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Un servizio di EWTN News

Diplomazia pontificia, la geopolitica della Santa Sede

L'arcivescovo Paul Richard Gallagher interviene alle Nazioni Unite a New York

Con un lungo discorso, diviso in capitoli e con una sezione dedicata tutta alle aree di crisi, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, ha delineato quali sono le priorità geopolitiche per la Santa Sede. Lo ha fatto nell’ambito dell’80esima Assemblea Generale delle Nazioni Unite, un momento storico che testimonia anche una debolezza dell’organizzazione multilaterale, che non riesce a impedire, prevenire o portare a una pace i molti conflitti in un mondo mai così in guerra.

Nel corso della Settimana di Alto Livello delle Nazioni Unite l’arcivescovo Gallagher, ha incontrato il Segretario Generale dell’ONU António Guterres, e il Presidente dell’Assemblea Generale, Annalena Baerbock.

Questa settimana è anche la settimana dell’Assemblea Plenaria della Commissione per le Conferenze Episcopali dell’Unione Europea (COMECE), in cui si è fatta una ampia disamina delle sfide che attendono la Chiesa nel continente europeo. Il Papa, tra l’altro, ha incontrato il 29 settembre il gruppo interreligioso del Parlamento Europeo.

                                                           FOCUS MULTILATERALE

L’arcivescovo Gallagher alle Nazioni Unite

Il 29 settembre, l’arcivescovo Gallagher ha tenuto l’intervento della Santa Sede presso l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. È un intervento complesso, lungo, con diversi punti di interesse, che testimonia anche l’interesse della Santa Sede per il multilaterale.

La Santa Sede è osservatore permanente presso le Nazioni Unite, e ha sempre rifiutato la possibilità di diventare Stato membro – è membro, comunque, di altre organizzazioni – per preservare la sua neutralità e per non arrivare a dover votare in temi che riguardano il Capo V della Carta delle Nazioni Unite, ovvero quello che riguarda la decisione di interventi in zone di guerra. Qualunque decisione della Santa Sede sul tema, infatti, potrebbe essere strumentalizzata, mostrando una preferenza della Santa Sede per questa o quell’altra nazione che non esiste nella realtà. L’agenda diplomatica della Santa Sede è, infatti, il bene comune.

Il tema dell’Assemblea

Tema dell’assemblea generale per l’80esimo anniversario delle Nazioni Unite è “Meglio Insieme: 80 anni e più per la pace, lo sviluppo e i diritti umani”. Ed è da lì che prende le mosse l’arcivescovo Gallagher.

Il tema – sottolinea il “ministro degli Esteri” vaticano – mette in luce “l’attuale importanza della cooperazione internazionale nell’affrontare questioni globali”, ed è pertinente nell’anno in cui si celebrano gli 80 anni delle Nazioni Unite, perché è “un momento opportuno per riaffermare i valori alla base dell’organizzazione di sviluppare la pace internazionale, lo sviluppo e i diritti umani universali”, che sono “importanti in un mono sempre più frammentato”.

La Santa Sede chiede alla comunità internazionale di agire per “evitare e terminare i conflitti, combattere la povertà e sviluppare i diritti umani solennemente dichiarati nella Dichiarazione Universale del 1948, che è uno dei più importanti risultati raggiunti dall’organizzazione”.

L’arcivescovo Gallagher nota che l’isolazionismo porta a “una stabilità imprevedibile, mentre l’unità genera resilienza responsabile e progresso condiviso”, e questo è “evidente nelle attuali circostanze in cui le tensioni geopolitiche crescono, la crisi climatica imperversa e le ineguaglianze si accrescono”.

“Le Nazioni Unite si adattino ad un mondo trasformato”

La Santa Sede chiede che le Nazioni Unite si adattino a un mondo trasformato, cercando di “mantenere la propria efficacia”. Da parte sua, “la Santa Sede intende restare una voce dei senza voce, promuovendo un mondo in cui la pace prevalga oltre i conflitti, la giustizia trionfi sull’ineguaglianza, la legge sia superiore al potere, e dove la verità illumini il percorso per un’autentica fioritura umana”.

Si tratta, alla fine, di “reimpegnarsi alle fondamenti di “pace, giustizia e verità”, e di ripartire dai quei pilastri perché la pace è “universale e fondamentale per una società ben ordinata e basata sui valori”, non si può definire solo “come una assenza di conflitto”, né un “bilanciamento di poteri”, ma è radicata nel “rispetto mutuo e nella comprensione appropriata della persona umana, che necessità dello stabilimento di un ordine basato sulla giustizia e sulla carità”.

Insomma, una società “pacifica e prosperosa” può essere costruita “attraverso un impegno quotidiano e costante per ristabilire l’ordine inteso da Dio, che fiorisce quando ogni persona riconosce e assume il suo ruolo nel promuoverlo”. E ancora, “perché si evitino conflitti e violenze, la pace deve essere profondamente radicata nel cuore di ogni individuo”, anche se “solo in un contesto caratterizzato da rispetto per la giustizia, diventa possibile sviluppare una cultura per un’autentica pace che possa influenzare l’intera comunità internazionale”.

La costruzione della pace

L'arcivescovo Gallagher si sofferma poi sul peacemaking, ovvero sull’impegno di costruire la pace. Questo “richiede il rifiuto dell’odio e della vendetta in favore del dialogo e della riconciliazione”, e per questo la Santa Sede loda quelli che “costruiscono ponti tra le divisioni attraverso mezzi non violenze”, ne apprezza il coraggio nel costruire “percorsi di fraternità”, e li pone come esempio di una comunità internazionale chiamata a dare priorità “alla diplomazia oltre la divisione, ridirigendo risorse da strumenti di guerra a iniziative che promuovono giustizia, dialogo e il miglioramento delle condizioni dei poveri e di coloro che hanno più bisogno”.

