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Papa Leone XIV: “Il vero perdono non aspetta il pentimento”. Poi, l'appello alla pace per il mondo

Papa Leone XIV all'Udienza Generale

Primo impegno in Vaticano per papa Leone XIV dopo aver lasciato in tarda sera, ieri, la residenza estiva di Villa Barberini a castel Gandolfo.  E' l'Udienza Generale in aula Paolo VI, alle 10, con i gruppi di pellegrini e fedeli provenienti dall'Italia e da ogni parte del mondo. Udienza che per le alte temperature romane si svolge nell'aula progettata dall'architetto Nervi.  Papa Leone XIV riprende il ciclo di catechesi che si svolge lungo l'intero Anno Giubilare, dal titolo “Gesù Cristo nostra speranza”. La sua meditazione si è concentrata sul tema del perdono, prendendo spunto dal Vangelo di Giovanni: “Li amò sino alla fine”. (Gv 13,2).

Il perdono viene descritto da papa Leone come "uno dei gesti più sconvolgenti e luminosi del Vangelo: il momento in cui Gesù, durante l'ultima cena, porge il boccone a colui che sta per tradirlo. Non è solo un gesto di condivisione, è molto di più: è l'ultimo tentativo dell'amore di non arrendersi". Cita il Vangelo di Giovanni e si sofferma, poi, su cosa voglia dire "amare fino alla fine": è questa "la chiave per comprendere il cuore di Cristo. Un amore che non si arresta davanti al rifiuto, alla delusione, neppure all'ingratitudine. Gesù conosce l'ora, ma non la subisce: la sceglie". Un amore che dovrà “passare attraverso la ferita più dolorosa, quella del tradimento”. Papa Leone XIV sottolinea che in quel momento, Gesù “invece di ritrarsi, di accusare, di difendersi... continua ad amare”. Amare fino allo streguo, con la lavanda dei piedi, con l'intingere il pane, afferma il pontefice: “È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò”, cita nuovamente l'evangelista Giovanni. 

 

Il papa si sofferma su questo gesto che è "semplice e umile": un gesto in cui "Gesù porta avanti ea fondo il suo amore. Non perché ignorare ciò che accade, ma proprio perché vede con chiarezza. Ha compreso che la libertà dell'altro, anche quando si smarrisce nel male, può ancora essere raggiunta dalla luce di un gesto mite". In questo frangente, però, “Giuda, purtroppo, non comprende” sottolinea il pontefice. E precisa che proprio in quel momento è “come se il male, fino a quel momento nascosto, si manifestasse dopo che l'amore ha mostrato il suo volto più disarmato”. 

 

Ed è a questo punto - continua il pontefice - che proprio quel “boccone è la nostra salvezza: perché ci dice che Dio fa di tutto – proprio tutto – per raggiungerci, anche nell'ora in cui lo respingiamo” . In questo caso, allora, il “perdono si rivela in tutta la sua potenza e manifesta il volto concreto della speranza”. E aggiunge: “È la capacità di lasciare libero l'altro, pur amandolo fino alla fine”. 

 

Il mistero dell'amore di Gesù, allora, consiste nel non negare "la verità del dolore", ma lo stesso amore "non permette che il male sia l'ultima parola . Questo è il mistero che Gesù compie per noi, al quale anche noi, a volte, siamo chiamati a partecipare". Lo sguardo, poi, si concentra al mondo presente: “Quante relazioni si spezzano, quante storie si complicano, quante parole non dette restano sospese”. Ma, il cristiano ha la possibilità-forza di “continuare ad amare, anche quando tutto sembra irrimediabilmente compromesso”. 

 

Infine, il pensiero su cosa vuole dire perdonare che "non significa negare il male, ma impedirgli di generare altro male. Non è dire che non è successo nulla, ma fare tutto il possibile perché non sia il rancore a decidere il futuro", sottolinea il papa.

 

Papa Leone XIV, alla fine, si sofferma su un'altra frase sempre colta dal Vangelo di Giovanni: quando Giuda esce dalla stanza, “era notte”.   A questa notte, Gesù risponde con una frase rivelatrice: “Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato”. Il pontefice, allora, sottolinea che anche se "la notte è ancora lì", "una luce ha già cominciato a brillare. E brilla perché Cristo rimane fedele fino alla fine, e così il suo amore è più forte dell'odio". Sono molte le volte in cui - continua papa Leone XIV - “anche noi viviamo notti dolorose e faticose”. Notti in cui l'anima esplora sentimenti di delusione, "notti in cui qualcuno ci ha ferito o tradito. In quei momenti, la tentazione è chiuderci, proteggerci, restituire il colpo . Ma il Signore ci mostra la speranza che esiste sempre un'altra via. Ci insegna che si può offrire un boccone anche a chi ci volta le spalle. Che si può rispondere con il silenzio della fiducia. E che si può andare avanti con dignità, senza rinunciare all'amore".

 

E concludono: "Quando la luce del perdono riesce a filtrare tra le crepe più profonde del cuore, capiamo che non è mai inutile. Anche se l'altro non lo accoglie, anche se sembravano, il perdono libera chi lo dona: scioglie il risentimento, restituisce pace, ci riconsegna a noi stessi".

E poi, prima della recita del Pater noster, aggiunge un pensiero per la pace. Chiede l'intercessione della Vergine per i conflitti in corsi e invita tutti alla preghiera per il prossimo il 22 agosto, memoria della Beata Vergine Maria Regina:  "Maria è madre dei credenti qui sulla terra ed è invocata anche come Regina della Pace. Mentre la nostra terra continua ad essere ferita da guerre in Terra Santa, in Ucraina e molte altre regioni del mondo,  invito tutti i fedeli a vivere la giornata del 22 agosto con il digiuno e in preghiera  supplicando il Signore che ci conceda pace e giustizia e che asciughi le lacrime di coloro che soffrono a causa dei conflitti armati in corso”.

E dopo l'Udienza il consueto bagno di folla: ancora una volta - come ormai ci sta abituando da tempo - papa Leone XIV è sceso tra i fedeli della sala Nervi. Il suo desiderio sarebbe quello di salutare ognuno, uno ad uno. E per il tempo trascorso sembra quasi riuscirci. Almeno in maniera immaginaria e poetica. Abbraccia e benedice tutti. Cammina per tutto il corridoio centrale fino all'uscita dell'aula Nervi: anche qui, nel piazzale antistante l'entrata dell'aula, l'attende un altro bagno di folla. E, allora, papà Leone XIV sorride e saluta. Anche qualche parola: “Buon giorno!”. E poi ancora: “Grazie per la pazienza”. Prima di entrare nella basilica di San Pietro, il tempo di una benedizione.

Lo stesso, nella Basilica Vaticana. Papa Leone è acclamato da un grande numero di pellegrini: la basilica non riesce a contenerli. E lui, riserva loro un caloroso “Buon giorno!”, espresso poi in inglese, in spagnolo. Qualche parola nuovamente sul perdono - il tema della catechesi in aula Nervi - che segnale molto grande dell'amore autentico per tutti noi. Impariamo a perdonarci gli uni con gli altri”. 

Aggiornato ore 13,00 del 20.08.2025

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