giovedì, maggio 02, 2024 Donazioni
Un servizio di EWTN News

Cristo offre ciò che nessun uomo può promettere. IV Domenica di Pasqua

Gesù nel brano di Vangelo di oggi si presenta con queste parole: “Io sono il buon Pastore”. “IO SONO” è il nome con il quale Dio si è rivelato a Mosè nel roveto ardente e che Gesù applica a sè in numerose occasioni. Facendo proprio il nome di Dio, Gesù rivela sua uguaglianza con Lui e la sua origine divina. Presentandosi, poi, come il Buon Pastore, manifesta il suo “programma pastorale”, stilato nel seno della Santissima Trinità. Egli, infatti, afferma:” Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre che rimane in me, compie le sue opere (Gv14,10ss). Dio, come afferma Origene, “soffre una passione d’amore” per l’umanità precipitata nel peccato e nella morte e che vive disperata e sofferente. E poiché desidera risanarla e renderla partecipe della sua vita divina, affida questo meraviglioso progetto di salvezza al proprio Figlio che, presentatosi nella nostra carne mortale, si propone a noi con dolcezza, persuasione e amore (Mt 11, 28-30). Questo programma di bene in favore dell’umanità viene realizzato nonostante la mediocrità, la debolezza, la miseria e le resistenze dell’uomo, che fatica a comprendere l’amore puro, come quello di Dio che non chiede nulla in cambio.

All’uomo che accetta la sua Parola e lo accoglie, Gesù offre la vita eterna, la quale riassume tutti i beni della salvezza. Io sono venuto (in quanto mandato dal Padre) perché (le sue pecore) abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza. La vita è il dono più grande che Dio ci ha dato. Ma la vita è destinata a finire. La morte, dunque, regnerà per sempre? L’uomo è destinata al nulla? Questi interrogativi trovano risposta nell’Incarnazione, nella vita, nella morte e resurrezione di Cristo. Con la sua resurrezione, Gesù è divenuto il Signore della vita. Lui è il Vivente e in quanto tale offre a coloro che lo seguono e confidano in Lui, la vita in misura sovrabbondante, che eccede la nostra immaginazione. Una vita “al suo livello più alto” è una vita salvata.

La vita in abbondanza che il Signore promette ci viene partecipata fin d’ora per mezzo dei sacramenti: il Battesimo che fa della nostra esistenza un cammino verso l’eternità; la Penitenza che rinnova continuamente la vita divina grazie al perdono dei peccati; l’Eucarestia che rende “possibile…incontrare la vita vera” (sant’Agostino). Così come la vita terrena è dono prezioso del Padre che nessuno deve violare, la vita eterna è un dono nuziale che Cristo risorto fa alla sua sposa che è la Chiesa. Cristo, offre ciò che nessun uomo può promettere. Se questo è quanto Gesù dona, allora seguirlo deve divenire la nostra prima e fondamentale preoccupazione, l’assoluto e irrinunciabile impegno. Pensare di accogliere il suo invito a donargli totalmente la nostra vita nella consacrazione sacerdotale o religiosa non è, allora, né illogico, né una perdita, ma trovare quella pienezza di amore, alla quale tutti aspiriamo e che purtroppo, tante volte sostituiamo con surrogati che non sono in grado di offrire una visione alta della vita e, conseguentemente lasciano l’amaro in bocca.

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