Come dai tempi di Paolo VI, che lanciò la proposta nell’enciclica Populorum Progressio, la Santa Sede propone di creare un fondo mondiale finanziato da una frazione di spese militari per sradicare povertà e fame, promuovere sviluppo sostenibile e affrontare il cambiamento climatico.

Il disarmo

Ma quali sono i fondamenti della pace? Al primo posto, la Santa Sede pone il tema del disarmo, perché per avere la pace si deve “costruire la fiducia”, ma il riarmo massiccio mette a rischio queso obiettivo, perché “crea nuove minacce ed esacerba le paure delle persone”.

Gallagher denuncia che la crescita continua delle spese militari ha raggiunto la cifra senza precedenti di 2,72 trilioni di dollari nel 2024, e che questa “perpetua cicli di violenza e divisione che distolgono risorse dai bisogni urgenti dei poveri e da quanti sono in situazioni vulnerabili”.

Per la Santa Sede, il disarmo “non è meramente una necessità politica o strategia, ma è piuttosto un imperativo morale, radiato nel riconoscimento della sacralità della vita umana e dell’interconnessione della famiglia umana”, per questo si vede con preoccupazione l’abbandono dell’impegno nei trattati internazionali sul disarmo da parte di molti Stati.

Per questo motivo, la Santa Sede chiede alla comunità internazionale di “non perdere di vista l’importanza di perseguire accordi multilaterali di disarmo, e di impegnarsi per ridurre gli stoccaggi delle armi convenzionali e nucleari, così come di lavorare intensamente per rafforzare il meccanismo di non proliferazione e sviluppare misure che creino confidenza per garantire una sicurezza comune”.

(La storia continua sotto)

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La Santa Sede chiede che siano completamente implementati e rafforzati il Trattato per la Non Proliferazione delle Armi Nucleari, il Trattato Globale per il Bando dei Test Nucleari e il Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari, e sottolinea che gli Stati in possesso del nucleare dovrebbero fare “passi concreti per ridurre lo stoccaggio nucleare, fermare la modernizzazione dei loro arsenali e sviluppare un dialogo trasparente per costruire fiducia tra le nazioni”.

Le risorse dovrebbero essere redirette su educazione, sanità e sviluppo sostenibile, perché la produzione e lo stoccaggio di armi nucleari sono “una grave offesa contro la pace, distraendo risorse dello sviluppo umano integrale verso strumenti di distruzione”.

Ci sono 12 mila testate nel mondo, con un potere esplosivo combinato di 1,5 gigatoni, pari a 100 mila bombe di Hiroshima, nota la Santa Sede, e 80 anni dopo lo sganciamento dell’atomica su Hiroshima e Nagasaki la Santa Sede nota che “il ricorso ad armamenti nucleari è sempre sproporzionato e per questo immorale”, e che “nessun motivo giusto e ragionevole può giustificare il possesso di quelle armi, considerando il loro potere annichilente e i rischi associati”.

Il solo possesso di armi nucleari è immorale, mentre “la risposta alla minaccia delle armi nucleari deve essere unita e concertata”.

La legge umanitaria internazionale

L’arcivescovo Gallagher si sofferma poi sulla necessità di rispettare la legge umanitaria internazionale. Questo – dice – è “un altro pilastro di pace, dato che salvaguarda la dignità umana tra conflitti armati”, e le sue violazioni sono “gravi crimini di guerra”, ed è chiaro che “il personale militare resta pienamente responsabile di ogni violazione dei diritti di individui e popoli, o delle norme di legge umanitaria internazionale”, perché “queste azioni non possono essere giustificate dall’obbedienza a ordini da parte dei superiori”.

In particolare, la Santa Sede chiede a tutti gli Stati di “assicurare la piena implementazione e il rispetto delle Convenzioni di Ginevra”, auspica che tutte le forze armate siano istruite sui principi della legge umanitaria internazionale, riconosce “l’immenso lavoro svolto dai lavoratori umanitari”.

La libertà religiosa

Un capitolo importante del discorso dell’arcivescovo Gallagher è dedicato alla libertà religiosa e alla persecuzione dei cristiani. Il “ministro degli Esteri” vaticano nota che “oltre 360 milioni di cristiani vivono in aree dove sperimentano alti livelli di persecuzione e discriminazione, con l’intensificazione in anni recenti di attacchi sulle chiese, case e comunità”.

Ma la libertà religiosa “non è semplicemente libertà dalla persecuzione”. È la libertà di professare l’uno la fede dell’altro, sia soli che in comunità con gli altri, in pubblico e privato, nell’insegnamento, pratica, culto e osservanza. La libertà religiosa ingloba altre libertà, incluse la libertà di pensiero, coscienza, espressione, assemblea e associazione”.

Insomma, non ci devono essere ostacoli per la libertà religiosa, che è “voluta da Dio e iscritta nella natura umana”, e in effetti “ogni persona dotata di ragione e libera volontà ha un obbligo morale di cercare la Verità e, una volta conosciutala, di aderirvi e ordinare la sua vita in accordo con quello che implica”, e per questo “c’è bisogno che ciascuno sia libero da costrizioni in tema di religione”, e che “la società e lo Stato non devono forzare qualcuno ad agire contro la sua coscienza, né prevenire alcuno dall’agire in accordo con essa”.

A partire dalla dichiarazione Nostra Aetate, promulgata 60 anni fa, la libertà religiosa si accompagna al dialogo interreligioso, e “ogni interferenza di una autorità sul dialogo interreligioso è una rottura alla libertà di religione”, perché il dialogo interreligioso “non è meramente uno scambio di idee, ma un percorso condiviso per il rispetto mutuo, la giustizia e la pace”, necessario “in un mondo ferito dall’estremismo religioso”.

Ma, nota Gallagher, è necessario anche “proteggere le religioni dallo sfruttamento e dalla strumentalizzazione”, e la Santa Sede si dice in prima linea per il dialogo.

