storia e con il suo presente era stata sin dal principio una parte essenziale del mondo, nel quale io ero cresciuto…..”.

Il  Direttore Responsabile del progetto è  Paolo Selvadagi, Vescovo ausiliare di Roma delegato per la cultura e prevede la pubblicazione di volumi sulla storia della Chiesa e della Citt. di Roma tra la fine dello Stato Pontificio avvenuta nel 1870 e il Grande Giubileo celebrato nel 2000. Il prossimo volume, il secondo, sarà dedicato alla ricostruzione storica e alle testimonianze concernenti il convegno su “La responsabilità dei cristiani di fronte alle attese di carità e giustizia nella Diocesi di Roma” del febbraio 1974, il Sinodo diocesano che si svolse tra il 1986 e il 1993 e la Missione cittadina che si effettuò tra il 1995 e il 1999. Il terzo volume raccoglierà gli atti di un convegno sul Cardinale Ugo Poletti. Il quarto sarà dedicato alla pietà popolare e il quinto presenterà i profili biografici di sacerdoti del clero romano in gran parte inediti o poco conosciuti.