La morte dell’ambasciatore Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci, uccisi in un agguato nei pressi di Goma lo scorso 22 febbraio insieme al congolese Mustapha Milambo, “deve costituire un appello a non abituarsi, a non rassegnarsi al male e al dolore, tanto meno laddove sembrano essere di casa, perché esso continua a mietere vittime, tra le quali un giorno potrebbe esserci chiunque di noi”.
La vicinanza “alle famiglie dell’ambasciatore Luca Attanasio e del militare dell’Arma dei Carabinieri Vittorio Iacovacci, alle istituzioni italiane e in particolare all’Arma dei Carabinieri” arriva dall’arcivescovo ordinario militare per l’Italia (Omi), Santo Marcianò.
Cinque giorni dopo aver finalmente debellato l’ultima epidemia di Ebola, nella Repubblica Democratica del Congo è arrivato il primo caso di coronavirus, registrato l’11 marzo scorso a Kinshasa, capitale del Paese e terza area metropolitana più grande dell’Africa
La Repubblica Democratica del Congo sprofonda nell’incubo ebola. L’epidemia ha raggiunto la città di Mbandaka, dove finora sono morte 25 persone.
Grande attività, questa settimana, nelle missioni della Santa Sede alle Nazioni Unite di Ginevra e New York. A Ginevra, si è discusso il global compact sui rifugiati, ma si è tenuta anche una sessione speciale sulla Repubblica Democratica del Congo, un tema che la Santa Sede ha molto a cuore. A New York, sono terminate le riunioni della Commissione sullo Sviluppo Sociale, che da tempo si distingue per una agenda che cerca di introdurre il diritto all’aborto (mascherato da diritto alla salute riproduttiva) nei documenti ONU. Ma anche la Laudato Si continua a generare discussione. Ne ha parlato anche il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, alla Conferenza Episcopale di Oceania.
Non ci sono stati interventi della Santa Sede nel multilaterale, in quest’ultima settimana, sebbene il lavoro continui costantemente nelle missioni presso le Nazioni Unite e altri organismi internazionali. Ci sono stati, però, eventi significativi per la diplomazia pontificia, soprattutto dal punto di vista bilaterale. E c’è un anniversario da celebrare: quello dei 54 anni della Missione della Santa Sede alle Nazioni Unite come Osservatore Permanente.
“Invito tutti i fedeli ad una speciale Giornata di preghiera e digiuno per la pace il 23 febbraio prossimo, venerdì della Prima Settimana di Quaresima. La offriremo in particolare per le popolazioni della Repubblica Democratica del Congo e del Sud Sudan”.
Superbia, avarizia, brama di potere, menzogna fomentano le guerre. In particolare quella lunga e sanguinosa della Repubblica Democratica del Congo. Uno stato al quale il Papa aveva dedicato una preghiera per la pace lo scorso 23 novembre e che è stato al centro ( insieme al Sud Sudan ) della tavola rotonda “Costruiamo insieme la pace”, organizzata alla Pontificia Università Urbaniana, dall’Unione dei Superiori Generali e dall’associazione “Solidarity for South Sudan”, con la collaborazione del Dicastero per il servizio dello Sviluppo Umano Integrale. E proprio ieri, Papa Francesco, ha lanciato un nuovo appello di pace per la Repubblica Democratica del Congo. ACI Stampa ne ha parlato con Suor Sheila Kinsey, Co-segretario esecutivo della Commissione JPIC dell’USG-UISG e organizzatrice dei lavori.
Un nuovo appello di Papa Francesco per la Repubblica Democratica del Congo durante l’Udienza Generale di oggi in Piazza San Pietro: “Purtroppo continuano a giungere notizie preoccupanti dalla Repubblica Democratica del Congo. Pertanto, rinnovo il mio appello perché tutti si impegnino ad evitare ogni forma di violenza. Da parte sua, la Chiesa non vuole altro che contribuire alla pace e al bene comune della società”.Un nuovo appello di Papa Francesco per la Repubblica Democratica del Congo durante l’Udienza Generale di oggi in Piazza San Pietro: “Purtroppo continuano a giungere notizie preoccupanti dalla Repubblica Democratica del Congo. Pertanto, rinnovo il mio appello perché tutti si impegnino ad evitare ogni forma di violenza. Da parte sua, la Chiesa non vuole altro che contribuire alla pace e al bene comune della società”.
“Noi cristiani crediamo e sappiamo che la pace è possibile perché Cristo è risorto. Lui ci dona lo Spirito Santo che abbiamo invocato”. Così Papa Francesco invitava tutti i fedeli a pregare durante la celebrazione di preghiera per la pace in Sud Sudan e nella Repubblica Democratica del Congo lo scorso novembre a San Pietro. E su questo “speciale invito” del Pontefice nasce la Tavola Rotonda “Costruire la pace insieme” per il Sud Sudan e la Repubblica Democratica del Congo, che si è tenuta ieri alla Pontificia Università Urbaniana.
"I parrocchiani assistevano alla Santa Messa, quando i soldati hanno aperto il fuoco", così padre Apollinaire Cibaka Cikongo, docente presso il seminario maggiore del Cristo Re a Malole, racconta ad Aiuto alla Chiesa che Soffre quanto accaduto nella Repubblica Democratica del Congo lo scorso 31 dicembre.
Il colore e i suoni dell’ Africa a San Pietro per pregare per la pace in Sud Sudan e in Congo. Una veglia con Papa Francesco che tanto avrebbe voluto essere in quelle regioni, una preghiera per la conversione dei cuori: “Nel Sud Sudan avevo già deciso di compiere una visita, ma non è stato possibile- ha detto- Sappiamo però che la preghiera è più importante, perché è più potente: la preghiera opera con la forza di Dio, al quale nulla è impossibile”.
L’appuntamento è per il 23 novembre prossimo alle 17.30 per una Veglia di preghiera nella Basilica San Pietro, per la pace in Sud Sudan e nella Repubblica Democratica del Congo
Le violenze nelle Repubblica Democratica nel Congo, i recenti attentati in Pakistan sono oggetto del pensiero di Papa Francesco al termine dell’Angelus. Un Angelus dedicato al comandamento dell’amore, proposto da Gesù come reazione al male.
Santa Sede e Repubblica del Congo hanno firmato stamane l'Accordo-quadro che garantisce alla Chiesa “la possibilità di svolgere la propria missione nel Congo”. “In particolare – si legge nella nota ufficiale - viene riconosciuta la personalità giuridica della Chiesa e delle sue Istituzioni”. Il documento è stato siglato per la parte vaticana da Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato del Papa, e per la Repubblica del Congo. Clément Mouamba, Primo Ministro.
La Repubblica Democratica del Congo al centro dei pensieri di Papa Francesco. Le violenze che sono scoppiate nel Paese allo scadere del mandato del presidente Joseph Kabila, e rischiano di tramutarsi in una nuova guerra civile. Per questo, Papa Francesco ha rivolto un appello per la riconciliazione nella nazione, chiedendo che “coloro che hanno responsabilità politiche ascoltino la voce della propria coscienza, sappiano vedere le crudeli sofferenze dei loro connazionali e abbiano a cuore il bene comune”.
Santa Sede e Repubblica Democratica del Congo hanno firmato stamane l'Accordo-quadro su materie di comune interesse. Il documento è stato siglato per la parte vaticana da Monsignor Paul Richard Gallagher, Segretario per iRapporti con gli Stati, e per la parte congolese da Raymond Tshibanda N'Tungamulongo, Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.