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Una alleanza per il bene comune. I sindaci alla prova vaticana

incontro su incontro su "Moderna schiavitù e cambiamento climatico" | Incontro su "Moderna Schiavitù e Cambiamento Climatico", Aula Nuova del Sinodo, 21 luglio 2015 | Pontificia Accademia delle Scienze Sociali

Con una dichiarazione finale che riprende i temi della Laudato Si, i sindaci delle grandi città dei cinque continenti arrivati in Vaticano certificano ancora una volta che il cambiamento climatico indotto dall’uomo è una realtà scientifica, e testimoniano in una dichiarazione finale il loro impegno come sindaci a costruire “nelle nostre città e insediamenti urbani, facilitazioni per i poveri e persone in situazioni marginalizzati” e a “ridurre la loro esposizione a eventi legati al clima e ad altri shock e disastri economici, sociali e ambientali.”

Una dichiarazione impegnativa, che si porti frutti. I sindaci sono quasi tutti di una certa area politica, tutti quelli che ci sono dimostrano una certa attenzione per i poveri, e tutti mostrano grande apprezzamento per Papa Francesco, di cui aspettano con ansia l’arrivo in serata.

La dichiarazione, però, la preparano prima, e poco importa che forse per alcuni di loro il mandato scadrà presto, e l’impegno non potranno portarlo avanti in prima persona se non verranno rieletti. Intanto, è importante segnare la strada.

Così, i sindaci dichiarano che “il riscaldamento globale indotto dall’uomo è una realtà scientifica,” affermano che le città hanno un ruolo vitale in “questo spazio morale centrale” e che i poveri non hanno molto impatto sulla degenerazione del clima, ma che “allo stesso modo affrontano difficili sfide” a causa proprio del cambiamento climatico.

Ma cambiare il trend si può, aggiungono i sindaci, e sottolineano che si deve finanziare una sviluppo sostenibile, che possa “includere il controllo effettivo del cambiamento climatico indotto dall’uomo.” Ci vogliono “nuovi incentivi” per muoversi verso energie rinnovabili. L’idea è quella di togliere denaro ai finanziamenti militari e spostarli alle energie rinnovabili.

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Si tratta un po’ di agenda delle Nazioni Unite mischiata con la grande proposta di Paolo VI nella Populorum Progressio di ridurre le spese militari. L’obiettivo è puntato all’incontro sul cambiamento climatico di Parigi di dicembre.

L’obiettivo è quello di spingere per gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, che – secondo la dichiarazione – “riguardano il terminare l’estrema povertà, l’assicurare l’accesso universale alla sanità, all’educazione di qualità, all’acqua potabile e all’energia sostenibile.” E ovviamente di “cooperare a terminare il traffico di esseri umani e tutte le forme di schiavitù moderna.”

Tanto che i sindaci, volendo, possono firmare anche il documento interreligioso contro la schiavitù, firmato in Vaticano lo scorso dicembre. Mentre Papa Francesco è il primo a firmare la dichiarazione finale appena prodotta.

Una firma che è anche un riflesso della giornata. In un certo momento, sembra di rivivere il primo viaggio di Papa Francesco, quello a Lampedusa, perché parla Giusi Nicolini, sindaco dell’isola che molti volevano candidare Nobel per la pace per l’accoglienza, e sul tavolo dei relatori c’è il Cardinal Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, ma conosciuto da tutti come “il cardinale di Lampedusa” perché è lì che va molto del suo impegno. Ed è forse proprio in quel primo viaggio del Papa la chiave di lettura di questo incontro in Vaticano di 64 sindaci provenienti da tutto il mondo.

Il tema è “Nuove schiavitù e cambiamento climatico,” e raccoglie un po’ tutte le esperienze di questi sindaci, che mischiano lingue ed esperienze anche prendendosi libertà, andando fuori tema. Così c’è Enzo Bianco, sindaco di Catania, che cita l’arabo ‘miskìn’ e sottolinea che “la radice la troviamo in diverse lingue, dal turco al portoghese, dallo spagnolo al francese al siciliano.” Con questo termine “si indica una persona ridotta alla miseria più assoluta, senza più nulla da perdere se non la propria vita.”

Di queste persone in miseria, la Sicilia ha grande esperienza. Ne parla Enzo Bianco, ne parla Giusi Nicolini, entrambi portati a fare i conti con una realtà, quella dell’immigrazione, che rischia di portare solo nuove schiavitù: le schiavitù dei disperati che non trovano lavoro, e accettano qualunque condizione pur di lavorare.

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Ma c’è una persona davvero in miseria, ed è Ana Laura Perez Jaime. Ha 23 anni, e i segni di 60 cicatrici sulla schiena. È stata vittima di tratta delle persone, racconta le privazioni psicologiche che le sono state fatte, e dice che non può stare in silenzio, deve denunciare.

Sul fronte ecologico, è il sindaco di New Orleans Mitch Laundrie quello che ha più cose da dire. Perché lì, sulle rive del Mississippi, dove la pesca fornisce un quarto del fabbisogno americano, ci sono anche i giacimenti di gas e petrolio che più riforniscono la nazione, ancora di più dell’Arabia saudita. Eppure cinque anni fa c’è stato il più grande disastro ecologico americano, proprio in Louisiana, con il petrolio della British Petroleum che è salito su dal golfo del Messico. E prima ancora c’era stato il disastro naturale, l’uragano Katrina, dieci anni fa.

C’è anche poesia negli occhi del sindaco di quello che un tempo era uno dei posti più razzisti d’America, quando racconta di aver visto la speranza quando ha visto neri e bianchi insieme, aiutarsi per il bene comune, in solidarietà.

Ma le esperienze di vita e concrete si incrociano con dei piccoli manifesti elettorali, c’è il sindaoc che vuole dire quanto è stato bravo con la sua amministrazione e l’altro che vuole seguire le parole di Papa Francesco. Alcuni propongono di continuare gli incontri, su temi diversi, quasi a cercare di formare un network. Altri si tengono sul vago con le dichiarazioni.

La cosa bella è che sono tutti insieme, lì, l’uomo politico con il turbante proveniente da Teheran così come le donne sindaco di città come Stoccolma. Alla fine, si percepisce la voglia di ‘hacer lio’, nello spirito di Papa Francesco. Ovvero di confrontarsi su più temi, mettersi insieme. Alla fine, qualcosa di buono verrà.