Inoltre, la Santa Sede sostiene con forza la salvaguardia della dignità delle persone umane e la promozione del bene comune, perché “la dignità di ogni individuo è inerente e non contingente per questioni di utilità e circostanza”, e deve perciò “essere sostenuta in ogni politica, legge e azione”, rifiutando ogni forma di sfruttamento, discriminazione e violenza che disumanizzano e rompono la nostra famiglia umana”.

La Dichiarazione Universale per i Diritti Umani

L’obbligo di sostenere i diritti umani fondamentali e le libertà si trova nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, per questo la Santa Sede chiede alla comunità internazionale di “rinnovare il suo impegno per migliorare le condizioni in cui la dignità umana possa fiorire”, e questo significa l’accesso a bisogni di base come il cibo, l’acqua pulita, il tetto, la sanità, l’educazione e la protezione dei poveri e dei bisognosi, inclusi rifugiati, migranti e quelli perseguitati per il loro credo, ma anche “difendere il diritto alla vita di ogni persona”, considerando che anche i fondatori delle Nazioni Unite hanno “affermato che nessun potere può essere al di sopra dell’inerente dignità e santità della vita umana”.

Il diritto alla vita

L'arcivescovo Gallagher nota che la Santa Sede ha sempre supportato la promozione del diritto alla vita dal concepimento alla morte naturale come une “pre-requisito fondamentale all’esercizio di tutti gli altri diritti”, e ha enfatizzato l’illegittimità di ogni forma di procurato aborto o eutanasia”, chiedendo di destinare le risorse non ad una cultura della morte ma alla protezione della vita, e anche ad “alleviare il peso della sofferenza umana durante la malattia attraverso una adeguata salute e cura palliativa”, perché “c’è solo un diritto alla vita, e non può esistere niente di opposto a questo, anche quando questo viene definito in maniera falsa come libertà”.

Anche perché è una visione di libertà che porta a “una grave distorsione della vita nella società”, dato che “tutto diventa negoziabile e aperto al negoziato, anche il primo dei diritti, il diritto alla vita”.

Ma, afferma il “ministro degli Esteri” della Santa Sede, il diritto alla vita è anche messo in pericolo quando l’essere umano è considerato un mero prodotto, come nella pratica della maternità surrogata, che “rappresenta una grave violazione della dignità della donna e del fanciullo”.
La Santa Sede rinnova la richiesta che la pratica della maternità surrogata sia soggetta ad un bando internazionale.

Quindi, l’arcivescovo Gallagher sottolinea che una società giusta deve essere basata sul principio dello stato di diritto, che “coinvolge l’idea di restringere l’esercizio del potere”, così che “nessun individuo o gruppo, senza considerare il suo status, possa reclamare l’autorità di violare la dignità e i diritti di altri e delle loro comunità”. Per questo motivo, si devono sempre osservare i principi di eguaglianza davanti alla legge, responsabilità ed equa applicazione della legge, separazione dei poteri, certezza legale, processo dovuto, prevenzione di arbitrarietà, così come la trasparenza in temi procedurali e legali.

Sradicare povertà e fame

In particolare, Gallagher sottolinea che “lo sradicamento della povertà e della fame” è un obbligo morale “radicato nella dignità inerente di ogni persona umana”, e che la fame si combatte con la condivisione, piuttosto con la depredazione delle risorse – un principio che “abbiamo dimenticato oggi, perché, nonostante siano stati fatti alcuni passi significativi, continua a deteriore la sicurezza alimentare globale, rendendo sempre più improbabile il raggiungimento dell’obiettivo Fame Zero dell’Agenda 2030”.

La Santa Sede chiede un ripensamento dei sistemi alimentari in una prospettiva di solidarietà, perché “in un mondo di benessere senza precedenti e avanzamento tecnologico, è inaccettabile che milioni ancora manchino di accesso alle necessità di base”, e “la persistenza di povertà estrema, in particolare in regioni colpite da conflitto, cambiamento climatico e ineguaglianza sistematica, richiede azione immediata e collettiva”.

La Santa Sede chiede alla comunità internazionale di “rendere prioritario lo sviluppo umano integrale in uno spirito di solidarietà, assicurando che le politiche economiche e i programmi di sviluppi pongano la persona umana al centro e sviluppino non solo benessere materiale, ma anche crescita spirituale e sociale”.

La sussidiarietà deve accompagnare la solidarietà, afferma Gallagher, perché in questo modo “lo spirito di iniziativa può fiorire, formando le basi di tutto lo sviluppo economico e sociale nelle nazioni povere”

La Santa Sede denuncia le ineguaglianze globali, siano esse economiche, sociali e ambientali, e ribadisce la richiesta di una cancellazione dei debiti che “intrappolano le nazioni in povertà e devono essere cancellati per un fatto di giustizia”. Ma il discorso di Gallagher parla anche di un “debito ecologico” che esiste in particolare tra il Nord e il Sud globale.

La cura del creato

In questo senso, la comunità internazionale deve continuare il lavoro importante di prendersi cura del creato, considerando che “sembriamo incapaci di riconoscere che la distruzione della natura non colpisce tutti allo stesso modo”. Nel discorso, si mette in luce in particolare la sofferenza delle comunità indigene, che richiede “una risposta forte e responsabile e l’impegno della comunità internazionale”.

Le migrazioni

La Santa Sede tocca anche il tema delle crisi migratorie. Gallagher nota che la dignità inerente di migranti, rifugiati e sfollati debba essere sostenuta “senza considerare il loro status legale, la loro nazionalità, l’etnicità, la religione e il sesso”, e che le politiche e le azioni devono dare priorità alla loro “sicurezza, protezione e trattamento umano”, aderendo al principio di non-refoulment (cioè di non rinviare i rifugiati in nazioni in cui sono a rischio) e di implementare misure per evitare violenza e sfruttamento.

