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Quando i giusti tacciono il male avanza indisturbato. XVII Domenica del Tempo Ordinario

La Sacra Scrittura non addolcisce la realtà. Chiame le cose con il loro nome. Parlando di Sodoma e Gomorra afferma, senza giri di parole, che in quelle città il peccato si è fatto sistema, cultura, abitudine. Esse sono divenute la bandiera di una civiltà che scaccia Dio, non si vergogna più del male, anzi lo difende, lo giustifica e lo celebra. San Pietro nella sua seconda lettera parlerà di Sodoma come di un esempio lasciato “per coloro che vivranno empiamente in futuro” (2Pt 2,6).

Abramo, che la Parola di Dio qualifica come amico di Dio, sa molto bene che Dio è un Padre e che sebbene offeso, vuole salvare. E così osa mettersi di “traverso” e parla con il Signore con franchezza e sincerità: Forse vi sono cinquanta giusti… forse quaranta… trenta… venti… dieci…Non giustifica Sodoma, non nega il male, ma crede nella possibilità che qualcuno sia ancora fedele, e che basti anche solo un piccolo resto per trattenere il braccio della giustizia divina. San Giovanni Crisostomo osserva: Dio non accetta di essere ingannato, ma si lascia vincere dalla preghiera del giusto”. Questo è il cuore di Dio: vuole salvare, cerca un appiglio per non punire, attende che qualcuno Gli si metta accanto, come Mosè sul Sinai, come Maria sotto la Croce, come i santi nel corso dei secoli. E se non li trova, allora sì, il giudizio diventa inevitabile. Ma Dio non si compiace della morte del peccatore (Ez 18,23). Vuole salvarlo, anche quando si comporta da nemico.

Mi piace, a questo proposito, ricordare la straordinaria vicenda umana e spirituale di san Charles de Foucauld. Egli stesso, con disarmante onestà, descrive così la sua giovinezza: “A 17 anni ero completamente egoista, proteso verso il male come se fossi in preda alla follia. E quando vivevo nel peggiore modo possibile, ero convinto che fosse tutto assolutamente normale.” Parole forti, che rivelano quanto il cuore umano possa smarrirsi quando si allontana da Dio. Eppure, la grazia non si è arresa. Si è servita della testimonianza di una cugina e di un sacerdote. La zizzania in lui si è trasformata in grano. Quel giovane travolto dal disordine morale è divenuto, attraverso un lungo cammino di conversione, un testimone luminoso del Vangelo, capace di scrivere con verità e ardore: “Per la diffusione del Vangelo sono pronto ad andare fino ai confini del mondo. Desidero soffrire il martirio per amare Gesù di amore totale.” Questa è la vittoria più grande di Dio: non semplicemente togliere la zizzania, ma trasformarla in grano.

Il problema di Sodoma, allora,  non è solo la corruzione, ma l’assenza di giusti. Non è la quantità del peccato che determina la sorte di una persona, di un popolo, di una nazione, ma la presenza o l’assenza del bene. Dio non ha bisogno di folle perchè il bene, quando è autentico, ha un peso reale nella storia. Il male fa rumore, si impone, fa spettacolo. Ma agli occhi di Dio, un solo giusto vale più di mille peccatori. Un uomo che prega in silenzio, una madre che educa i figli nella fede, un giovane che dice no al compromesso, valgono più di tutte le trasgressioni che si applaudono nei salotti e nei palazzi. Sant’Efrem il Siro scrive: “Finché nel mondo c’è un solo giusto che prega, il Signore ha pazienza.

Quando, invece, i giusti tacciono, quando si ritirano, quando si lasciano intimidire, il male avanza indisturbato. Dio non cerca vendetta, ma aspetta che qualcuno tenga viva la brace del bene. Non possiamo restare spettatori. Non possiamo lamentarci del mondo se non ci decidiamo a essere luce e sale. Non possiamo tacere se la verità viene calpestata. Non possiamo vivere da tiepidi, pensando che basti “non fare il male”. E non possiamo neppure nasconderci dietro il numero, perché Dio non ci ha chiesto di essere “in tanti”, ma di essere fedeli.

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