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Sant'Ambrogio, l'Arcivescovo Delpini richiama alla virtù della gentilezza

Nel Discorso alla Città l'Arcivescovo di Milano parla di promozione della famiglia, emergenza educativo e servizio del bene comune

Il Discorso alla Città dell'Arcivescovo di Milano |  | Arcidiocesi di Milano Il Discorso alla Città dell'Arcivescovo di Milano | | Arcidiocesi di Milano

In questo nostro tempo confuso chi ha la responsabilità del bene comune è chiamato a essere autorevole punto di riferimento con discorsi seri e azioni coerenti, con la saggezza di ricondurre le cose alle giuste dimensioni, di sorridere e di far sorridere. Chi ha responsabilità deve tenere i nervi saldi, esercitare un saggio discernimento per distinguere i problemi gravi e i pretesti infondati. Chi ha a cuore il bene presente e futuro del nostro convivere ha il dovere di cercare informazioni affidabili e documentazione onesta, per evitare clamore e distrazioni. In un tempo di fatica esistenziale per tutti, per il crescere dell’ansia, a seguito della interminabile pandemia, occorre uno stile nell’esercizio dei ruoli di responsabilità che assicuri e rassicuri, che protegga e promuova, che offra orizzonti di speranza, anticipando, nella fermezza e nella gentilezza, il senso promettente e sorprendente della vita, con un agire non tanto e non solo solidale ma sinceramente fraterno. L’esercizio della responsabilità richiede una dura ascesi per coniugare fermezza e gentilezza, giudizio sulle azioni e rispetto per le persone, pazienza e determinazione, pensiero lucido e parola amabile”. Lo ha detto l’Arcivescovo di Milano, Monsignor Mario Delpini, ieri sera nel tradizionale discorso alla città in occasione della festa patronale di Sant’Ambrogio.

“L’esercizio della responsabilità – ha sottolineato l’Arcivescovo - richiede molte virtù: l’onestà, il discernimento, la prudenza, la fortezza, la mitezza, il senso dell’umorismo e alcune che mi sembrano particolarmente necessarie oggi, come la lungimiranza, la stima di sé e la resistenza. Ma per il servizio al bene comune, insieme a queste virtù è necessario uno stile che forse possiamo definire con la virtù della gentilezza. Per gentilezza non intendo solo le buone maniere, ma quell’espressione della nobiltà d’animo in cui si possono riconoscere la mitezza, la mansuetudine, la finezza nell’apprezzare ogni cosa buona e bella, la fermezza nel reagire all’offesa e all’insulto con moderazione e pazienza”.

L’Arcivescovo di Milano ha suggerito di agire con lungimiranza, suggerendo alcune priorità. In primis “promuovere la famiglia. La crisi demografica che minaccia di condannare all’estinzione la nostra popolazione non si risolve solo con l’investimento di risorse materiali in incentivi e forme di assistenza, ma certo se gli investimenti e i provvedimenti, la legislazione e le delibere sono orientati a favorire chi preferisce non farsi una famiglia, non avere figli, chi vorrebbe formarsi una famiglia e avere figli si sentirà più solo. È necessaria però una mentalità nuova, una proposta di ideali di vita che sia offerta con la gentilezza della testimonianza, con l’argomento persuasivo della gioia di famiglie che donino con i figli e le figlie un futuro alla città. Le famiglie chiedono che nelle istituzioni si riconosca il volto gentile dell’alleanza piuttosto che la complicazione e la freddezza della burocrazia”.

L’attenzione di Monsignor Delpini va poi alla “emergenza educativa: è urgente consolidare un’alleanza per accompagnare le giovani generazioni verso il loro futuro. Offrire una speranza è la prima opera educativa e motivare la stima di sé è la condizione per convincere a intraprendere il viaggio della vita”.

Non è mancato un passaggio dedicato ad ambiente e lavoro, e rivolgendosi ai giovani ecco l’invito dell’Arcivescovo: “i giovani non devono pretendere che siano create condizioni favorevoli alla realizzazione dei loro sogni. Piuttosto sono chiamati ad avere progetti e a rimboccarsi le maniche per eseguirli, sono chiamati a considerare le sfide e a farsi avanti per affrontarle, sono chiamati a vivere la loro vita come una vocazione, ad avere stima di sé, a sapere che Dio chiederà conto anche a loro di come sono state messe a frutto e a servizio di tutti le loro qualità”.

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