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Vocazioni, il Papa: "Nella missione non c'è posto per il timore"

Ordinazioni presbiterali presiedute da Papa Francesco |  | Alexey Gotovskiy/CNA Ordinazioni presbiterali presiedute da Papa Francesco | | Alexey Gotovskiy/CNA

La dimensione missionaria della chiamata cristiana. E’ il punto centrale del Messaggio che Papa Francesco ha scritto in occasione della 54/ma Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni sul tema: Sospinti dallo Spirito per la missione, che si celebrerà il prossimo 7 maggio.  

Francesco ricorda che l’annuncio della Buona Notizia non è un fatto privato bensì deve - trasformato dalla gioia di sentirsi amato da Dio - comunicarla al prossimo.  “L’impegno missionario” non è un ornamento, ma “è situato nel cuore della fede stessa: la relazione con il Signore implica l’essere mandati nel mondo come profeti della sua parola e testimoni del suo amore”.

Chi annuncia non deve essere pavido. “Non c’è posto - scrive il Papa - per il timore: è Dio stesso che viene a purificare le nostre labbra impure, rendendoci idonei per la missione. In virtù del Battesimo, ogni cristiano è un cristoforo, cioè uno che porta Cristo ai fratelli. Ciò vale in modo particolare per coloro che sono chiamati a una vita di speciale consacrazione e anche per i sacerdoti. Con rinnovato entusiasmo missionario, essi sono chiamati ad uscire dai sacri recinti del tempio, per permettere alla tenerezza di Dio di straripare a favore degli uomini”.

Di questi sacerdoti “la Chiesa ha bisogno”. E per capire la missione cristiana il Pontefice invita a rileggere i brani del Vangelo sull’inizio della missione di Gesù nella sinagoga di Nazareth; l’episodio dei discepoli di Emmaus e la parabola del seme.

Come Gesù “è unto dallo Spirito e mandato” così il “discepolo missionario” deve “partecipare attivamente alla missione del Cristo. Questa è la nostra missione: essere unti dallo Spirito e andare verso i fratelli ad annunciare la Parola, diventando per essi uno strumento di salvezza”.

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Nella scena di Emmaus - spiega ancora Papa Francesco - “Gesù si affianca al nostro cammino. C’è il rischio che la missione cristiana appaia come una mera utopia. Ma se contempliamo Gesù Risorto, che cammina accanto ai discepoli di Emmaus la nostra fiducia può essere ravvivata”. Vediamo una vera e propria “liturgia della strada, che precede quella della Parola e del Pane spezzato e ci comunica che, in ogni nostro passo, Gesù è accanto a noi!” I discepoli si sentono sconfitti e Gesù invece di giudicarli “percorre la loro stessa strada e, invece di innalzare un muro, apre una nuova breccia. Lentamente trasforma il loro scoraggiamento, fa ardere il loro cuore e apre i loro occhi, annunciando la Parola e spezzando il Pane. Allo stesso modo, il cristiano non porta da solo l’impegno della missione, ma sperimenta, anche nelle fatiche e nelle incomprensioni, che Gesù cammina con lui, parla con lui, respira con lui, lavora con lui. Sente Gesù vivo insieme con lui nel mezzo dell’impegno missionario”.

Infine, guardando alla parola del seme scopriamo come sia Gesù a farlo germogliare. Dal Vangelo - sottolinea il Papa - impariamo “lo stile dell’annuncio”. Non si deve cadere nella “smania di potere, nel proselitismo o nel fanatismo intollerante”. Bisogna rifiutare “l’idolatria del successo e della potenza, la preoccupazione eccessiva per le strutture, e una certa ansia che risponde più a uno spirito di conquista che a quello del servizio”. Il seme è piccolo e “cresce silenziosamente grazie all’opera incessante di Dio” perché Lui “supera le nostre aspettative e ci sorprende con la sua generosità, facendo germogliare i frutti del nostro lavoro oltre i calcoli dell’efficienza umana”.

In tal senso per la pastorale vocazionale e la missione cristiana è necessaria “la preghiera assidua e contemplativa. Occorre alimentare la vita cristiana con l’ascolto della Parola di Dio e, soprattutto, curare la relazione personale con il Signore nell’adorazione eucaristica, luogo privilegiato di incontro con Dio”.

Oggi servono “pastori che spendono la loro vita a servizio del Vangelo” per questo occorre pregare Dio affinchè doni “sacerdoti innamorati del Vangelo, capaci di farsi prossimi con i fratelli ed essere, così, segnovivo dell’amore misericordioso di Dio”.

Il Papa si dice certo che anche oggi sia possibile “ritrovare l’ardore dell’annuncio e proporre, soprattutto ai giovani, la sequela di Cristo. Dinanzi alla diffusa sensazione di una fede stanca o ridotta a meri doveri da compiere, i nostri giovani hanno il desiderio di scoprire il fascino sempre attuale della figura di Gesù, di lasciarsi interrogare e provocare dalle sue parole e dai suoi gesti e, infine, di sognare, grazie a Lui, una vita pienamente umana, lieta di spendersi nell’amore”. E il primo esempio a cui guardare è Maria, Madre di Gesù.