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Un documento vaticano per ribadire l'attualità delle vergini consacrate

Ecclesiae Sponsae Imago | La copertina dell'Istruzione Ecclesiae Sponsae Imago | La copertina dell'Istruzione "Ecclesiae Sponsae Imago" sull'ordine delle Vergine Consacrate | Vatican Media

A due anni dal cinquantesimo anniversario del nuovo Rito della Consacrazione delle Vergini promulgato da Paolo VI, una istruzione della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e Società di Vita Apostolica ne ribadisce l’attualità con il primo documento vaticano che disciplina la forma di vita delle vergini consacrate.

Il documento si chiama “Ecclesiae Sponsae Imago”, Immagine della Chiesa Sposa, ed è stato approvato da Papa Francesco lo scorso 8 giugno. È suddiviso in 114 punti, e rappresenta una trattazione esaustiva che – sottolinea il Cardinale Joao Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata – “vuole “contribuire a mostrare la bellezza del Signore che trasfigura la vita di tante donne che quotidianamente ne fanno esperienza”.

L’auspicio è che, nel 2020, le vergini consacrate di tutto il mondo partecipino a Roma per un grande incontro internazionale. Anche perché, questa forma di vita consacrata si è enormemente sviluppata, fino ad arrivare ad un numero di circa 5 mila vergini stimato durante l'Anno della Vita Consacrata del 2014.

Nota l’arcivescovo José Rodriguez Carballo, segretario della Congregazione per gli Istituti di Vita Religiosa, nota che il carisma della verginità fiorisce spontaneamente nelle comunità cristiana, divenendo uno stato di vita pubblicamente riconosciuto dalla Chiesa come ordo virginum, e le vergini venivano chiamate dai Padri della Chiesa sponsa Christi, un termine proprio della Chiesa, perché in loro “veniva riflessa l’immagine della Chiesa”. Dal IV secolo, poi, avveniva una consaacratio virginum, presiduta dal vescovo diocesano, che faceva entrare in questo stato di vita.

All’inizio, le vergini rimanevano in famiglia, poi, con l’avvento del monachesimo, si riunirono progressivamente nei monasteri, fino ad identificare l’ordo virginum con lo stile di vita contemplativa claustrale, fino al Concilio Vaticano II, quando ci fu un nuovo interesse verso questa modalità di vita di essere nel mondo, ma non del mondo.

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Nacque così l’interesse per una revisione del rito della Consecratio Virginum, disposta da Paolo VI nella Costituzione Conciliare Sacrosanctum Concilium, e sfociata nel nuovo Ordo Consecrationis Virginum promulgato dalla Congregazione per il Culto Divino il 31 maggio 1970.

Da qui, la necessità di un documento, che ha portato all’Ecclesiae Sponsae Imago, per orientare i vescovi diocesani nella cura pastorale dell’Ordo Virginum.

L’istruzione è divisa in tre parti: la prima tratta della vocazione e la testimonianza dell’Ordo Virginum; la seconda della configurazione dell’Ordo Virginum nelle Chiese particolari e nella Chiesa universale; la terza del discernimento vocazionale e la formazione per l’Ordo Virginum.

Nella prima parte, il documento spiega che la realtà spirituale dell’Ordo Virginum è caratterizzata dalla celebrazione liturgica della consecratio virginum, in cui le consacrande esprimono il sanctum propositum, cioè la ferma e definitiva volontà di perseverare per tutta la vita nella castità perfetta e nel servizio di Dio e della Chiesa, seguendo Cristo come propone il Vangelo per rendere al mondo una viva testimonianza di amore ed essere segno manifesto del Regno futuro”.

Un proposito che “viene accolto e confermato dalla Chiesa attraverso la solenne preghiera del vescovo”.

Si definisce quindi che l’Ordo Virginum è differente dagli Istituti di Vita consacrata, perché il carisma della verginità si armonizza con il carisma proprio della Vita Consacrata. Sono consacrate, seguono la Liturgia delle Ore, partecipano costantemente alle celebrazioni dei sacramenti, ma non sono separate dall’ambiente in cui vivono. Sono considerate, insomma, una risorsa per la società.

