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Stazioni quaresimali, San Pietro in Vaticano parrocchia di riferimento dei romani

Le Figlie di San Giuseppe di Rivalba curano gli altari e i paramenti della basilica del 1925

La Figlie di San Giuseppe di Rivalba curano gli altari della Basilca |  | www.figliedisangiuseppedirivalba.org La Figlie di San Giuseppe di Rivalba curano gli altari della Basilca | | www.figliedisangiuseppedirivalba.org

Il cammino stazionale prosegue per tutta la Settimana di Pasqua, un unico giorno liturgico di Resurrezione.

E arriva di nuovo a San Pietro. In questi giorni l’abbiamo vista deserta, senza fedeli solo con il Papa e pochissimi altri a celebrare la Pasqua. Una visione che ci interroga tutti. E che dovrà portare, finita la emergenza, a riflettere anche sulla mancanza di sacerdoti nel mondo per permettere ai fedeli l’accesso ai sacramenti.

Ma intanto guardiamo ancora una volta alla grande basilica, alla Tomba dell’Apostolo.

La Basilica di San Pietro, in grado di accogliere 20.000 fedeli, considerando anche le navate laterali che in effetti non sono mai usate oggi per le liturgie. I “posti a sedere” in effetti sono molti di meno.

Non sempre ricordiamo che San Pietro è anche una parrocchia.

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Con la Costituzione Ex Lateranensi pacto del 30 magg. 1929 Pio XI stabilì che la Città del Vaticano, benché faccia parte della diocesi di Roma, avesse una propria amministrazione religiosa.

Fu un passo importante perché la basilica che prima del 1870 era sempre usata come chiesa per i romani del quartiere, era rimasta in una situazione strana, parte della aerea dove il Papa si era rinchiuso.

La carica di sacrista della basilica era antica e dal 1352, per consuetudine, il Sacrista fu scelto dall'Ordine degli Eremitani di S. Agostino. Alessandro VI l'affidò esclusivamente agli Agostiniani; Clemente VIII Aldobrandini elevò il Sacrista alla dignità di Vescovo; Leone XII Della Genga (1824) stabili che fosse Parroco dei Palazzi Apostolici; Pio IX Mastai Ferrenti (1929) lo fece Vicario Generale del Sommo Pontefice per la Città del Vaticano.

Si deve arrivare al 1991 con Papa Giovanni Paolo II  perché la cura pastorale nello Stato della Città del Vaticano sia affidata "all' Arciprete “pro tempore” della Basilica Vaticana, il quale diventa cosi anche Vicario Generale per la Città del Vaticano.

Soppresso il sacrista le sue mansioni sono svolte dal Maestro delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice.

Il Vicariato della Città del Vaticano di cui fanno parte  le parrocchie di S. Pietro e di S. Anna cura e promuove l’assistenza spirituale del personale in servizio nella Città del Vaticano.

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La cura pastorale della parrocchia di Sant' Anna in Vaticano resta affidata ai Religiosi dell'Ordine di S. Agostino.

La Parrocchia di San Pietro esiste almeno dal 1547, anno in cui si incontra il primo "Liber Parochiae S. Petri Sacramentorum".

La parrocchia abbracciava tutto il territorio circostante, l'attuale perimetro dello Stato della Città del Vaticano, tutte le chiese e le molte parrocchie circostanti in qualche modo dipendenti da questa parrocchia, fino all’ Aventino e Monte Mario.

Molti i documenti Libri/Registri che ne testimoniano la grande e molteplice attività pastorale svolta per oltre quattro secoli: dal 1547 al 1929: Liber status animarum Parochiae S. Petri, Liber sacramentorum, Libro delli poveri, Liber infirmorum de parrocchia Principis Apostolorurn de Urbe, Libro della visita, Liber defunctorum Parochiae S. Petri.

Nel 1925  Pio XI ha chiamto le suore Figlie di San Giuseppe di Rivalba presso la sacrestia della Basilica di San Pietro. Le suore curano i quarantasette altari della Basilica insieme a tutti i paramenti sacri che sono necessari per i cardinali, i vescovi, i sacerdoti che provengono dalle più diverse parti del mondo.