La tratta

La Santa Sede chiede di dare priorità alla riunificazione famigliare, e chiede comunque che si espanda una migrazione sicura, ordinata e regolare che possa contrastare le attività dei trafficanti di esseri umani, un “crimine indegno” che la Santa Sede “condanna con forza” e per il quale spera che ci sia consenso nella revisione del Piano di Azione Globale per Combattere la Tratta, così come si spera che si mantengano gli impegni del Global Compact sule Migrazioni al prossimo secondo Forum Internazionale per la Revisione delle Migrazioni.

Intelligenza artificiale

Tema intelligenza artificiale, centrale nel pontificato di Leone XIV, che ne ha sottolineato le caratteristiche di una nuova rivoluzione industriale. L’arcivescovo Gallagher nota che l’Intelligenza Artificiale è uno straordinario risultato tecnologico, ma “imita l’intelligenza che la ha designata”, e cos facendo pone nuove questioni filosofiche ed etiche, perché arriva a “imparare e fare scelte autonomamente, adattandosi e fornendo risultati che non sono stati previsto dai suoi programmatori”.

Il rischio è che l’Intelligenza Artificiale promuova un “paradigma tecnocratico” secondo cui tutti i problemi del mondo possano essere risolti attraverso la sola tecnologia, e che “spesso mette in subordine la dignità e la fraternità umana alla ricerca dell’efficienza, non considerando le essenziali dimensioni del bene e della verità”.

La Santa Sede chiede che l’intelligenza artificiale sia utilizzata per “promuovere e servire uno sviluppo integrale più sano, più umano e più sociale”, e che per questo si devono “sviluppare chiare linee guida etica e cornici regolatori per l’Intelligenza Artificiale che salvaguardino la dignità umana, assicurino trasparenza, promuovano responsabilità e sviluppino l’inclusione”.

Lavoro

Il tema dell’intelligenza artificiale tocca anche i diritti dei lavoratori, perché molti “rischiano di perdere il lavoro”. Ma “i lavoratori hanno il diritto di uno stipendio che assicuri standard decenti di vita per loro e le loro famiglie”, e questo include l’accesso “a casa, educazione, salute e opportunità”. Per questo, la Santa Sede “condanna tutte le pratiche di sfruttamento che sottopongono i lavoratori ad un carico eccessivo, condizioni difficili e trattamenti che violano la loro dignità come persone”, e sottolinea il bisogno di “un sistema che prioritizzi la creazione di posti di lavoro, particolarmente per disoccupati o sottoccupati, e permetta opportunità imprenditoriale”, promuovendo anche investimenti in stipendi a prova di famiglia e condizioni di lavoro sostenibile, “in quanto la famiglia non esiste per la società e lo Stato, ma società e Stato esistono per la famiglia”.

La Santa Sede chiede “un rinnovato impegno per supportare i giovani che desiderano creare la famiglia”, dato che “in un mondo dove le divisioni prevalgono, l’accordo matrimoniale tra uomo e donna e un mezzo per superare le forze che rompono relazioni e società”.

Diplomazia della Verità

Gallagher ribadisce l’impegno per una diplomazia della verità, e la Verità come guida del Multilateralismo e chiarezza nei discorsi. “Sono stati fatti molti tentativi – dice – per reinterpretare i diritti fondamentali contenuti nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani”, ma si tratta di interpretazioni che “non solo dividono la comunità internazionale, ma distorcono anche la visione della natura umana”. Ci vuole “un linguaggio chiaro e non divisivo”, specialmente oggi che c’è bisogno di multilaterale.

Ucraina

Il ministro vaticano per i Rapporti con gli Stati affronta poi alcune situazioni particolari. La prima è quella dell’Ucraina. “Questa guerra deve finire ora”, tuona Gallagher. La Santa Sede ribadisce l’appello per un immediato cessate il fuoco, perché “è solo così che il clamore delle armi possa essere silenziato e le voci di giustizia e pace permettono di essere ascoltati”, e chiede alle nazioni che sono state finora passive di dare una mano.

Medio Oriente

Capitolo Medio Oriente. La Santa Sede ribadisce la soluzione dei due Stati per la Terrasanta, in una situazione che si guarda con attenzione, e ribadisce l’appello per la fine del conflitto, e la liberazione degli ostaggi, nonché di un cessate il fuoco permanente.

La Santa Sede affronta anche la situazione in Siria, laddove la Santa Sede supporta “l’importanza di una transizione giusta e pacifica nella nazione, così come la protezione dei diritti dei siriani qualunque sia la loro provenienza etnica e religiosa, senza discriminazioni.

Africa

Capitolo Africa: la Santa Sede nota positivamente che la democrazia in molte parti dell’Africa sta presentando segni di progresso, e tuttavia “persistono ostacoli significativi, come l’autoritarismo, le riforme costituzionali arbitrarie e la corruzione endemica”, mentre “in particolare donne e bambini soffrono violenza e sfruttamento di ogni tipo”.

Sahel

La Santa Sede posta particolare attenzione alla situazione in Sahel, quella a Cabo Delgado in Mozambico, e anche quella del Corno di Africa, zone instabili sotto la minaccia jihadista, così come non passa inosservato il deterioramento della situazione nella Repubblica Democratica del Congo, e in particolare nelle province di Ituri, Nord Kivu e Sud Kivu che “stanno sperimentando tensioni etniche, violenze perpetrate da gruppi ribelli, scontri armati e serie violazioni dei diritti umani, nonché dispute sullo sfruttamento delle risorse naturali”.

Repubblica Democratica del Congo

La Santa Sede accoglie con favore la sigla dell’accordo complessivo di pace tra Repubblica Democratica del Congo e il Gruppo Armato M23, così come l’accordo di pace siglato dai ministri degli Esteri di Congo e Rwanda, ma nota il timore delle nuove ondate di violenza, ricordando come lo scorso luglio le Allied Democratic Forces (ADF) “hanno portato a termine un brutale attacco terroristico su una chiesa a Komanda, Ituri, causando la morte di 40 fedeli”.

Gallagher nota che l’abbandono della missione di stabilizzazione delle Nazioni Unite in Congo “pone questioni sulla sua capacità di aderire al mandato e affrontare le sfide globali”.

