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Vaticano, una giornata di preghiera per le vittime della pedofilia

Pontificia Commissione per la Protezione dei Minori | Alcuni membri della pontificia commissione dei minori in un briefing con la stampa, ottobre 2015 | Bohumil Petrik / CNA Pontificia Commissione per la Protezione dei Minori | Alcuni membri della pontificia commissione dei minori in un briefing con la stampa, ottobre 2015 | Bohumil Petrik / CNA

Una giornata di preghiera per le vittime di pedofilia: la Pontificia Commissione per la Protezione dei Minori l’ha proposta, Papa Francesco l’ha avallata e le conferenze episcopali di tutto il mondo stanno decidendo in che giorno svolgerla: l’iniziativa sarà infatti gestita a livello locale. E’ uno dei temi di cui si è discusso nella plenaria della Commissione, che – come ormai tradizione – si è riunita in Vaticano alla vigilia del Consiglio dei Cardinali, iniziato oggi.

Il lavoro della Commissione è quello di sviluppare linee guida e dare consulenze sulla protezione dei minori. Un progetto che testimonia l’impegno della Chiesa per la guarigione e il rinnovamento di quanti hanno subito abusi da parte del clero, ma anche la volontà di impostare una risposta giuridica al tema. È il seguito della riforma delle procedure che era già iniziata sotto Benedetto XVI, e che ora sta prendendo forma secondo le sensibilità di Papa Francesco.

Il quale ha voluto incontrare le vittime in Vaticano, ed è stata una prima volta, dopo i molti incontri con le vittime che Benedetto XVI aveva tenuto nelle nazioni degli abusati ogni volta che vi faceva visita (in Germania, Inghilterra, Australia, Stati Uniti…). E ora, considerato che “la preghiera è parte del processo di guarigione delle vittime” e che “la preghiera pubblica è anche un importante modo di aumentare la consapevolezza nella Chiesa”.

E così “il Papa ha chiesto alle Conferenze episcopali nazionali di scegliere un giorno appropriato per pregare per sopravvissuti e vittime di abusi sessuali come parte dell’iniziativa delle Giornate Universali di Preghiera”.

Alcune conferenze episcopali hanno già deciso: in Australia la giornata di preghiera è l’11 settembre, in Sudafrica ci saranno tre giorni dedicati al tema, dal 2 dicembre al 4 dicembre, che è la seconda domenica di Avvento, nelle Filippine già stanno discutendo. In Italia, in realtà, la Giornata Bambini Vittime già c’è, ed è organizzata dall’Associazione Meter di don Fortunato Di Noto, da sempre in prima linea nella lotta alla pedofilia, un dramma diffuso, e non solo nel clero. Chissà che non ci sia ispirati a questa giornata nel pensare un modello per tutte le conferenze episcopali.

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Fatto sta che la commissione continua il lavoro. Dal comunicato divulgato in inglese e in spagnolo, si nota che i membri della commissione vengono sempre più chiamati a mettere la loro esperienza a disposizione delle chiese locali e dei leader della Chiesa. Invitati un po’ ovunque a parlare (dal Sudafrica alle Filippine, dalla Colombia alle Fiji, dagli Stati Uniti al Ghana, fino ad Australi e Nuova Zelanda), i membri della commissione propongono modelli per affrontare la crisi degli abusi, e anche per migliorare il tema dell’ accountability, che in italiano viene tradotto con “responsabilità”.

Un altro dei temi sul tavolo della commissione ha riguardato il motu proprio “Come una madre amorevole”, che ha stabilito una procedura per rimuovere i vescovi che si macchino di negligenza, con uno speciale riferimento ai casi di abusi sui minori.

Il tema è dirimente, perché la Commissione è chiamata anche a definire in che modo si definisce la “negligenza” di un vescovo in caso di abusi sui minori. Non è facile, anche perché lo stesso motu proprio lasciava aperti alcuni punti: se la negligenza si applichi ai casi di abuso e come; in che modo la casistica si mette in relazione con il canone 1389, che al comma 2 afferma che “chi, per negligenza colpevole, pone od omette illegittimamente con danno altrui un atto di potestà ecclesiastica, di ministero o di ufficio, sia punito con giusta pena”, punizione che include la rimozione; e come si bilancia il motu proprio con il comma 2 del canone 401, ovvero quello che stabilisce le dimissioni del vescovo per gravi cause utilizzata molte volte per rimuovere vescovi che hanno agito in maniera errata nei casi di abusi.

La Commissione, comunque, non è chiamata a definire i temi di diritto canonico, ma solo a suggerire e chiarificare le procedure e a fungere da organo di consulenza delle Conferenze Episcopali. Anche per questo, si legge nel comunicato, presto ci sarà un sito web, una presenza digitale che è vista dai membri della commissione come “una chiave per sviluppare gli sforzi della commissione nel collaborare con le Chiese locali e diffondere l’importanza della protezione e tutela dei minori e degli adulti vulnerabili”.