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Russia, una chiesa restituita ai cattolici. E una legge che rischia di limitarli

Lo scorso 15 marzo, la chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Novgorod è stata restituita ai cattolici. Perplessità, invece, per la legge sulla libertà di coscienza

Chiesa San Pietro e Paolo, Novgorod | La chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Novgorod, restituita ai cattolici lo scorso 15 marzo | pd Chiesa San Pietro e Paolo, Novgorod | La chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Novgorod, restituita ai cattolici lo scorso 15 marzo | pd

Da una parte, la restituzione ai cattolici di una chiesa dopo 25 anni di richieste ufficiali. Dall’altra, la preoccupazione dei cattolici per una legge sulla libertà di coscienza che andrebbe fortemente a minare la libertà religiosa: è questa la situazione attuale in Russia.

La chiesa restituita è quella dei Santi Pietro e Paolo a Novgorod, che si trova a 200 chilometri da San Pietroburgo. È andato il vescovo Nikolaj Dubinin, primo ausiliare della Gran Madre di Dio a Mosca che ha la giurisdizione proprio per la zona Nord, a celebrare la prima solenne liturgia nella chiesa restituita. Era un momento atteso da 25 anni, da quando sono state inoltrate le prime richieste ufficiali.

A Novgorod, i russi si erano uniti ai variaghi scandinavi nel IX secolo, formando un nuovo Stato. Vi furono deportati circa 2 mila cattolici dalla Polonia, che vi costurirono la loro chiesa nel 1893. I bolscevichi distrussero la chiesa nel 1933, trasformandola nel cinema Rodina (la Patria). Solo nel 1996, alcuni cattolici locali, di nuovo riuniti in comunità, cominciarono ad usare alcuni spazi della ex chiesa per celebrazioni.

Fu l’inizio di una battaglia fatta di piccoli passi e vittorie. Tra il 2009 e il 2010, i cattolici ottennero fondi federali per restaurare le torri esterne della chiesa. Quindi, riuscirono a far riconoscere l’edificio come “monumento di valore federale”. Infine, hanno fatto diverse richieste per poter di nuovo usufruire della chiesa. Questo in un luogo dove i cattolici sono sempre stati, tanto che già nell’XI secolo si parlava di una chiesa di Sant’Olaf costruita per i mercanti baltici e scandinavi e di una chiesa dedicata a San Pietro per i tedeschi.

La comunità cattolica di Novgorod è abituata a risorgere: dispersa nel XV secolo, ricostituita nel XIX secolo, ridispersa durante il comunismo. Con la restituzione della chiesa, sembra confermarsi un trend che era stato avviato con la visita del Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, in Russia nel 2017.

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Due settimane dopo la visita, infatti, un tribunale russo ha ordinato la restituzione alla Chiesa cattolica di un edificio che era stato sequestrato alla Chiesa dal governo sovietico.

Ma le restituzioni, che avvengono comunque con lentezza e incertezza, fanno da contraltare a situazioni difficili, come la nuova legge sulla libertà di coscienza che limita la libertà religiosa dei cattolici e delle altre minoranze religiose in Russia.

Gli emendamenti alla legge sulla Libertà di Coscienza e le Associazioni Religiose del 1997 sono stati approvati dalla Duma lo scorso 24 marzo, e chiedono al clero estero di avere “una nuova certificazione da una organizzazione religiosa russa”, mentre gli stranieri già nel Paese sono esenti dalla richiesta. Inoltre, si chiede alle chiese di presentare ogni anno una lista dei propri membri al Ministero della Giustizia, e di evitare scissioni tra le grandi Chiese e le organizzazioni religiose locali.

Perché gli emendamenti diventino effettivi ci vorrà l’approvazione della Camera Alta. Tuttavia, non mancano di preoccupare alcuni dei provvedimenti: i servitori di culto che ricevono formazione all’estero devono essere “rieducati” in Russia, per una nuova attestazione professionale (fanno eccezione quelli che hanno già terminato i cicli di studio all’estero); qualunque ente educativo, compresi i circoli sportivi e ricreativi, deve ottenere uno speciale “attestato educativo” dagli organi statali E poi, dal prossimo 1 giugno, si dovrà “concordare con le autorità statali” ogni programma educativo o manifestazione, che le autorità potranno annullare a loro discrezione.

I vescovi russi, riuniti a Saratov il 10 e l’11 marzo, hanno notato gli aspetti positivi della legge, ma allo stesso tempo hanno espresso varie perplessità. La scorsa settimana, padre Stephan Lipke, segretario generale della Conferenza Episcopale Russa, aveva notato come “le nuove misure vengono tutte dai tempi sovietici e ci portano indietro al sistema sovietico”. Perché le nuove norme da una parte assicurano che “il clero sia preparato alle condizioni in Russia”, ma dall’altra richiedono maggiore lavoro di fronte alla prospettiva che un qualunque ufficiale di Stato potrebbe dire che non ci si sta adeguando alla legge, dando così allo Stato “mezzi aggiuntivi per poter introdurre una nuova repressione”.