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Ma come si possono le vergini radicare nella diocesi? È il tema della seconda parte dell’istruzione. Le vergini consacrate sono parte delle diocesi, e chiamate a contribuirvi, anche magari andando in missione o sperimentando forme di comunione oltre la diocesi. Poi, ci sono le questioni pratiche: nelle diocesi, si possono creare fondazioni per il sostegno economico dell’Ordo Virginum, il coinvolgimento delle associazioni ecclesiali, i motivi per cui si può decidere di separarsi dall’Ordine

Il vescovo è una figura fondamentale. “In continuità con l’antica tradizione ecclesiale – si legge nel documento - l’Ordo consecrationis virginum tratteggia la figura del Vescovo diocesano non soltanto nel suo compito di sacerdote dispensatore della grazia divina, ma anche come maestro che indica e conferma il cammino della fede, e come pastore che si prende cura amorevolmente delle persone lui affidate”.

È con il vescovo che si parla per valutare se trasferirsi o meno in altra diocese, magari per nuove occasioni di lavoro; è il vescovo che si occupa di valutare l’eventuale costituzione di fondazioni per il sostegno economico dell’Ordo virginum o di associazioni e le esperienze di vita comune e l’eventuale coinvolgimento in altre aggregazioni ecclesiali. E un riferimento costante è il Segretariato per l’Ordo Virginum, parte della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata.

Ma il documento valuta anche le diverse possibilità di separazione dell’Ordo Virginum, perché si vuole entrare in un ordine monastico, o perché semplicemente si comprende che la vocazione non è più presente o per motivi “gravissimi”, da esporre comunque al vescovo, o per qualche grave situazione.

“Qualora una consacrata – si legge nell’Istruzione - sia accusata di gravissimi delitti o mancanze gravissime, esterne e imputabili contro gli obblighi derivanti dalla consacrazione, tali da suscitare scandalo nel popolo di Dio, il Vescovo avvierà la procedura di dimissione. Renderà quindi note all’interessata le accuse e le prove raccolte, dandole la facoltà di difendersi".

Quindi, prosegue l'istruzione "se il Vescovo riterrà insufficiente la difesa, e non vi sia altro modo per provvedere alla correzione della consacrata, alla reintegrazione della giustizia e alla riparazione dello scandalo, la dimetterà dall’Ordo virginum. 
Il decreto di dimissione dovrà esporre almeno sommariamente i motivi della decisione e non avrà efficacia se non dopo essere stato confermato dalla Santa Sede.

La terza parte dell’Istruzione si occupa del discernimento e della formazione, da fare prima della consacrazione, ma anche durante. È il vescovo diocesano a dover discernere la vocazione delle aspiranti e delle candidate, e provvedere perché possano avere una adeguata formazione.

“La proposta formativa – sottolinea il documento - mirerà anzitutto a far emergere e consolidare nella persona la attitudine fondamentale della docibilità, cioè la libertà, il desiderio e la capacità di apprendere da qualsiasi condizione di vita, coinvolgendosi attivamente e responsabilmente nel processo di crescita personale in tutto il corso della propria esistenza”.

 E per questo “nell’impostare i percorsi formativi, si farà attenzione a non ridurli a proposte uniformanti o generiche, che non tengano sufficientemente conto delle esigenze specifiche e dei carismi di ciascuna. Allo stesso tempo, si vigilerà sul rischio di tendenze individualistiche, che ostacolino l’acquisizione e lo sviluppo di un vero senso di appartenenza ecclesiale e dello spirito di comunione all’interno dell’Ordo virginum”.

Il vescovo non è chiamato a gestire questo percorso formativo da solo, ma valorizzando le risorse presenti in diocesi, a partire dalla competenze delle vergini consacrate già presenti nel suo territorio.

