Una visita lampo di Andryi Yermak, capo dell’ufficio del presidente dell’Ucraina Volodymir Zelensky, ha caratterizzato la giornata di Papa Francesco, che lo ha ricevuto l’8 giugno. Yermak, in Italia per colloqui di governo come parte di un tour europeo che lo ha visto anche in Francia a preparare il prossimo summit per la pace, ha anche incontrato, alle due di notte, il Cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, e ha avuto anche un bilaterale con il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano. Sul tavolo, anche la “formula di pace” ucraina e la conferenza per la pace in Ucraina in programma in Svizzera tra due settimane, che si svolgerà senza la presenza di Cina e Russia, rendendola di fatto meno efficace di quello che potrebbe essere.
L’Indonesia si era già portata avanti, e aveva fatto sapere già il 31 marzo che il Papa avrebbe visitato il Paese il 3 – 4 settembre, attraverso un comunicato del Ministero degli Affari Religiosi e uno della Conferenza Episcopale locale. Annunciato il 12 aprile, il viaggio del Papa in Asia, che toccherà Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor Est e Singapore, potrebbe arricchirsi anche di una tappa in Vietnam, e perlomeno l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, ministro vaticano per le relazioni con gli Stati, ne ha parlato nel suo incontro con il primo ministro di Hanoi.
La scorsa settimana, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, ministro vaticano per i Rapporti con gli Stati, ha viaggiato in Giordania per celebrare i trenta anni di relazioni diplomatiche. Ma è stata anche una occasione per avere il polso della situazione in Medio Oriente, con una vista particolare sulla Terrasanta, considerando che la dinastia hashemita è tradizionalmente custode dei Luoghi Santi.
È stato prima in Corea del Sud, per festeggiare i 60 anni di relazioni diplomatiche, e poi è andato direttamente a Vienna, ad una due giorni dove ha tenuto un discorso all’incontro dei segretari generali delle Conferenze Episcopali dell’Europa Centrale: settimana piena di impegni per l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i rapporti con gli Stati.
Non è ancora stato in Montenegro, ma non è detto che il viaggio non si programmi a breve. L’arcivescovo Paul Richard Gallagher, ministro vaticano per i Rapporti con gli Stati, continua le sue visite nei Balcani e accetta l’invio dell’Albania, dove si trova a partire da oggi per una serie di incontri diplomatici ed ecclesiastici. Si conferma, con la visita, la particolare attenzione della Santa Sede nei confronti della regione dei Balcani occidentali.
Non ci sono segnali che il Papa voglia andare a Kyiv a breve. Ci sono, però, segnali che la diplomazia del Papa guarda all’Ucraina con attenzione, tanto che in due eventi a distanza di un giorno l’uno dall’altro l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, ha affrontato il tema della pace nel Paese. Una pace che la Santa Sede vuole “concreta”, consapevole che questo possa non essere né quello che vuole il presidente ucraino Volodymir Zelensky, né conforme con gli obiettivi del presidente della Federazione Russa Vladimir Putin.
Mentre c’è una statua della Madonna di Fatima nel Caucaso che ha toccato anche l’Azerbaijan, il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, celebra una Messa per l’Armenia. L’occasione, significativa, sono i 30 anni di relazioni diplomatiche, ma in realtà è una Messa importante perché dimostra ancora una volta la vicinanza della Santa Sede all’Armenia, specialmente riguardo la questione del Nagorno Karabakh. Dopo una pace dolorosa, una risoluzione europea che chiede di proteggere i luoghi cristiani nella regione e una dell’UNESCO che chiede di preservarli, l’Armenia si trova ancora una volta sotto attacco.
Non sono rimaste a lungo senza ufficiali di più alto rango la nunziatura di Taipei e la missione di studio della Santa Sede ad Hong Kong: le nuove nomine sono state annunciate in una circolare della Segreteria di Stato la scorsa settimana.
Sembra sempre più concreta la possibilità che Papa Francesco vada in Ucraina. L’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, lo ha ribadito con sicurezza, legando ovviamente la possibilità della visita alle condizioni del Papa dopo il viaggio in Canada del 24-30 luglio. Ma il “ministro degli Esteri” vaticano ha anche dichiarato il “fallimento della diplomazia”, che non è riuscita ad agire in maniera preventiva per fermare il conflitto, e anche un fallimento dell’Unione Europea.
