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Stazioni quaresimali, Santa Maria della Navicella

La Navicella immagine della Beata Vergine che ci guida nel mare pericoloso

L'interno della chiesa  |  | www.santamariaindomnica.it L'interno della chiesa | | www.santamariaindomnica.it

Statione doudecima. Domenica seconda di Quadragesima à Santa Maria della Navicella”, indica Pompeo Ugonio nella sua guida delle chiese romane delle stazioni quaresimali, pubblicata nel 1588. Si tratta della chiesa costruita sul Celio nel IX secolo da Papa Pasquale, che firma il grande mosaico absidale.

Ancora si vede bene l’antica struttura in tre navate su arcate sostenute da colonne . E’ una di tre grandi basiliche carolinge costruite da Papa Pasquale, tutte e tre con spettacolari mosaici nell’absidi: Santa Prassede, Santa Cecilia in Trastevere e, appunto, Santa Maria della Navicella, detta anche “Santa Maria in Domnica”.

Ugonio invece, come molti altri, la chiama “Santa Maria della Navicella”. Questo nome si riferisce alla scultura romana di una nave posta già in antichità nella piazzetta di fronte alla chiesa, e trasformata in una fontana da papa Leone X nel XVI secolo. Ugonio vi allude per esprimere un pensiero pio:

“La Navicella che sta dinanzi à questa chiesa, mi par che c’inviti à contemplar la Beata Vergine, come fidata stella di questo pericoloso mare del mondo che tutti navighiamo.”

Riguardo al nome “in Domnica” Ugonio non ha invece nulla da dire.

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“Non ho letto fin’hora alcuno, da chi habbia potuto imparar la ragione, perché si chiami in Dominica, overo in Domnica.”

Su chi ha costruito la chiesa auttuale invece non ha dubbi: “Papa Pascale I Romano, il centesimo nell’rdine de i Pontefici, la rinovò da fondamenti in quella forma che è hoggidi.”

Ugonio vede un presbiterio rialzato con un altare staccato dall’abside e pensa che dipenda dalla liturgia più antica.

“L’altar grande secondo il costume antico situato, volta la faccia del sacerdote verso la porta della chiesa.

Infatti negli stessi anni anche lo stesso Papa Sisto V era convinto che il celebrante fosse girato verso l’assemblea nella chiese paleocristiane e ne adattò diverse a quello che si pensava fosse l’uso antico.

Il tesoro più grande della chiesa di Santa Maria in Domnica è sicuramente il mosaico absidale di Papa Pasquale. Lasciamo che sia Ugonio stesso a descriverlo dopo averlo visto, 430 anni fa, uguale a come lo vediamo noi oggi:

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“Nel concavo in mezzo è la gloriosa Regina degl’Angeli sopra una ricca sede è sedere, col figliuolo tra le braccia in piedi che dà la benedittione. Attorno sono gran schiere di Angeli, che gli fanno riverenza.  A man destra è prostrato in terra Papa Pascale, che con una mano tiene il pie destro della gloriosa vergine, facendo atto di volerlo baciare. Di sopra nella facciata che è fuor del concavo, & ne i lati sono altre varie figure del medesimo Musaico,” aggiunge Ugonio, che quindi si era po’ stufato di dover descrivere anche le figure sull’arco absidale.