Era una diocesi che non c’era più, presa dalla devastazione del Daesh, conosciuto anche come ISIS, che ne aveva fatto la sua capitale. Ma ora Mosul sta vivendo una ricostruzione, e il 15 ottobre rinasceranno ufficialmente le chiese di al-Tahira e Mar Toma, ristrutturate grazie al supporto dell’Alleanza Internazionale per la protezione del patrimonio (ALIPH), il concorso scientifico del Consiglio Statale delle Antichità e del Patrimonio di Mosul (SBAH) e l'Istituto Monsignor Najeeb Mickhael Moussa op Arcivescovo caldeo di Mosul e Akra.
L’auspicio è che la causa di beatificazione prosegua spedita, per il vescovo Paul Faraj Rahho. Ed è una causa importante, perché si tratta del riconoscimento di un martirio, dunque di una beatificazione che non ha bisogno di un miracolo. E martire, per la sua gente, il vescovo Paul Faraj Rahho, arcivescovo di Mosul trovato morto 13 marzo 2008, lo era davvero.
La fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre ha pubblicato il rapporto “Life after ISIS: New challenges to Christianity in Iraq”. Lo studio esamina le minacce che incombono attualmente sui cristiani iracheni tornati nelle loro case della Piana di Ninive dopo la drammatica persecuzione del 2014, riconosciuta internazionalmente come genocidio.