Sudan

Anche in Sudan si vive “un conflitto fratricida”, che è “fonte di grave preoccupazione” per la Santa Sede, la quale “rinnova l’appello per un’immediata cessazione delle ostilità e l’inizio di negoziati genuini – l’unico mezzo con cui il popolo sudanese può forgiare un futuro di pace e riconciliazione”.

Sud Sudan

La Santa Sede monitora anche gli sviluppi in Sud Sudan, e invita la comunità internazionale a supportare questa giovane nazione, fornendo “il necessario aiuto umanitario per alleviare le sofferenze della popolazione”.

Traffico di droga

L’arcivescovo Gallagher punta il dito anche contro il traffico di droga, diffuso in ogni parte del mondo ma “in particolare in America Latina”, guarda alle tensioni nei Caraibi, segue con attenzione la situazione drammatica di Haiti, colpita “da violenze di ogni tipo, tratta di esseri umani, esili forzati e rapimenti”.

Nicaragua e Myanmar

Non può mancare un accenno al Nicaragua, da dove i diplomatici della Santa Sede sono stati cacciati, e poi lo sguardo si sposta al Sud Est asiatico, con la drammatica situazione dei Rohingya in Myanmar, il traffico di esseri umani in cosiddetti “scam centers”, che si trovano soprattutto sui confini di Myanmar, Thailandia, Cina, Cambogia e Laos, epitome di una industria miliardaria che crea milioni di vittime.

Balcani

Sguardo anche ai Balcani, perché “le nazioni balcaniche sono connesse ai valori europei per ragioni storiche, culturali e geografiche”, ed è “cruciale che le divisioni etniche, culturali e religiose non portino a divisione, ma siano piuttosto fonte di arricchimento per l’Europa”. Per quanto riguarda il Caucaso, la Santa Sede riconosce gli accordi di pace tra l’Azerbaigian e l’Armenia, ma invita allo stesso tempo le due nazioni a “continuare sul percorso della riconciliazione perché si arrivi ad una pace stabile nel Sud Caucaso”.

L'80esimo delle Nazioni Unite

Nell’Ottantesimo anniversario delle Nazioni Unite, la Santa Sede ne riafferma l’importanza, ma ne mette in luce anche limitazioni e limiti, nonché la sua crescente crisi di credibilità. Per questo, la Santa Sede chiede un rinnovato impegno agli impegni originali incardinati nella Carta delle Nazioni Unite, di resistere “alla tentazione di rimpiazzare questi impegni fondativi con nuove idee e programmi che rischiano di diluire la missione della Santa Sede, e rimarca come centrale la necessità di trovare un bilanciamento tra i quattro pilastri delle Nazioni Unite di promuovere i diritti umani, mantenere la pace e la sicurezza internazionale, raggiungere sviluppo sostenibile e sostenere lo Stato di diritto”.

La Santa Sede alle Nazioni Unite, la situazione dei Rohingya

Il 30 settembre, si è tenuta alle Nazioni Unite una conferenza di Alto Livello sulla situzione dei musulmani Rohingya e altre minoranze in Myanmar. L’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per le relazioni con gli Stati, ha chiesto una immediata azione internazionale per affrontare la corrente crisi umanitaria. Ci sono, ha notato, 1,2 milioni di Rohingya sfollati e 630 mila ancora apolidi in Myanmar, e vivono in condizioni assurde in campi di rifugiati. La Santa Sede ha chiesto una soluzione a lungo termine centrata su riconciliazione, libertà religiosa e dialogo inclusivo.

La Santa Sede alla FAO, l’economia al servizio dello Sviluppo Integrale

Lo scorso 30 settembre, si è tenuto un seminario di studio su “L’Economia al Servizio dello Sviluppo Integrale. Agire insieme per non lasciare nessuno indietro”. Monsignor Fernando Chica Arellano, Osservatore Permanente della Santa Sede presso la FAO, il FIDA e il PAM, ha tenuto un intervento in cui ha sottolineato che “la cooperazione tra le istituzioni che rappresentiamo ha consentito di organizzare un momento di dialogo su un tema delicato”.

Monsignor Chica ha sottolineato che gli ultimi anni sono stati caratterizzati da “un susseguirsi di crisi: guerre spietate, fenomeni climatici estremi, shocks economici, instabilità politiche e volatilità dei mercati si sono sommati producendo una combinazione letale per i sistemi alimentari mondiali”.

In particolare, nel 2024, 673 milioni di persone hanno sofferto la fame e 2,6 miliardi continuano a non potersi permettere una dieta sana, soprattutto nei Paesi a basso reddito. Per questo, l’osservatore della Santa Sede alla FAO nota che “la vera emergenza si individua dunque nell’accessibilità economica in quanto il forte rincaro degli alimenti ha accentuato le disuguaglianze e limitato la possibilità di nutrirsi in maniera salutare”.

Non basta, insomma, produrre alimenti, ma anche “garantire che i sistemi alimentari siano sostenibili e forniscano regimi nutrizionali sani e accessibili a tutti”.

Monsignor Chica nota che “per decenni è prevalsa l’idea che per essere felici bisognasse avere sempre di più e per crescere servisse aumentare il PIL che rappresentava una misura di benessere della società. Superare l’idea che l’economia debba essere guidata dalla legge del profitto a tutti i costi e concepirla invece come uno strumento al servizio dello sviluppo integrale, come recita l’invito all’evento di oggi, richiede di mettere in discussione il nostro modello di sviluppo attuale che ha dimostrato tutta la sua insostenibilità, acuita da crisi globali che non possiamo più far finta di non vedere, come l’aumento della povertà e delle disuguaglianze, il divario digitale e l’emergenza climatica”.

Seve un cambiamento, ma soltanto se “alla fine del processo di conversione ad un’altra economia, riusciremo nell’intento di massimizzare il bene comune invece del profitto, avremo preservato un sistema di vita sostenibile, solidale e orientato alla coesione sociale”.

