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Speranze di pace tra Oriente e Occidente. L’intervento del Cardinale Parolin

Il Cardinale Parolin |  | Vatican Media /ACI Group Il Cardinale Parolin | | Vatican Media /ACI Group

“Proprio mentre ha conosciuto la possibilità di diventare più unita, l’umanità ha cominciato a sperimentare anche le divisioni più laceranti. A questi problemi nuovi, la Chiesa risponde esortando all’unità come espressione di un’esigenza intrinseca, che porta a sviluppare un legame autentico tra popoli diversi”. A dirlo è il Cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, nel corso della Conferenza Internazionale sul tema “1919- 2019. Speranze di pace tra Oriente e Occidente”, presso l’Università del Sacro Cuore di Milano, in occasione del X anniversario della Fondazione dell’Istituto Confucio della medesima università.

Parolin illustra alcune linee del magistero pontificio degli ultimi cent’anni e a fa alcuni esempi. Si parte da Benedetto XV. “Nell’Enciclica Pacem Dei Munus, Benedetto XV invitò popoli e nazioni a riconciliarsi, prendendo posizione anche a favore della Società delle Nazioni da poco fondata – ricorda Parolin - Per Benedetto XV, la Chiesa doveva riprendere a guardare con maggiore attenzione ad Oriente, e in modo del tutto particolare alla Cina”.

“La preoccupazione per l’unità della famiglia umana fu viva anche in Pio XI – osserva Parolin parlando di Pio XI e Pio XII - soprattutto negli ultimi anni del suo pontificato, quando una nuova guerra apparve sempre più vicina e mentre cominciava la persecuzione degli Ebrei in Europa”. “Alla vigilia della Seconda Guerra mondiale – continua il Cardinale - il suo Successore, Pio XII mise in guardia gli Stati affermando: ‘nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra’. Proprio richiamandosi alla linea tracciata da Benedetto XV, Pio XII ebbe modo di esprimersi con accenti severamente critici nei confronti della guerra che scoppiò il 1 settembre 1939 con l’invasione della Polonia da parte delle truppe naziste”. Da ricordare che nel 1946, Pio XII creò nuovi Cardinali provenienti da tutti i continenti, tra cui il primo dalla Cina Continentale, cioè l’allora vescovo di Pechino, Monsignor Tommaso Tien Ken-sin.

Il Cardinale Segretario di Stato prosegue: “Di unità della famiglia umana ha parlato anche il Concilio Vaticano II. La Gaudium et Spes sottolinea il contributo della Chiesa a tale unità perché essa, grazie alla sua universalità può costituire un legame strettissimo tra le diverse comunità umane e nazioni”, favorendo il superamento del dissenso e il consolidamento delle istituzioni che la umanità si è creata e continua a crearsi”.

Si passa a Paolo VI: “Con Paolo VI, che abbiamo avuto la gioia di vedere canonizzato nell’ottobre scorso – dice il Cardinale - l’auspicio di un’unità della famiglia umana ha generato un impegno sempre più vasto e concreto della Chiesa. Questo Papa avvertì con forza il rapporto tra universalità della Chiesa e unità del genere umano, sottolineato dal Concilio”.

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Infine gli ultimi tre Papi: Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Papa Francesco.

“Con Giovanni Paolo II – commenta il Segretario di Stato Vaticano - l’unità della famiglia umana si intreccia progressivamente con il fenomeno della globalizzazione, ormai vincente sul piano economico, ma carico di ambiguità sul piano umano e umanitario. Nel 2001, Giovanni Paolo II sullo sfondo drammatico dei crescenti movimenti migratori, richiamò con forza il bene comune universale, che abbraccia l'intera famiglia dei popoli, “al di sopra di ogni egoismo nazionalista”. Il tema dell’unità della famiglia umana viene ripreso nuovamente anche nell’Enciclica Caritas in Veritate di Papa Benedetto XVI, che indica il dovere di perseguire il bene comune senza limitarlo ai soli confini nazionali: “In una società in via di globalizzazione, il bene comune e l'impegno per esso non possono non assumere le dimensioni dell'intera famiglia umana, vale a dire della comunità dei popoli e delle Nazioni”.

Parolin conclude infine il suo intervento: “Con Papa Francesco siamo giunti agli ultimi passi – per ora – del lungo cammino iniziato da Benedetto XV nel 1919. Primo Papa non europeo da molti secoli, Francesco costituisce l’espressione evidente della profonda trasformazione della Chiesa cattolica, il cui baricentro si è progressivamente proiettato dall’Europa verso un orizzonte mondiale. Oggi, per la prima volta dopo tanti decenni, tutti i Vescovi in Cina sono in comunione con il Successore di Pietro e molti Cattolici pongono gesti di riconciliazione che aiutano a ricomporre l’unità tra Vescovi, sacerdoti e fedeli. Ciò che sta avvenendo ora nella Chiesa in Cina scaturisce infatti dalla forza di una comunione che è davvero cattolica, e cioè universale, e da cui viene anche una spinta alla fratellanza tra i popoli. La sempre più feconda integrazione dei Cattolici cinesi nella Chiesa universale e il cammino di riconciliazione tra fratelli avviato negli ultimi anni costituiscono certamente una novità di portata storica, di cui nel tempo beneficeranno in molti, non solo in Cina”.

Prima della conferenza il Cardinale Parolin ha lasciato una dichiarazione all'Agenzia Ansa sulla decisione dell'Elemosiniere apostolico di togliere i sigilli ai contatori della luce di un palazzo di Roma occupato da circa 500 persone: "Ho visto che ci sono state tante interpretazioni e tante polemiche. Personalmente credo che lo sforzo dovrebbe essere quello di capire il senso di questo gesto, che e' attirare l'attenzione di tutti su un problema reale, che coinvolge persone, bambini, anziani".