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Si può ancora scrivere musica per la liturgia sacra? La scommessa di "In Principio"

La rassegna di Musica Sacra giunta alla quinta edizione che si conclude il 19 settembre

La locandina dell'evento dedicato a Dante  |  | pd La locandina dell'evento dedicato a Dante | | pd

Si può ancora scrivere musica per la liturgia sacra? Si può e si deve, per non far cadere la liturgia nella sciatteria o nel “baccano festaiolo”,  invece dovrebbe essere fatto spazio al silenzio, ad  una musica “un pentagramma di silenzio di luci sonore”, in modo che canto e musica diventino esperienza di preghiera, tanto che alla fine “non è possibile assistere passivamente alla funzione: bisogna partecipare in modo attivo”.

 Lo ha spiegato il maestro monsignor Giuseppe Liberto, direttore emerito della Cappella Sistina, nell’aprire le giornate della  quinta edizione di In Principio, la rassegna dell’Orchestra di Padova e del Veneto dedicata alla musica sacra, promossa in collaborazione con l’Ufficio per la Liturgia della Diocesi di Padova, con il Patrocinio del Comune di Padova, che si concluderà alla fine di questa settimana.

Dato il crescente successo registrato nel tempo In Principio versione 2021 ha presentato alcune importanti novità che gli consentono di imporsi tra le più importanti rassegne di musica sacra a livello nazionale. In primis l’istituzione del primo convegno di musica sacra contemporanea. Mozart, Puccini, Alessandro Stradella “rivisitato” da Salvatore Sciarrino, Federico Gon, ecco dunque grandi maestri e autori contemporanei per dare testimonianza di quel “suono per la musica sacra che connota lo spazio della liturgia e che, nei secoli, ha oltrepassato il perimetro delle chiese diventando repertorio musicale assoluto”, come ha spiegato  il direttore musicale e artistico dell’OPV Marco Angius, ricordando che “proprio in virtù del suo grado di astrazione, la musica è in grado di rivestire testi sacri e profani”. 

D’altra parte, il tentativo messo in campo nella rassegna padovana “è proprio quello di accostare a spazi senza tempo come quelli delle chiese, dimensioni di ascolto che ci immergono nel presente: così, dalle ricerche musicali contemporanee, tenute spesso ai margini dalla maggioranza delle istituzioni musicali italiane, emergono nuovi spunti e lavori che danno rilievo proprio al pensiero della musica d’oggi”.

Sabato 4 settembre al Teatro del Seminario Maggiore di Padova, In Principio è stata inaugurata con una nuova occasione di incontro e confronto. Con il titolo Concordia discors, infatti, è stata organizzata la prima conferenza sul tema della musica sacra contemporanea coordinata da don Gianandrea Di Donna, direttore dell’Ufficio per la Liturgia e docente alla Facoltà teologica del Triveneto, con la partecipazione di monsignor Liberto, Marco Angius e il compositore Christian Cassinelli.

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Da cinque anni la rassegna In Principio ricerca “un rapporto di amicizia tra chiesa e arte, in questo caso musica”, come ha ricordato Di Donna, e l’idea di confrontarsi su questo tema grazie alla presenza di una personalità come quella di monsignor Liberto “ è un modo per indicare una via” nuova e ricca di prospettive.

La prima e chiara definizione di cosa sia davvero la musica sacra arriva proprio dalla lunga e profonda esperienza del direttore emerito della Cappella Sistina, che ha spiegato come “canto e musica sono gesti vivi, non ornamenti esteriori. È l'incoronazione della parola di Dio. Per poter scrivere musica da chiesa bisogna possedere tre doni: carisma, competenza e cuore”. 

La bellezza rappresentata dall'arte della parola in musica è ancora di salvezza contro la marea montante della banalità  dei linguaggi contemporanei, “si contrappone al crudo dettato televisivo e al linguaggio dei messaggi telefonici”. In questo senso la bellezza “è polifonia, l'insieme di più suoni, di più elementi, e deriva dalla sapienza, dall'intelligenza e dal cuore. La mie musiche”, ha dichiarato monsignor Liberto,”sono costruzioni edificate con pietre antiche dove la melodia vive, esalta e trasfigura la parola. Nel parlato, il canto è insito nel linguaggio sotto forma di embrione, è ancora indefinito. Saperlo sviluppare porta alla creazione della melodia. La melodia liturgica dunque è logos che si fa melos. Non caso per Bach ogni cosa creata cantava”.

L’appuntamento conclusivo di sabato 19 settembre presso la chiesa di San Benedetto Abate   presenta una serie di brani non direttamente destinati al rito religioso ma che ben si prestano al raccoglimento per il loro forte carattere emotivo. Tra questi sarà possibile ascoltare Crisantemi, una delle poche pagine del repertorio di Giacomo Puccini non destinate al teatro musicale. Sembra che il compositore abbia scritto questo quartetto d’’archi in una sola notte, alla memoria dell’amico Amedeo di Savoia, duca d’Aosta. In programma anche Adoration per organo e archi op. 44 di Félix-Alexandre Guilmant, compositore francese nonché organista,  che scrisse molti lavori per il suo strumento, musica sacra e da camera, e poi la Suite in sol maggiore per orchestra d’archi e organo di Ottorino Respighi, un lavoro giovanile pubblicato solo dopo la morte del compositore.