Per farlo, c’è bisogno anche di inclusione sociale, la quale “può avvenire solo sulla base del riconoscimento formale delle pari opportunità di partecipare ai momenti decisionali e strategicamente operativi che rendono un aggregato sociale una società civile attiva, poliarchica e solidale”.

Monsignor Chica ricorda: “Non bisogna mai dimenticare che il principio di inclusione non ha origine dal soddisfacimento dei debiti tramite scambio o distribuzione. La distribuzione opera all'interno di un'inclusione sociale già data. Non si diventa membri della società per il fatto di ricevere qualcosa”.

L’osservatore della Santa Sede sottolinea che “la diffusione di una mentalità che scarta e esclude è il risultato della scomparsa del principio di fraternità dal nostro orizzonte culturale”, mentre “è stata invece la scuola di pensiero francescana a dare al principio di fraternità il significato che ha mantenuto nel tempo: quello di integrare e allo stesso tempo trascendere il principio di solidarietà. Infatti, mentre la solidarietà è il principio di organizzazione sociale che consente ai disuguali di diventare uguali, la fraternità è il principio di organizzazione sociale che consente agli uguali di essere diversi. La fraternità permette alle persone che sono uguali in dignità e con gli stessi diritti fondamentali di esprimere liberamente il proprio progetto di vita o il proprio carisma”.

Una buona società, tuttavia, “non può accontentarsi dell'orizzonte della solidarietà, perché mentre una società fraterna è anche una società solidale, il contrario non è necessariamente vero. In un simile contesto, è essenziale che la Comunità internazionale torni ad identificarsi nella famiglia universale, collaborando tutti come fratelli in unità di pensieri e di intenti per fronteggiare le sfide dell’ora presente e trasformare le crisi attuali in opportunità”.

Serve, insomma, una riforma delle Organizzazioni Internazionali, e in questo “la Dottrina Sociale della Chiesa può offrire un contributo significativo, con il noto principio di sussidiarietà che è mosso da un doppio dinamismo, dall’alto verso il basso e dal basso verso l’alto, ed è in grado di fornirci un orientamento nella risoluzione dei problemi sempre nuovi che la storia ci pone”.

                                               FOCUS LEONE XIV

Il direttore generale dello IOM da Leone XIV

Il 2 settembre, Leone XIV ha incontrato Amy Pope, direttore generale dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, che ha poi concesso una lunga intervista ai media vaticani sui temi dell’incontro. La Santa Sede è stato membro dell’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni.

Durante l’incontro con il Papa, ha sottolineato Pope, si è prima discusso dell’impatto del taglio dei fondi umanitari sul lavoro dell’organizzazione, che ha avuto conseguenze su circa “nove milioni di persone che hanno o perso supporto o hanno ricevuto supporto ridotto”.

Quindi, Pope si è soffermata sulla necessità della Chiesa Cattolica di lavorare insieme ad organizzazioni come l’IOM.

La voce del Papa, ha detto Pope, sostiene il lavoro dell’organizzazione sia fornendo “un livello di autorità morale alle comunità nel mondo”, perché “vogliamo riorientare la conversazione verso ciò che è umano”. Ma c’è anche “qualcosa più pratico, che riguarda “il modo in cui ogni parrocchia, ogni comunità può essere un esempio di come lavorare e supportare e proteggere le comunità migranti”.

In conclusione, Pope ha detto di ritenere che la partnership tra IOM e Chiesa Cattolica sia cruciale.

                                               FOCUS SEGRETERIA DI STATO

Il cardinale Parolin e gli operatori di pace

Il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ha scritto un contributo sull’ultimo numero di “Polizia Moderna”, mensile della Polizia di Stato Italiana, il cui tema era “Pace e Sicurezza”, in uno speciale per la festa di San Michele Arcangelo, patrono della Polizia.

Il cardinale Parolin ha notato che “la pace è come l’ossigeno: la si dà per scontata quando c’è; se ne sente disperato bisogno quando viene a mancare. E nel nostro tempo è un bene sempre più raro e prezioso”.

La pace, sottolinea il Segretario di Stato vaticano, è “al centro dell’azione della Santa Sede in seno alla comunità internazionale, nel continuo tentativo di costruire ponti fra persone, popoli e culture, anche attraverso la disponibilità a mediare tra parti in conflitto”.

Ed è questo “lo scopo anche della diplomazia multilaterale, sorta dopo le guerre mondiali del secolo scorso, con il preciso intento di alimentare il dialogo tra gli Stati per favorire la sicurezza, la pace e la cooperazione”.

Il Cardinale Parolin nota un “progressivo indebolimento del multilateralismo”. La Santa Sede, tuttavia, continua ad accompagnare “tutti gli operatori di pace”, a partire proprio da “uomini e donne della Polizia di Stato, che si adoperano con profonda dedizione e spirito di servizio”.

                                                           FOCUS AMBASCIATORI

Il nuovo ambasciatore di Honduras presso la Santa Sede

Il 29 settembre, Gilliam Noemi Gómez Guifarro, ambasciatore designato dell’Honduras presso la Santa Sede, ha presentato copia delle lettere credenziali all’arcivescovo Edgar Peña Parra, Sostituto per gli Affari Generali , ha ricevuto l’Ambasciatore di Honduras.

Gómez, che era già ministro consigliere dell’ambasciata, è la prima ambasciatrice donna nella lunga storia di relazioni tra Honduras e Santa Sede, cominciata nel 1861.

Si congeda l’ambasciatore di Cuba presso la Santa Sede

Il 2 ottobre, René Juan Mujica Cantelar, Ambasciatore di Cuba presso la Santa Sede, ha incontrato Leone XIV per la sua visita di congedo. Rappresentava la isla presso la Santa Sede dal 2021, e durante questi anni le relazioni tra Cuba e Santa Sede hanno visto anche la mediazione vaticana decisiva per la liberazione di una serie di prigionieri politici.

