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Un servizio di EWTN News

La vera ricchezza dell’uomo è Dio stesso. XVIII Domenica del Tempo Ordinario

Il Vangelo di questa domenica prende le mossa da una situazione concreta e quotidiana: una lite tra fratelli per un’eredità. Un conflitto che, ancora oggi, ci suona fin troppo familiare. Ma Gesù non si ferma alla superficie della questione. Con la sua sapienza, trasforma quella richiesta materiale in una riflessione sul valore della vita. Attraverso la parabola che racconta, ci invita a porci una domanda scomoda ma necessaria: “Da cosa credi che dipenda davvero la tua vita?"    

Il protagonista è un uomo che Gesù definisce “stolto. Ma che cosa rende stolta la vita. Non è la ricchezza in sè, né il fatto di avere avuto un raccolto abbondante. La stoltezza nasce dall’illusione che la sicurezza e il futuro dipendano unicamente dai beni che si possiede. L’uomo della parabola, dunque, è stolto perché guarda solo a sè stesso. Si chiude nel sogno di un’autosufficienza che esclude Dio e gli altri. Non è un uomo cattivo, ma superficiale in quanto convinto che magazzini più grandi possano garantire un futuro di bene. Il Signore scuote lui e noi non con un rimprovero moralistico, bensì con una domanda che arriva al cuore:“Questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?. Queste parole ci ricordano che la vita non è nelle nostre mani. Non ci appartiene, per quante ricchezze possiamo accumulare. Il suo peccato è l’idolatria della sicurezza. Non è la ricchezza in sé a essere condannata, ma l’attaccamento ad essa come unica fonte di senso, come unico scopo della vita.

Questa parabola ci provoca in modo diretto e profondo, soprattutto in un tempo come il nostro, dominato dal culto dell’efficienza, del profitto, del consumo. Viviamo immersi in un sistema che ci spinge a misurare il valore della vita in base a  ciò che produciamo, acquistiamo o mostriamo. Ma il Vangelo ci richiama alla realtà. Non serve a nulla accumulare tesori per sè, se non si arricchisce presso Dio.” Ma cosa significa “arricchirsi presso Dio”?

Significa spostare il baricentro della nostra sicurezza da ciò che abbiamo a Colui che siamo chiamati ad incontrare. Come diceva Papa Benedetto XVI:“La vera ricchezza delluomo è Dio stesso. Luomo ha bisogno di Dio più di ogni altra cosa.” (Omelia, 27 luglio 2008). E sant’Agostino, con la lucidità che lo caratterizza, aggiunge:“Dove è il tuo tesoro, là è il tuo cuore. Non dire: Ho questo e questaltro. Guarda dove sta il tuo cuore. Se possiedi Dio, hai tutto.”(Sermone 39) Il vero problema, allora, non è ciò che possediamo, ma cosa ci possiede. Gesù non condanna la ricchezza in quanto tale, ma l’illusione che essa possa salvare la vita. È il dramma di chi si attacca ai beni come se fossero eterni, dimenticando che solo l’Amore rimane per sempre. Tutto ciò che nella vita abbiamo vissuto in modo autentico — l’amore donato, il bene fatto in silenzio, la fedeltà nei gesti quotidiani, la generosità vissuta senza clamore — non è sprecato, non finisce nel nulla. Anche se agli occhi del mondo può sembrare piccolo, invisibile o “inutile”, per Dio ha un valore eterno.

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