Leopoli, 01 October, 2025 / 12:30 AM
È un lavoro ampio, verso nuove frontiere. La Chiesa Greco-Cattolica Ucraina, nell’ambito della guerra che imperversa nel Paese, ha cominciato a delineare quella che chiama una “teologia della speranza”, ispirata dall’anno giubilare, ma anche dalla necessità di guardare oltre le situazioni di guerra. Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, ha certificato questo sforzo lo scorso 26 settembre ad un simposio di teologia nell’Università Cattolica di Lviv.
Scopo dell’incontro era quello di mettere insieme teologi da tutte le eparchie e le istituzioni educative in Ucraina per riflettere sulle sfide contemporanee e cercare nuovi modi di sviluppare la scienza e l’educazione.
Nel suo intervento, Sua Beatitudine Shevchuk ha messo in luce come la Chiesa Greco Cattolica Ucraina ha ormai educato generazioni di sacerdoti con alti livelli accademici sin da quando la Chiesa è uscita dalle catacombe, perché “questa è la cultura della nostra Chiesa, di investire nell’educazione e nella formazione del clero e dei laici”.
Il capo della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina si è focalizzato su tre aspetti: quale è il dono della teologia, cosa significa la teologia nel XXI secolo per la Chiesa Greco-Cattolica Ucraina e quali segni dei tempi si è chiamati ad affrontare oggi.
“Non abbiamo solo preso diplomi – ha detto – la nostra Chiesa Madre vi ha fatto parte della sua mens Ecclesiae, e questo è più che un documento educativo. È un rango che ci permetta di pensare insieme alla Chiesa, di partecipare alla sua mentalità comunitaria come corpo di Cristo. Abbiamo ricevuto un grande dono, che è a un tempo una vocazione, una chiamata e una responsabilità: di vivere e pensare insieme alla Chiesa di Cristo”.
Sua Beatitudine ha notato che è facile uscire dalla comunione della Chiesa in una situazione di estremo individualismo, e ha detto ai teologi che la Chiesa ha “bisogno di loro”, specialmente oggi che “l’attenzione del mondo è fissata sulla nostra Chiesa”, dato che “la nostra esperienza di Dio in tempo di guerra è differente dall’esperienza di conoscere Dio in qualunque Chiesa locale. Siamo chiamati a cercare Dio dovunque sia presente oggi, nell’esperienza esistenziale del dolore, nella sofferenza di Dio nel corpo della Chiesa”.
Infine, ha sottolineato che ora si è raggiunta una maturità per cui è importante portare la teologia a Kyiv.
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