                                                                       FOCUS EUROPA

La nota del presidente COMECE su Gaza Ucraina e Sudan

Nel contesto dell'assemblea plenaria autunnale dei vescovi dell'Unione Europea, che si è tenuta a Bruxelles dall’1 al 3 ottobre, il vescovo Mariano Crociata, presidente della Commissione delle Conferenze Episcopali dell’Unione Europea (COMECE), ha diramato una nota che affronta le questioni di Gaza, Ucraina e Sudan.

“Come vescovi delegati dalle Conferenze Episcopali dell'Unione Europea – si legge nella nota - ci siamo riuniti nei giorni scorsi per l'assemblea autunnale della COMECE a Bruxelles.
Abbiamo condiviso le preoccupazioni che attualmente affliggono i nostri Paesi e il mondo
. In particolare, abbiamo preso a cuore la sofferenza delle persone in guerra. Abbiamo ascoltato la testimonianza dei nostri fratelli osservatori permanenti ucraini e seguiamo con profonda preoccupazione e dolore la situazione nella Striscia di Gaza”.

Sottolinea il vescovo Crociata che “la sofferenza del popolo palestinese ci spezza il cuore. Le immagini delle vittime civili, dei bambini affamati, delle famiglie costrette a lasciare le loro case e della distruzione delle città ci colpiscono profondamente e scuotono il nostro stesso senso di umanità”.

I vescovi europei si uniscono “ai numerosi appelli di Papa Leone XIV ed esortiamo la comunità internazionale, a partire dall'Unione Europea, a impegnarsi con ogni mezzo possibile per una rapida risoluzione che includa la liberazione di tutti gli ostaggi, il pieno accesso agli aiuti umanitari necessari e il raggiungimento di una pace giusta e duratura”.

Inoltre, “con le nostre Chiese ci rendiamo parte viva e attiva della preghiera per la pace, esprimendo la nostra costante vicinanza e solidarietà con la Chiesa e con tutte le persone che soffrono, specialmente a Gaza e nella Striscia di Gaza. Terra Santa, in Ucraina e in Sudan.”

Il tema della famiglia alle Nazioni Unite

Il 16 settembre, la Federazione delle Associazioni Familiari Cattoliche in Europa (FAFCE) ha co-organizzato l'evento "La famiglia come pietra angolare: sostenere il ruolo dei genitori nel garantire il diritto all'istruzione" presso le Nazioni Unite a Ginevra. L'evento si è svolto in collaborazione con l'Organizzazione Internazionale per il Diritto all'Educazione e la Libertà di Educazione (OIDEL), la Missione Permanente dell'Ordine di Malta e la Missione Permanente della Santa Sede, e avviene nel contesto dei negoziati in corso presso il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite sul Protocollo Opzionale alla Convenzione sui Diritti dell'Infanzia.

La FAFCE sottolinea che mentre la comunità internazionale continua a promuovere il suo impegno per l'istruzione universale, prescolare, primaria e secondaria, fondato sulla Convenzione sui diritti dell'infanzia (CRC) e sui suoi Protocolli opzionali, è fondamentale riaffermare il ruolo fondamentale della famiglia nell'educazione del bambino.

L'articolo 18 della CRC afferma che "I genitori o, se del caso, i tutori legali, hanno la responsabilità primaria dell'educazione e dello sviluppo del bambino" e che "gli Stati parti devono fornire ai genitori l'assistenza appropriata".

L'evento è stato moderato da Michel Veuthey, Ambasciatore del Sovrano Ordine di Malta, che ricopre la carica di Ambasciatore del Sovrano Ordine di Malta per il Monitoraggio e la Lotta alla Tratta. Veuthey ha sottolineato che una famiglia forte e solidale svolge un ruolo fondamentale nella prevenzione della tratta di esseri umani, offrendo protezione, consapevolezza e stabilità emotiva che riducono la vulnerabilità allo sfruttamento.

Il dibattito è stato aperto dall’arcivescovo Ettore Balestrero, Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a Ginevra. Ha portato alla discussione il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, dove si afferma che "I genitori sono i primi educatori, non gli unici, dei loro figli. Spetta a loro, quindi, esercitare con responsabilità la loro attività educativa in stretta e vigile collaborazione con gli altri".

L'Ambasciatore Zsofia Havasi, Rappresentante Permanente dell'Ungheria presso le Nazioni Unite, ha sottolineato che "i bambini non sono solo membri della società, ma incarnano le nostre speranze e i nostri valori, e pertanto necessitano di speciale tutela e cura", e rimarcato che

"la famiglia è l'unità fondamentale della nostra società, dove valori come l'amore, la fiducia e il rispetto vengono trasmessi attraverso parole e azioni quotidiane". In questo senso, ha invitato tutti gli attori internazionali a impegnarsi, come sta facendo l'Ungheria, per proteggere le famiglie, poiché "il futuro delle nostre generazioni dipende dalle famiglie che coltiviamo oggi".

La professoressa Ana Vega Gutiérrez dell'Università di La Rioja e direttrice della Cattedra UNESCO ha invece ricordato che "le famiglie hanno un ruolo strategico nella società. Le politiche pubbliche dovrebbero mirare a sostenere le famiglie nel raggiungimento dei propri obiettivi e nell'affrontare le proprie sfide interne, mai a sostituirle", e messo in luce che, soprattutto in tempi di crisi, i genitori rappresentano l'alleanza più solida che lo Stato possa avere, e che “le famiglie devono essere dotate di strumenti per l'uso dei social network, che possono rappresentare una minaccia per i bambini, come l'accesso alla pornografia online”.

Il presidente della FAFCE, Vincenzo Bassi, ha sottolineato che la solitudine è una delle maggiori sfide che le famiglie devono affrontare oggi. "Ecco perché le famiglie hanno bisogno del sostegno di altre famiglie: per realizzare un vero rinnovamento della comunità, dobbiamo costruire reti di famiglie!"

