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Papa Francesco: "La salvezza passa per l'umiltà"

“Sono ancora raffreddato e non posso leggere bene”. Così il Papa nell’udienza generale di stamane. Proseguendo il ciclo di catechesi su vizi e virtù, il Papa ha affrontato il vizio della superbia.

“La superbia è autoesaltazione, presunzione, vanità. Vediamo come il vizio della superbia – ha osservato Francesco nel testo letto da un collaboratore - sia molto prossimo a quello della vanagloria. Però, se la vanagloria è una malattia dell’io umano, essa è ancora una malattia infantile se paragonata allo scempio di cui è capace la superbia”.

Di tutti i vizi – ha aggiunto - la superbia è gran regina: chi cede a questo vizio è lontano da Dio, e l’emendazione di questo male richiede tempo e fatica, più di ogni altra battaglia a cui è chiamato il cristiano. In realtà, dentro questo male si nasconde il peccato radicale, l’assurda pretesa di essere come Dio. Il peccato dei nostri primogenitori è a tutti gli effetti un peccato di superbia”.

Francesco ha ricordato poi le ricadute della superbia nella vita di tutti i giorni, spiegando come “essa rovini i rapporti umani, avveleni quel sentimento di fraternità che dovrebbe invece accomunare gli uomini”.

Il Papa ha descritto il superbo: “è altero, non si piega. È un uomo facile al giudizio sprezzante: per un niente emette sentenze irrevocabili nei confronti degli altri, che gli paiono irrimediabilmente inetti e incapaci. Nella sua supponenza, si dimentica che Gesù nei Vangeli ci ha assegnato pochissimi precetti morali, ma su uno di essi si è dimostrato intransigente: non giudicare mai. Ti accorgi di avere a che fare con un orgoglioso quando, muovendo a lui una piccola critica costruttiva, o un’osservazione del tutto innocua, egli reagisce in maniera esagerata, come se qualcuno avesse leso la sua maestà: va su tutte le furie, urla, interrompe i rapporti con gli altri in modo risentito”.

Con un superbo – ha ammesso il Pontefice – è impossibile parlare o correggere qualcosa “perché in fondo non è più presente a sé stesso. Bisogna solo avere pazienza, perché un giorno il suo edificio crollerà”.

La salvezza – ha concluso - passa per l’umiltà, vero rimedio ad ogni atto di superbia. È inutile rubare qualcosa a Dio, come sperano di fare i superbi, perché in fin dei conti Lui ci vuole donare tutto”.

 

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