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Migranti, Montenegro: "Con i no non si costruisce il futuro"

Il Cardinale Francesco Montenegro |  | MM ACI Stampa Il Cardinale Francesco Montenegro | | MM ACI Stampa

Al 1° gennaio 2016 i migranti arrivati in Italia erano 1.217 in più rispetto all'anno precedente. Un aumento pari allo 0,03%. Lo afferma il Rapporto Caritas Migrantes 2016 presentato oggi a Roma.

Il rapporto evidenzia come il 56,2% degli stranieri in Italia risiedano al Centro Nord. In testa la Lombardia, seguita da Lazio, Emilia Romana e Veneto. Della complessiva popolazione straniera presente nel nostro Paese circa la metà proviene da una nazione europea.

La presenza giovanile è sempre più robusta: sono infatti 814.815 gli alunni stranieri in Italia. E il rapporto è dedicato in particolare ai giovani. Di tutto questo ACI Stampa ha parlato con il Cardinale Francesco Montenegro, Arcivescovo di Agrigento e Presidente di Caritas Italiana.

Eminenza, che cosa emerge dal Rapporto 2016?

Si è voluta fotografare la realtà giovanile e quindi saper leggere i numeri è importante ma non è tanto la statistica in sè, quanto leggere una storia che c'è. Quando la maggior parte di quelli che arrivano sono giovani mi devo porre il problema: questi giovani, oggi e domani, che sono futuro e presente... questi giovani potrebbero arricchire la nostra terra. Se noi continuiamo a tenere il freno a mano tirato ci ritroveremo questa gente - come in alcuni casi sta avvenendo - contro di noi perchè abbiamo dato tetto e cibo ma non gli abbiamo dato la possibilità di vivere in quella realtà che li ha ospitati.

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L'accoglienza quindi non è solo tetto e cibo...

Per niente. Quella è la parte iniziale, è il tratto di strada che si fa insieme, è il conoscersi. L'integrazione parte dal fatto che sono io che devo tener conto di te che vieni da fuori e che mi stai accanto e vedere cosa abbiamo in comune.

Nel rapporto si parla di Italia multiculturale. Avverte paura intorno a questo aggettivo?

Per adesso sembra che sia così. Il futuro quale sarà? Il passato ci ha detto che mettere i muri significa perdere e abbiamo abbattuto tutti i muri. Ora puntiamo a un futuro diverso costruendo muri, fili spinati. Il Papa invece ci parla di ponti. Se il passato ha deluso credo che ora si debba fare il tentativo del punto e può darsi che lì troveremo spazi nuovi e terre nuove.

Il rapporto parla molto dei giovani, se ne parlerà anche nel prossimo Sinodo...

Nel Sinodo il tema immigrazione dovrà entrare perchè questo è un sintomo della fascia giovanile e allora se voglio guardare al meglio quella che è la realtà giovanile oggi, allora devo anche guardare a questi giovani migranti. Parlare di loro è parlare con loro.

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In questi giorni si discute della riforma della concessione della cittadinanza.

Non si può partire dall'idea del non si fa, perchè si va contro la storia, contro il senso comune della convivenza. Bambini che sono nati in Italia, sono cresciuti qui, giocano e studiano con i nostri improvvisamente si sentono dire: tu non sei dei nostri. Allora diciamo tu sei di nostri, poi se ci sono modifiche da fare si facciano. Dire no ad ogni costo mi lascia perplesso. Se il futuro è creare possibilità nuove, come costruisco il nuovo dicendo no?