Il percorso propedeutico non può iniziare prima del 18esimo anno di età, e per l’ammissione alla consacrazione si deve tenere conto dell’età in cui nella regione si è soliti celebrare le nozze, ma in generale la consacrazione non si può celebrare prima dei 25 anni.

L’ammissione alla consacrazione – spiega l’istruzione - richiede che per l’età, la maturità umana e spirituale, e per la stima che gode nella comunità cristiana in cui è inserita, la candidata dia prova di essere in grado di assumere responsabilmente gli impegni che derivano dalla consacrazione. Richiede anche che la persona non abbia mai celebrato le nozze e non abbia mai vissuto pubblicamente, cioè in modo manifesto, in uno stato contrario alla castità”.

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Nel discernimento, non si disdegna il ricorso a psicologi, da fare però solo con un consenso previo della persona interessata. La formazione previa deve essere di almeno 2 o 3 anni, e “la sua durata e le concrete modalità di svolgimento devono essere tali da permettere a ciascuna candidata un’effettiva elaborazione personale dei diversi apporti formativi, in modo che possa maturare con adeguata consapevolezza e libertà la decisione circa la richiesta di ammissione alla consacrazione”.

Tra i temi da appronfidare nella formazione, la storia della vita consacrata e il suo valore di segno profetico nella Chiesa e nel mondo, a partire dai testi fondamentali”, ma anche “i fondamenti teologici, storici, liturgici, ecclesiologici, giuridici della forma di vita propria dell’Ordo virginum, introducendo le candidate ad una conoscenza approfondita del rito di consacrazione delle vergini, nella sua struttura dinamica e nel suo significato ecclesiale”.

Infine, si chiede “un’adeguata conoscenza e assimilazione dei fondamenti dell’antropologia cristiana, in modo che la maturazione della scelta di consacrazione avvenga sulla base di una equilibrata comprensione della sessualità e della affettività umana, della relazionalità e della libertà, della donazione di sé, del sacrificio, della sofferenza". 

Non solo una formazione teologica. "Nel percorso formativo - sottolinea ancora l'Istruzione - potrà essere valorizzato anche il contributo delle scienze umane, in particolare della psicologia e della pedagogia, per porre le candidate nelle condizioni di comprendere meglio alcune dinamiche relazionali e dello sviluppo umano, e quindi anche della propria storia personale e del proprio modo di relazionarsi con gli altri”.

Il testo termina con una preghiera alla Madonna, che è di certo il modello cui si ispira l’Ordo Virginum. Eccola:

Noi ti lodiamo,

Vergine Madre di Dio,

donna dell’Alleanza,

dell’attesa e del compimento.

Sii madre e maestra

delle vergini consacrate,

perché imitandoti

accolgano con gioia il Vangelo

e in esso riscoprano ogni giorno

con umiltà e stupore l’origine santa

della loro vocazione sponsale.

Vergine delle vergini,

fontana sigillata, porta del cielo,

ispira e accompagna

queste nostre sorelle,

perché abbiano il dono

del discernimento spirituale

e, pellegrine nella storia,

vivano il dinamismo della profezia

con libertà e coraggio,

con determinazione e tenerezza.

Donna colmata dalla grazia

e sovrabbondante di carità,

Vergine fatta Chiesa,

benedici il loro cammino,

perché la speranza

ossigeni le loro menti e dilati i loro cuori

orientando ogni loro passo e la fede

renda operose e creative le loro mani,

così che sia feconda la loro vita e,

anticipando qui e ora le realtà del Regno,

generino ed edifichino il popolo di Dio,

partecipando alla sua missione

regale, profetica e sacerdotale.

Noi ti proclamiamo beata,

donna del Magnificat,

Madre del Vangelo vivente,

e per queste sorelle ti preghiamo:

associale al tuo canto,

coinvolgile nella tua danza,

perché seguendo l’Agnello ovunque vada,

con le lampade accese,

possano condurre anche noi

al banchetto delle nozze eterne,

all’abbraccio definitivo con l’Amore

che non avrà mai fine.