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Stazioni quaresimali, anche i carmelitani dei Santi Silvestro e Martino celebrano on line

La antica basilica come sede di una parrocchia affronta le restrizioni anti coronavirus

Una suggestiva inquadratura della chiesa vista dalla cripta |  | OB Una suggestiva inquadratura della chiesa vista dalla cripta | | OB

Giovedì della quarta settimana di Quaresima il pellegrinaggio stazionale a Roma arriva alla Basilica dei Santo Silvestro e Martino ai Monti.

Ci rechiamo in pellegrinaggio virtuale per vistare questa basilica, una chiesa carolingia costruita da Papa Sergio II che fu Pontefice tra l’844 e l’847.

Accanto alla chiesa un edificio romano è stato decorato con pitture cristiane nel VI secolo e le fonti antiche menzionano la chiesa già sotto Costantino all’inizio del IV secolo. Per molto tempo si pensava anche che l’edificio romano accanto alla chiesa fosse un luogo di culto cristiano dove i cristiani si riunivano durante le persecuzioni nel III secolo.

L’edificio romano con pitture cristiane viene scoperto già nel Seicento dal Padre Giovanni Antonio Filippini, priore del convento carmelitano di S. Martino ai Monti. Padre Filippini identifica l’edificio con il “titulus Equitii” menzionato dalle fonti ai tempi dell’Imperatore Costantino. Lo vede come una testimonianza importante dei primi tempi cristiani, e perciò lo restaura e lo collega alla chiesa, aprendolo per i visitatori. Questo succede nella stessa epoca in cui si scoprono le testimonianze dei primi cristiani anche nelle catacombe romane in un generale interesse di ritornare alle origini cristiane nell’epoca della Controriforma.

Gli studiosi moderni ricostruiscono una storia diversa. L’edificio romano, una grande sala coperta da volte su pilastri, è del III secolo ed era forse un magazzino o un mercato. L’uso cristiano è attestato solo nel VI secolo, e probabilmente l’edificio era un annesso, un centro parrocchiale, legato alla chiesa più antica, nascosta sotto l’attuale chiesa carolingia.

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Ai tempi di Costantino, le fonti menzionano due “parrocchie” o “tituli”, uno che porta il nome di prete Equizio, uno che invece ricorda il nome di Papa Silvestro, vescovo di Roma sotto Costantino. Entrambi devono aver confluito nella chiesa di S. Martino ai Monti, dedicata a S. Martino alla fine del V secolo. Martino, vescovo di Tours alla fine del IV secolo, è uno dei fondatori del monachesimo occidentale già prima di S. Benedetto.

La fase carolingia della chiesa si vede solo all’esterno nell’abside e nelle fondazioni. L’interno risale alle ricostruzioni nel XVII e XVIII secolo. Nella navatella sinistra la chiesa conserva un importante affresco di Filippo Gagliardi che rappresenta l'interno della basilica di San Giovanni in Laterano prima del rinnovamento da parte di Francesco Borromini. La chiesa è sempre affidata ai padri carmelitani che in questo periodo trasmettono la messa on line.