Dopo due anni di pausa dovuti alla pandemia, ha ripreso a incontrarsi in presenza il Comitato di Coordinamento della Commissione Mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa. Un incontro provvidenziale, mentre il mondo ortodosso sembra vivere un momento drammatico, per portare avanti il dialogo e, soprattutto, compiere passi decisivi verso la pubblicazione di un secondo documento su primato e sinodalità.
Sono tre i progetti del Comitato direttivo della Fondazione Pro Oriente, che vanno dalla guarigione delle ferite alla implementazione dei dialoghi già stabiliti, e che puntano, come è negli scopi della fondazione, di dare nuovo impulso al cammino ecumenico tra cattolici e ortodossi.
Dopo lo scisma ortodosso a causa dell’approvazione da parte di Costantinopoli dell’autocefalia ucraina, il Patriarcato di Mosca ha lasciato tutti i tavoli ecumenici multilaterali in cui il Patriarcato Ecumenico aveva ruoli di co-presidenza, come il tavolo teologico cattolico-ortodosso. Ma, se non c’è più dialogo a livello multilaterale, il Patriarcato continua ad avere relazioni bilaterali con la Santa Sede. E sono relazioni che si muovono soprattutto sul piano culturale.
Cinque anni dopo l’incontro tra Papa Francesco e Kirill, in attesa di un secondo incontro che alcuni pensano possa avvenire in Kazakhstan quest’anno, Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e Patriarcato di Mosca si incontrano per commemorare quell’evento. E quest’anno, il tema dell’incontro è quasi obbligato: la pandemia.
I santi come segni di unità. Le iniziative culturali in comune. L’impegno per i cristiani perseguitati. Quattro anni dopo lo storico incontro dell’Avana tra Papa Francesco e il Patriarca Kirill, continua il dialogo tra il Patriarcato di Mosca e la Chiesa cattolica. Quest’anno, l’anniversario dell’incontro dell’Avana è stato celebrato a Roma, in una conferenza, sui “Santi, semi e segni di unità”. Ma l’evento è stata anche l’occasione di un incontro del Gruppo misto di lavoro per il coordinamento di progetti culturali e sociali tra la Santa Sede e la Chiesa ortodossa russa. E, con l’occasione, il metropolita Hilarion, a capo del Dipartimento di Relazioni Esterne di Mosca, ha anche incontrato Papa Francesco il 13 febbraio.
È dal 1977 che una delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli partecipa alla festa dei Santi Pietro e Paolo, e una delegazione della Santa Sede partecipa al Fanar alla festa di Sant’Andrea. L’appuntamento di quest’anno era però particolare.
La difesa della vita come luogo di scambio ecumenico: tre anni dopo lo storico incontro dell’Avana tra Papa Francesco e il Patriarca Kirill, il Cardinale Kurt Koch e il metropolita Hilarion si incontrano a Mosca, il prossimo 12 febbraio, per portare avanti il dialogo che è nato da quell’incontro.
Non c’era la Chiesa Ortodossa Russa, che ha lasciato il tavolo in seguito alla disputa sull’autocefalia ucraina. Ma, nonostante il contesto fatto di “luci ed ombre”, il Comitato di Coordinamento della Commissione Mista Internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa si è riunito, ha discusso due documenti, ha deciso di andare avanti sulla compilazione di uno, dedicato a Primato e Sinodalità nel Secondo Millennio, rimandando ad un secondo momento la discussione sull’altro documento, intitolato Verso l’unità della fede: questioni teologiche e canoniche.
Il Cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, ha cominciato il 28 novembre la tradizionale visita che la delegazione della Santa Sede compie al Fanar, sede del Patriarcato Ecumenico, per la festa di Sant’Andrea. Una visita che avviene in uno scenario delicato, mentre Costantinopoli e Mosca continuano a battagliare sulla questione dell’autocefalia della Chiesa ortodossa ucraina.
L’Icona del Crofisso di Dionisj arriverà direttamente a Roma dalla Russia, per la prima volta. Lo ha annunciato il metropolita Hilarion, a capo del Dipartimento delle Relazioni Estere del Patriarcato di Mosca, parlando di fronte a Papa Francesco nella mattina.
