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Papa Francesco, la pazienza cristiana, controcorrente rispetto alla mentalità oggi diffusa

Dall' Inno alla Carità la riflessione di Papa Francesco arriva a parlare di pazienza.

All'udienza generale che si è tenuta in aula Paolo VI per la pioggia, Francesco spiega, leggendo la catechesi personalemnte, che l'udienza si tiene all'interno per la pioggia, e legge il testo preparato, un modo per far capire che sta bene.

E dice "che la pazienza di Gesù non consiste in una stoica resistenza nel soffrire, ma è il frutto di un amore più grande".

Pazienza che emerge nella Passione, e che è una virtù. La pazienza di Dio che è "lento all' ira" è un concetto biblico. E l’amore di Dio, "che davanti al peccato propone il perdono". E quindi "non c’è migliore testimonianza dell’amore di Cristo che incontrare un cristiano paziente". Eppure spesso manca, eppure "ne abbiamo bisogno come della “vitamina essenziale” per andare avanti, ma ci viene istintivo spazientirci e rispondere al male col male: è difficile stare calmi, controllare l’istinto, trattenere brutte risposte, disinnescare litigi e conflitti in famiglia, al lavoro, nella comunità cristiana".

Ed è una chiamata: "se Cristo è paziente, il cristiano è chiamato a essere paziente. E ciò chiede di andare controcorrente rispetto alla mentalità oggi diffusa, in cui dominano la fretta e il “tutto e subito”; dove, anziché attendere che maturino le situazioni, si spremono le persone, pretendendo che cambino all’istante".

E come si accresce la pazienza? "Essendo, come insegna San Paolo, un frutto dello Spirito Santo, va chiesta proprio allo Spirito di Cristo".

E nella Settimana Santa è portare al Signore "le persone più fastidiose, domandando la grazia di mettere in pratica nei loro riguardi quell’opera di misericordia tanto nota quanto disattesa: sopportare pazientemente le persone moleste. Si comincia dal chiedere di guardarle con compassione, con lo sguardo di Dio, sapendo distinguere i loro volti dai loro sbagli.

Infine, per coltivare la pazienza, virtù che dà respiro alla vita, è bene ampliare lo sguardo. Ad esempio, non restringendo il campo del mondo ai nostri guai (…)E ancora, quando ci sentiamo nella morsa della prova, come insegna Giobbe, è bene aprirsi con speranza alla novità di Dio, nella ferma fiducia che Egli non lascia deluse le nostre attese".

Poi il Papa ricorda che ci sono due padri in udienza che hanno perso le figlie nella guerra, uno israeliano e una arabo, una testimonianza tanto bella di due persone che hanno sofferto nelle loro figlie la guerra della Terra santa e che ora sono seduti vicini. Bassam Aramin e Rami Elhanan, uniti dalla morte delle loro figlie, uccise una da un proiettile israeliano, l’altra da un attacco suicida palestinese: "Qui oggi ci sono due papà. Ambedue hanno perso le loro figlie in questa guerra e ambedue sono amici" dice il Papa.

Al termine dell'udienza il Papa ha pregato per l' Ucraina e la Terra Santa: "Che il Signore ci dia la pace a tutti come dono della sua Pasqua". 

Aggiornato ore 9.45

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