martedì, maggio 07, 2024 Donazioni
Un servizio di EWTN News

Papa Francesco respinge le dimissioni di Marx, niente sociologismi ma affrontare la crisi

Papa Francesco ha respinto le dimissioni del cardinale di Monaco Marx  con una lettera che è stata pubblicata dalla Sala Stampa della Santa Sede.

Lo scorso 4 giugno il cardinale aveva presentato le dimissioni al Papa e in un comunicato aveva motivato con la crisi per la questione degli abusi sessuali. 

lIl Papa nella lettera in spagnolo scrive. “ Tutta la Chiesa è in crisi per il problema degli abusi, la Chiesa oggi non può fare un passo avanti senza farsi carico di questa crisi. La politica dello struzzo

non porta a nulla, e la crisi va assunta dalla nostra fede pasquale.  Sociologismi e psicologismi sono inutili. Affrontare la crisi, personalmente e come comunità, è l'unico modo fruttuoso. Perché da una crisi non si esce da soli ma in comunità e dobbiamo anche tenerne conto che da una crisi si esce migliori o peggiori ma mai uguali”.

Nel testo il Papa concorda con il cardinale “nel descrivere la triste storia degli abusi sessuali e il modo in cui la Chiesa l'ha affrontata fino a poco tempo fa come una catastrofe. Rendersi conto di questa ipocrisia nel modo in cui viviamo la nostra fede è una grazia, è un primo passo che dobbiamo fare. Dobbiamo farci carico della storia, sia personalmente che come comunità. Non possiamo rimanere indifferenti di fronte a questo crimine”.

Il Papa sottolinea che di queste situazioni ogni vescovo è chiamato a farsi carico e che dopo i “mea culpa” serve una riforma che non è fatta solo di parole, ma servono “atteggiamenti” coraggiosi “e ogni riforma comincia da sé stessi. La riforma nella Chiesa è stata fatta da uomini e donne che non hanno avuto paura di entrare in crisi e lasciarsi riformare dal Signore”.

Bisogna agire senza seppellire il passato “il silenzio, le omissioni, il dare troppo peso al prestigio delle istituzioni portano solo al fallimento personale e storico”.

Per il Papa si deve seguire la via dello Spirito “e il punto di partenza è l'umile confessione: abbiamo sbagliato, abbiamo peccato. Né i sondaggi né il potere delle istituzioni ci salveranno. Non ci salverà il prestigio della nostra Chiesa, che tende a nascondere i suoi peccati; non ci salverà il potere del denaro o l’opinione dei media (così spesso siamo troppo dipendenti da loro). Ci salveremo aprendo la porta a Colui che può farlo e confessando la nostra nudità: ‘ho peccato’, ‘abbiamo peccato’... e piangendo, e balbettando come meglio possiamo quel ‘allontanati da me, perché sono un peccatore’, l'eredità che il primo Papa ha lasciato ai Papi e ai Vescovi della Chiesa”. E solo così “sentiremo quella vergogna guaritrice che apre le porte alla compassione e alla tenerezza del Signore che è sempre vicino a noi”.

E conclude: “E questa è la mia risposta, caro fratello Continua come tu proponi, ma come arcivescovo di Munchen e Freising”. Ricordando che il Vescovo di Roma, Successore di quel Pietro che aveva detto a Gesù “Vattene da me, perché sono un peccatore”, lo può capire bene e lo invita ad ascoltare la riposta che il Nazareno diede al Principe degli Apostoli: “Pasci le mie pecorelle”.

 

 

 

 

 

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