Il dialogo ecumenico tra Patriarcato di Mosca e Chiesa Cattolica trova nella difficile situazione in Siria uno spiraglio pratico, celebrato in un simposio a Vienna che ha visto la partecipazione del metropolita Hilarion, a capo del Dipartimento Relazioni Estere del Patriarcato di Mosca e del Cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.
Quale è lo stato dei rapporti ortodossi-cattolici? È la domanda cui tenta di rispondere il metropolita Hilarion, a capo del Dipartimento di Relazioni Estere del Patriarcato Ortodosso di Mosca, in una “lectio doctoralis” tenuta oggi a Bari ricevendo la laurea “honoris causa” in Sacra Liturgia dalla Facoltà Teologica Pugliese.
Sono stati superati gli attacchi di proselitismo ai cattolici, dopo la situazione molto difficile succeduta alla decisione di San Giovanni Paolo II di istituire delle diocesi nel territorio russo. E, di certo, il passaggio delle reliquie di San Nicola a Mosca e San Pietroburgo ha fatto molto nel percorso dei rapporti ecumenici tra Chiesa Cattolica e Patriarcato di Mosca, dopo lo storico incontro dell’Havana del 12 febbraio 2016. Ma c’è ancora molto da fare, perché solo ora la Chiesa cattolica di russia ha davvero un volto russo– spiega ad ACI Stampa padre Diogenes Urquiza, missionario del Verbo Incarnato da 30 anni nel Paese e oggi delegato del vescovo Clemens Pickel, della diocesi di San Clemente a Saratov, dallo scorso marzo presidente della Conferenza Episcopale Russa.
Un incontro a Friburgo, in territorio neutro, per marcare il primo anniversario di uno storico incontro e proseguire sul cammino comune. Il Cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, si incontra domenica 12 febbraio con il metropolita Hilarion, presidente del Dipartimento delle Relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca.
“Nutro la speranza che la vostra opera possa indicare vie preziose al nostro percorso, facilitando il cammino verso quel giorno tanto atteso in cui avremo la grazia di celebrare il Sacrificio del Signore allo stesso altare, come segno della comunione ecclesiale pienamente ristabilita”.
L’Europa è cristiana, e i cristiani sono in dialogo: è questo il messaggio che viene dal Quinto Forum Europeo Cattolico-Ortodosso. Si tiene a Parigi dal 9 al 12 gennaio, ed è stato aperto dai discorsi del metropolita Emmanuel e del Cardinale André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi.
Si chiama “Towards a common Understanding of Synodality and Primacy in service to the Unity of the Church” (“Verso una comune comprensione della sinodalità e del primato a servizio dell’unità della Chiesa”), ed è il documento sul quale cattolici e ortodossi contano per continuare il cammino ecumenico. Sarà discusso dal 15 al 22 settembre, durante la XIV sessione plenaria della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa.
È arrivato il 26 febbraio a Roma, e oggi, 29 febbraio, incontrerà Papa Francesco. Abuna Matthias I, Patriarca della Chiesa ortodosso Tewahedo Etiopica, ha trascorso così quattro giorni a Roma, a rinsaldare un dialogo ecumenico che il suo predecessor, Abuna Paulos, aveva portato Avanti con forza.
L’unità dei cristiani comincia dalla Lettonia. Almeno quest’anno in cui è stato proprio l’arcivescovo di Riga, Zbignevs Stankevics, a coordinare i lavori per la stesura del sussidio di preghiera per la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. È una comunità viva, quella lettone. Lo scorso dicembre, è stata aperta Radio Marija Latvija, che ha – racconta l’arcivescovo Stankevics – “diventa una voce cattolica importante tra le radio, dando la possibilità di diffondere il messaggio di Cristo anche a coloro che non vanno in Chiesa”. L’arcivescovo parla con ACI Stampa anche del modo in cui si è sviluppata la stesura del sussidio.
Non ci sono ostacoli per un viaggio del Papa in Russia. Ma magari i tempi sono più maturi per un incontro tra la Chiesa di Roma e il Patriarcato di Mosca in un territorio che non sia né Roma né Mosca. Se ne parla da tempo, e lo conferma l’arcivescovo Paolo Pezzi, che dal 2007 guida l’arcidiocesi di Mosca. Che racconta ad Aci Stampa anche un po’ dello stato del dialogo tra cattolici e ortodossi in Russia.