Il Cardinale Marco Cè “custodiva, in ogni momento, un profondo e continuo rapporto col Signore; da vero innamorato della Parola di Dio il Cardinale, innanzitutto, si nutriva di tale Parola e, poi, come fa il buon padre di famiglia la donava in cibo ai suoi figli. Voleva far tutti partecipi del grande tesoro ricevuto in dono con la parola di Dio”. Sono le parole del Patriarca di Venezia, Mons. Francesco Moraglia, pronunciate ieri nel corso dell’omelia della messa in suffragio del Patriarca Emerito Marco Cè, scomparso esattamente un anno fa.

“Marco Cè – ha spiegato il Patriarca – era uomo intelligente, sensibile, perspicace, grande conoscitore dell’animo umano, conosceva le persone e la loro storia. Soprattutto conosceva bene e in profondità i suoi preti, a cui voleva molto bene; dei preti, conosceva tutto e tutto teneva nel suo cuore con verità e amore”. Per il Cardinale – ha ricordato ancora Mons. Moraglia - “il sacerdote è colui che garantisce alla comunità cristiana l’Eucaristia e che dà anche una guida pastorale. Però tutto il suo sforzo deve essere quello di far emergere i doni dei battezzati. Un presbitero - e un vescovo - che non si sforzasse positivamente di far emergere attorno a Lui i doni dello Spirito, le responsabilità laicali, certamente non sarebbe un prete come la Chiesa oggi lo vuole”.

Il Patriarca Emerito – ha concluso il suo successore alla guida del Patriarcato di Venezia – era “uomo semplice, riservato; si considerava espressione di quel mondo contadino da cui proveniva e proprio a queste radici legava la sua timidezza innata che mai lo abbandonò del tutto”.