Advertisement

Tappa europea del Sinodo. Grusas: “Qui non per mettere le nostre aspirazioni al centro”

Cominciata a Praga la tappa europea del Sinodo dei vescovi. L’appello dell’arcivescovo Grusas. La relazione del Cardinale Grech. L'introduzione del teologo Halik

#SynodPrague2023 | Un momento dell'Assemblea Sinodale Continentale di Praga, 6  febbraio 2023 | Anička Guthrie / Conferenza Episcopale Slovacca #SynodPrague2023 | Un momento dell'Assemblea Sinodale Continentale di Praga, 6 febbraio 2023 | Anička Guthrie / Conferenza Episcopale Slovacca

Si parte dalla certezza che “Cristo è davvero speranza di Europa”, e che le proprie aspirazioni o visioni del mondo non possono essere al centro di tutto. L’Assemblea Sinodale Continentale che fa tappa in Europa, a Praga, ha però molti altri temi al centro. Quello, sempre latente, della guerra nel cuore dell’Europa, in Ucraina, cui si è aggiunta anche la solidarietà per le vittime del terremoto in Turchia e Siria. Quello di mettere insieme i due polmoni di Europa, orientale e occidentale, sviluppando davvero la unità nella diversità. E quello di comprendere davvero come agire nel processo sinodale.

L’Assemblea Continentale Sinodale di Praga è cominciata il 5 febbraio con una Messa celebrata dall’arcivescovo della città Graubner, che non ha mancato di esprimere i suoi dubbi sul processo sinodale già nell’omelia.

Fino al 9 febbraio, circa 200 delegati, selezionati da 39 conferenze episcopali che rappresentano 45 Paesi, discuteranno sul tema della tappa continentale, che è “Allarga lo spazio della tua tenda”. A loro si aggiungono circa 390 delegati online. Dal 10 al 12 febbraio, saranno i vescovi a incontrarsi e parlare. Da questo incontro verranno fuori due documenti: uno dell’assemblea, uno dei vescovi. Saranno inviati alla segreteria generale del Sinodo, come facilitazione per scegliere i temi che finiranno poi nel documento di lavoro del sinodo 2023-2024.

La prima giornata effettiva di lavori è stata quella del 6 febbraio. Tredici relazioni di conferenze episcopali, dall’Albania all’Inghilterra, a delineare il ritratto della Chiesa europea non omogeneo, fatto di tante diversità, in alcuni casi spigoloso, ma comunque generalmente voglioso di essere parte di un processo.

Il Cardinale Mario Grech, segretario generale del Sinodo, ci ha tenuto a sottolineare che il Sinodo è diventato da “un evento a un processo”, e che questo processo è dipeso dalla partecipazione del Popolo di Dio e dei Pastori, due soggetti “mai messi in concorrenza” da un corretto esercizio della sinodalità.

Advertisement

E poi, il Cardinale Grech ha detto che la Chiesa sinodale è una Chiesa dell’ascolto, e che si deve essere aperti a tutte le voci, anche quelle che vengono da dentro e “agitano e spesso scuotono il corpo ecclesiale”:

Non mancano le voci critiche sulle consultazioni. Nel suo saluto, l’arcivescovo Graubner ha affermato di avere l’impressione che “molte persone si limitino a dire le loro opinioni, ma ascoltano poco la voce del Signore, cioè la voce di colui che ci ha chiamati alla sua opera, ci ha rivelato il suo piano del Regno di Dio, il piano iscritto nella Bibbia”. E ha aggiunto che la sua parola “non va unicamente studiata o meditata, ma anche messa in pratica”.

L’arcivescovo Gintaras Grusas di Vilnius, presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, ha dal canto suo invitato “a non trascurare le esperienze sinodali della vita di ogni giorno. Ci sono tantissime esperienze di Chiesa inclusiva, presente, aperta a tutti. Non dimenticatevi di queste esperienze. La Chiesa è sempre stata vicina al suo popolo. La Chiesa è in uscita, perché evangelizza. Ma essere inclusivi non significata la libertà data da Dio alle persone di rifiutare il messaggio di Dio e di scegliere di non seguirlo nel modo in cui si rivela, scegliendo la propria personale immagine di Dio, come succede ripetutamente nei Vangeli”.

Quali sono stati i temi di discussione più toccati? Prima di tutto, emerge fortemente la presenza di un ecumenismo reale in Europa, in ecumenismo pratico che si vive in particolare in quei Paesi dove la Chiesa è minoranza. È una Chiesa in dialogo, anche con la società.

Poi, si è parlato spesso, nelle relazioni, della necessità di formare per l’evangelizzazione, specialmente in un mondo secolarizzato – una situazione, questa, da vedere come una sfida, più che una difficoltà.

Si è parlato anche della partecipazione al governo della Chiesa, con una attenzione particolare alla questione della presenza delle donne, e una enfasi sull’eguaglianza dei fedeli basata sul Battesimo.

More in Europa

Ovviamente, il dramma degli abusi è sempre presente, così come quello dell’aggiornamento dottrinale. Ma colpisce il fatto che in molti guardino invece alle Chiese minoritarie e alla loro esperienza, alla necessità di una testimonianza, alla necessità di una spiritualità.

Si sente, molto, il divario tra Est ed Ovest, e la necessità di trovare una sintesi che però non rinneghi le differenze. Si parla, e spesso, della necessità di un linguaggio rinnovato, ma – e questo sarà sorprendente – la maggioranza vuole un rinnovamento che però non faccia perdere di vista la tradizione.

Insomma, un panorama molto variegato, come in fondo è la Chiesa in Europa, dove ogni regione ha una lingua, e una storia.

A dare il tono della discussione, l’introduzione spirituale del teologo

Tomáš Halík, che ha ricordato la drammatica storia religiosa della Repubblica Ceca, con una Chiesa Cattolica vittima di tre ondate di persecuzione e a sua volta perseguitata da Stalin e da Hitler, ha sottolineato che “lo scopo del Sinodo dei vescovi è l’anamnesi”, mentre lo scopo principale della Chiesa è la missione.

Infine, ha creato una particolare distinzione: a fianco all’ortodossia e all’ortoprassi, ci deve essere “l’ortopatia”, vale a dire la passione retta, l’esperienza interiore, la spiritualità. Ha spiegato Halik: “Sebbene l'ortodossia (idee rette) possa essere intellettualmente attraente, senza l'ortoprassi (retto agire) è inefficace e senza l'ortopatia (retto sentire) è fredda, insensibile e superficiale”.

Sono questi i temi per ora sul tavolo in un appuntamento sinodale che è un po’ una prima volta per l’Europa. Finora, non c’erano infatti state riunioni europee di vescovi e laici, se non nelle Assemblee Ecumeniche, quando in realtà poi i laici erano soprattutto teologi.