Ultime Notizie: Papa a Sarajevo

Pastorale di Papa Francesco, Kosevo Stadium, Sarajevo, 6 giugno 2015 / Andreas Dueren / ACI Group

Il Pastorale, la campana e la sedia di legno. Storie del Papa a Sarajevo

Poco prima della Messa, c’era una certa agitazione nella tenda che fungeva da sacrestia per il Papa al Kosevo Stadium. Monsignor Guido Marini, Cerimoniere Pontificio, a un certo punto si è assentato. Poi è tornato, ha dato le ultime disposizioni. Cose normali, in una organizzazione che viene curata nei minimi dettagli. Ma quando Papa Francesco è uscito per la Messa, proprio un dettaglio cattura l’attenzione: la sua croce pastorale è avvolta, alla fine del manico, dove il Papa la impugna, da una sorta di nastro adesivo.

Croce sull'altare per la Messa di Papa Francesco a Sarajevo, 6 giugno 2015  / Andreas Dueren / ACI Group

Sarajevo, rimarginare le ferite della guerra

“Io non odio nessuna etnia, non odio gli uomini in quanto categoria. Io so che quello che mi è stato fatto non può essere attribuito a un intero popolo.” Janko Samolikovic, di Visegrad, è uno dei sopravvissuti dei campi di prigionia della guerra dell’ex Jugoslavia. Ha fatto un percorso di riconciliazione, ha elaborato il dramma subito. Perché questo è quello che Papa Francesco ha trovato arrivando a Sarajevo: una città ferita, come la croce posta sull’altare che viene da un monastero distrutto durante la guerra, le cui ferite faticano a rimarginarsi.

Ponte Vrbanja, Sarajevo, 5 giugno 2015. Sullo sfondo, le case che portano ancora i segni dei tiri dei cecchini / Andreas Dueren / ACI Group

La guerra a Sarajevo ha ucciso anche "Romeo e Giulietta"

Il percorso che Papa Francesco farà a partire dall’aeroporto di Sarajevo per arrivare al Palazzo presidenziale per tenere il suo primo discorso di una lunga giornata era quello ambito da molti in tempo di guerra. Perché quella che oggi si chiama Zmaja od Bosne  era il Viale dei Cecchini, in bosniaco Aleja Snajpera. Chi passava da lì, veniva colpito dai cecchini appostati sulle montagne, o all’interno di alcuni edifici. A un certo punto, poco prima del Palazzo presidenziale, il Papa troverà alla sua sinistra la Chiesa Cattolica di San Giuseppe, monumento nazionale della Bosnia Erzegovina e per un periodo in corsa per diventare la cattedrale della Città. Girando lo sguardo verso destra, vedrà il ponte di Vrbanja. Lì sono molti in molti, sotto il tiro dei cecchini. Lì sono morti anche il Romeo e Giulietta di Sarajevo.  

Arcivescovo Luigi Pezzuto, Nunziatura Apostolica di Sarajevo, 4 giugno 2015 / Andreas Dueren, ACI Group

Aspettando il Papa, il nunzio a Sarajevo vede un futuro roseo per la Bosnia

“Le visite dei Papi portano sempre eccitazione. Ma io penso che la vera sfida è nel prolungamento virtuale della visita del Papa. Dopo il dato storico dell’arrivo di Papa Francesco, c’è tutto quello che viene dopo, il modo in cui gli stimoli che ha portato la visita saranno messi in pratica.” L’arcivescovo Luigi Pezzuto è nunzio apostolico in Bosnia Erzegovina, e parla con ACI Stampa il 4 giugno 2015, alla vigilia della visita di Papa Franceco. Riceve nel salotto in cui Papa Francesco incontrerà i vescovi della Bosnia sei in tutto, prima di andare a pranzo e poi proseguire la giornata.

Ifet Mustafic, ufficio del  Raisu-l-Ulama, Comunità Islamica di Sarajevo, 4 giugno 2015 / Andreas Dueren / ACI Group

Religioni a Sarajevo, un obiettivo: ricostruire la fiducia reciproca

“Ricostruire la fiducia.” Quando gli viene chiesto della più importante sfida che devono affrontare le religioni unite in Bosnia, Ifet Mustafic, che si occupa del dialogo interreligioso nell’ufficio dell’Ulema nella Comunità Islamica di Bosnia Erzegovina, non ha dubbi.

Sarajevo si rifà il trucco per la visita del Papa, 5 giugno 2015 / Andreas Dueren / ACI Group

Sarajevo aspetta Papa Francesco. Card. Puljic: “Ha dato molta gioia a tutti.”

“Il Papa ha dato molta gioia a tutti.” Parla così il Cardinal Vinko Puljic, arcivescovo di Sarajevo, ad ACI Stampa, mentre sta per tenere una conferenza con il membro croato della presidenza bosniaca, Dragan Covic, che è anche il presidente del Comitato Preparatore. Grande gioia, una organizzazione che si prospetta difficile per un Paese in fondo piccolo e disorganizzato.