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San Giovanni della Croce e la mistica del Carmelo

Fu amico e confessore di Santa Teresa d'Avila

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Tra i grandi mistici del Cinquecento spagnolo, merita un posto di tutto riguardo San Giovanni della Croce. Riformatore del Carmelo, uomo di profonda preghiera, contemplativo di eccezione, la sua esistenza si snodò fra molte prove e grandi doti che vennero usate per i fratelli.

Dottore della Chiesa proclamato da da papa Pio XI (1926), la sua dottrina parte dal mondo o meglio dalla costatazione sulle cose per arrivare a contemplare Dio.

Giovanni de Yepes, questo il suo nome prima di mutarlo, all'entrata nella vita religiosa, nacque nel 1542 e morì il 14 dicembre 1591.

Proveniva da una famiglia molto povera nella quale aveva fatto, però, l'esperienza dell'amore: il padre Gonzalo de Yepes per poter sposare la madre Catalina Alvarez, di umili origini, era stato diseredato dalla propria famiglia, finendo in povertà. Aveva dovuto scegliere fra un sentimento, bello e grande, e una discreta ricchezza ed aveva scelto l'amore.

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Morto Gonzalo de Yepes, in giovanissima età, la famiglia composta da Catalina, Francesco (fratello maggiore) e Giovanni, si spostò a Medina.

In questa terra donna Catalina fece di tutto per dare un'istruzione e da vivere ai suoi figli, oltre ad aiutare i poveri che chiedevano un sostegno. Le Fonti sulla vita del santo, raccontano come anche il fratello Francesco, pur dopo essersi sposato con la moglie, dava soccorso a chiunque bussasse a quella porta, desideroso di un piatto di minestra. I De Yepes non erano ricchi ma condividevano quel poco che avevano, con tutti coloro che ne avevano bisogno.

Da questi episodi è possibile comprendere il sostrato personale da cui partì Giovanni della Croce per il suo incontro con Dio: l'amore.

Entrato in un Collegio, retto dai Padri gesuiti, si mantenne con alcune borse di studio, offerte oltre che per la sua condizione economica, soprattutto, per la sua intelligenza e bontà.

Fece molti piccoli lavori per mantenersi tra cui anche l'infermiere, occupazione nella quale fu lodato per la solerzia e l'amore ,nel trattare con i malati.

A diciotto anni scelse di entrare nell'Ordine del Carmelo per poter dedicare il proprio domani alla Madonna.

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La vita di questa comunità era scandita dal silenzio, dalla meditazione e dalla preghiera e Giovanni, seppur ordinato presbitero (1567) e studente universitario, sentiva di voler vivere più radicalmente tale scelta di vita.

Viveva alla presenza di Dio e questa testimoniava ai suoi penitenti.

Uomo del silenzio e della serenità era da molti ricercato per consigli spirituali e quanto altro alleviasse il cuore in un giorno di tenebra.

Confessore ed amico di Santa Teresa di Avila ne comprese lo slancio ma di più ne condivise la santità.

Riformatore del Carmelo (28 dicembre 1568) per quest'impresa insieme a Santa Teresa di Avila, ispiratrice della grande Riforma, subì incomprensioni, maldicenze e finanche il carcere nel 1577 presso i Carmelitani dell'Antica Osservanza di Toledo, che non amavano questa nuova esperienza.

Gli Scalzi, guidati dal santo, vivevano di povertà, preghiera e gioia.

Non avevano nulla desiderando possedere quel Tutto che è Dio. Ma la gente del luogo, vedendoli si riconciliava con gli uomini, dopo averlo fatto con il Padre celeste.

Giovanni fu un vero padre per i suoi figli: uomo della gioia, non rimproverava ne ordinava, ma ascoltava e consigliava. Chi visse con lui, ne ricordava l'amabilità, ma anche la fermezza.

Poverissimo si distacco dal tutto ciò che non era cielo, pur mantenendo i piedi in terra.

Sempre amabile nel volto e sereno viveva, costantemente, rivolto ai beni celesti. Ciò è testimoniato dalla molte prove subite, tra cui la dura carcerazione, nella quale il santo riuscì a far vibrare il suo cuore per Dio. Qui compose il Cantico spirituale ed altre opere.

Nel testo si loda l'unione dell'anima con Dio, partendo dall'amore per giungere all'Amore.

Provinciale e superiore di vari conventi riformati, i quali vivevano secondo la Prima regola del Carmelo, non mitigata come quella dell'Antica Osservanza, Duruelo fu la prima comunità aperta . Ad essa ne seguirono tante altre che vivevano tale esperienza.

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Dopo molte sofferenze e prove, spirò osservando che avrebbe cantato l'Ufficio delle letture in cielo. E cosi fu. Canonizzato nel 11726 il suo nome è legato alla sua mistica.

Per il santo, il cammino dell'uomo verso Dio è fatto di tappe, ma queste sono determinate più che da penitenze dall'essere aperti alla vita di Dio ed in cammino verso il Tutto che è Dio.

Nei suoi Scritti osserva: “Il vero protagonista della purificazione è Dio: tutto quello che l'uomo può fare è disporsi, essere aperto all'azione divina e non porle ostacoli”.

Nelle Lettere, il santo mette tale principio a frutto, scrivendo ai vari destinatari di vivere mirando l'azione di Dio, con l'essere in preghiera, distaccandosi dagli attaccamenti sbagliati, evitando il peccato ed allontanando ogni ansia, apprensione, tristezza sul presente, in quanto Dio conduce l'anima per i sentieri del Bene.

Il centro della sua riflessione è l'abbandono, intenso non come passività, ma come risposta all'amore del Padre che ha dato il Figlio per redimere il mondo. Per questo parla spesso di nudità, per indicare come l'anima non deve guardare a nulla, se non alla meta del suo cammino, che è la casa del Padre.

Uomo concreto, non fuggi il presente anche se, alle volte, fu duro, ma visse l'esistenza con tutti le sue necessità e con uno sguardo di concretezza. I suoi consigli, sono pratici ed aiutano a vivere le sfide quotidiane, con serenità e tranquillità.

La Salita al Monte Carmelo, la Notte Oscura, il Cantico Spirituale questi i suoi testi, che aiutano l'uomo ad entrare in contatto con la vita mistica, con semplicità e molta profondità.

In una delle sue lettere, riferendosi ad una prova, che stava vivendo, testimoniando la sua serenità, scrisse:”non pensi ad altro che a questo: che tutto è disposto da Dio. E dove non v'è amore metta amore e ne riceverà amore”.

Con ciò volò verso quel Tutto che tanto aveva amato sulla terra, per goderlo in cielo.