I genitori hanno la responsabilità primaria dell'istruzione e del benessere dei propri figli, poiché conoscono i loro bisogni individuali meglio di chiunque altro. Agendo anche come ponte tra i bambini e la scuola, i genitori devono essere considerati attori principali nei sistemi educativi. Vincenzo Bassi conclude: "Le scuole esistono perché devono fornire un servizio alle famiglie".

L'evento è stato concluso da Ignasi Grau, Direttore Generale dell'OIDEL, con un breve aneddoto sul periodo in cui tutte le scuole erano chiuse a causa del COVID e in cui le famiglie e i genitori hanno svolto il ruolo più importante per lo sviluppo e l'educazione dei bambini.

Nel comunicato finale, la FAFCE ricorda “che i bambini non sono isole o atomi isolati, ma esseri sociali inseriti in un contesto culturale concreto. L'educazione inizia nella famiglia, dove i genitori hanno la responsabilità primaria dell'educazione dei propri figli. Questa responsabilità è radicata sia in un diritto del bambino che in un dovere dei genitori, ed è fondamentale soprattutto nella formulazione, nell'attuazione e nel monitoraggio delle politiche educative”.

                                                                       FOCUS AFRICA

Il primo pellegrinaggio del nunzio Henryk Jagodziński in Eswatini

Per la prima volta da quando è stato accreditato presso il Regno di Eswatini, l’arcivescovo Henryk Jagodziński ha potuto svolgere un pellegrinaggio nel Paese, in occasione del Giubileo dell’IMBISA, la sigla che riunisce tutti i vescovi dell’Africa Meridionale.

Il 27 settembre, il nunzio ha incontrato nella Curia diocesana di Manzini tutte le persone consacrate che svolgono servizio nel Regno di Eswatini. Si tratta di ventotto religiose e religiosi, appartenenti a nove congregazioni della diocesi, hanno condiviso i loro carismi e la loro missione.

Il nunzio ha condiviso con ACI Stampa che “ogni congregazione ha presentato la propria opera: i Missionari della Consolata hanno narrato l’annuncio del Vangelo nello spirito mariano dell’affidamento; i Domenicani hanno sottolineato il servizio alla verità e la formazione dei fedeli; le Suore Mantellate hanno ricordato la loro dedizione ai malati e ai poveri; i Missionari di San Francesco di Sales hanno richiamato l’importanza dell’educazione dei giovani; le Suore Missionarie del Sacratissimo Cuore di Gesù (Cabrini Sisters) hanno illustrato il loro impegno tra gli ultimi e i dimenticati. Erano presenti, inoltre, le Suore Missionarie di Maria Ausiliatrice, attente in modo speciale ai bambini e alle donne, i Salesiani di Don Bosco, instancabili nell’accompagnare i giovani con scuole e laboratori, i Servi di Maria, testimoni della presenza della Madre ai piedi della Croce, e le Suore Ancelle di Maria, che con discrezione evangelica portano avanti opere educative e caritative”.

Jagodziński ha portato il saluto del Papa, ha ricordato come Leone XIV sia egli stesso un religioso, ha esortato tutti a non temere le difficoltà e a radicarsi nella preghiera.

Il 28 settembre si è celebrato il Giubileo dell’IMBISA, prima incontrando nella cattedrale dell’Assunzione di Manzini, poi con una mesa celebrata al Mayuso Trade Centre, cui ha partecipato anche il Cardinale Stephen Brislin, arcivescovo di Johannesburg.

Al termine della Messa, il nunzio ha letto un messaggio di Leone XIV, che ha riconosciuto l’opera dell’IMBISA nel tessere legami di fraternità tra le Chiese.

Sottolinea il nunzio: “La Chiesa in Eswatini – questo piccolo lievito – è segno di ciò che Dio compie nel mondo intero: da un granello di fede nasce abbondanza di grazia. E su tutto risuona la Benedizione del Santo Padre Leone XIV: sigillo di pace e certezza che la speranza non muore mai, ma vive in Cristo, presente con noi sino alla fine dei tempi”.

Il nunzio in Sudafrica all’International Students’ Day

Il 3 ottobre, l’arcivescovo Henryk M. Jagodziński, nunzio apostolico in Sudafrica, ha preso parte alla celebrazione della Giornata Internazionale dello Studente all’Università di Pretoria. Il nunzio era accompagnato da monsignor Giacomo Antonicelli, segretario della Nunziatura apostolica.

Tema della giornata era “Voci del Mondo all’Unisono”, e per l’occasione lo staff della nunziatura ha organizzato una mostra dedicata a presentare la Santa Sede e lo Stato di Città del Vaticano. La mostra ha visto la collaborazione di padre Wellington Ncedo Siwundla, rettore del seminario di San Giovanni Vianney a Pretoria, e con il supporto di padre Charles Mundia, cappellano dell’Università di Pretoria.

L’evento è stato moderato da  Rakeshnie Ramoutar-Prieschl, dirrettore of Internationalisation and Strategic Partnerships, mentre Loretta Ferris, vice-preside per gli Affari Accademici, ha tenuto la lezione centrale. Ci sono stati contributi anche da Lilian-Lee Mumba, presidente della Società Internazionale degli Studenti, membri del corpo diplomatico e Deidre Adams, vicedirettore per il fundraising.

La nunziatura ha preparato anche una brochure in cui veniva spiegato cosa è una nunziatura apostolica, cosa è la Santa Sede, e cosa è lo Stato della Città del Vaticano.

In particolare, veniva anche spiegato il ruolo della Chiesa cattolica nel campo dell’educazione, a partire proprio dalla fondazione delle università.

Al momento, si legge nella brochure, la Chiesa Cattolica supporta più di 1800 università e istituzioni di alta educazione nel mondo, per un totale di poco più di 6 milioni di studenti, mentre ci sono più di 210 mila scuole cattoliche e scuole materne frequentate da circa 62 milioni di bambini.

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