È il conflitto in Ucraina ad essere ancora al centro degli sforzi della diplomazia del Papa. Un articolo di Ria Novosti riapre alla possibilità di una mediazione della Santa Sede, mentre l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, ha sottolineato che non si deve cadere nella tentazione di accettare compromessi sull’integrità territoriale ucraina.
Il viaggio dell’arcivescovo Paul Richard Gallagher in Russia è l’evento diplomatico più importante e interessante della settimana. I rapporti tra Russia e Santa Sede vanno visti con attenzione, inclusi in quella diplomazia di avvicinamento ai Paesi ortodossi della Santa Sede, ma anche considerati alla luce della volontà della Russia di cooperare sui temi comuni. Restano sullo sfondo alcune questioni fondamentali: da quella ucraina (e il Papa avrebbe confermato all’arcivescovo Morzycki di Lviv che andrà il prossimo anno, o almeno così aveva dichiarato l’arcivescovo alla KAI) al rapporto con il Patriarcato di Mosca, fino alle questioni di mutuo interesse in territori come la Siria e l’Armenia.
Il Cardinale Pietro Parolin sarà questo fine settimana nel Principato di Monaco, per celebrare i 40 anni della Convenzione tra Santa Sede e Principato che mise fine al privilegio del principe di Monaco di nominare il vescovo locale. È il terzo viaggio del Cardinale nelle ultime due settimane, il quarto nell’ultimo mese e mezzo, considerando anche il viaggio in Messico. Nel corso della settimana, il Cardinale Parolin ha incontrato Vincenzo Bassi, presidente della FAFCE; da cui è stato aggiornato sulle iniziative per la famiglia in Europa.
Forse c’è una speranza in quelle che vengono considerate cattive notizie. È stato reso noto all’arcivescovo Tadeusz Kondrusiewicz di Minsk che non può rientrare nel Paese perché il suo passaporto non è più considerato valido. Ma è proprio da qui che l’arcivescovo può partire per chiedere, come cittadino e come suo diritto costituzionale, un nuovo passaporto. È solo uno spiraglio burocratico, in una situazione che in Bielorussia è tesissima.
L’arcivescovo Paul Richard Gallagher, ministro vaticano per i rapporti con gli Stati, è dall’11 settembre in Bielorussia, inviato da Papa Francesco, per una serie di incontri con le autorità. Dopo aver inviato il Cardinale Parolin in Libano ad un mese dall’esplosione nel porto di Beirut, il Papa invia dunque il suo “ministro degli Esteri” a scandagliare la situazione in Bielorussia, dove la Chiesa protesta per essere perseguitata dal governo.
È stato annunciato il primo viaggio del Cardinale Pietro Parolin all’estero dallo scoppio dell’emergenza coronavirus: sarà in Francia, sulle orme del curato di Ars e delle apparizioni di Lourdes.
Questo mese, Papa Francesco avrebbe dovuto vedere due presidenti. Gli appuntamenti sono stati rinviati a data da destinarsi. Come non ci sarà l’incontro coordinato dalla Sezione Migranti e Rifugiati e dedicato ai migranti ecologici, che avrebbe dovuto portare a un tavolo di confronto. E però, il lavoro continua, nonostante il Coronavirus.
I cinquanta anni della Santa Sede al Consiglio d’Europa sono stati celebrati con tre giorni di dialogo all’Università di Strasburgo, durante i quali l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, “Ministro degli Esteri” della Santa Sede, è intervenuto proponendo una visione di Europa cristiana, ancorata ai diritti umani, legata alle radici.
Dopo il viaggio di Papa Francesco in Bulgaria e Macedonia del Nord, settimana diplomatica più “lenta” dal punto di vista ufficiale: un solo intervento della Santa Sede alle Nazioni Unite, mentre c’è stata notizia di due incontri del Cardinale Pietro Parolin. È stato annunciato anche che l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati, sarà in Polonia il 20 maggio.
“Fare la pace” non è solo arrivare ad un cessate il fuoco, né riguarda solo i problemi dell’uso della forza, ma chiede piuttosto la necessità di prevenire le cause che possono scatenare, divisioni, conflitti e guerre. Lo dice l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i rapporti con gli Stati, in un intervento al seminario di studio “Formare gli operatori di pace”.
Il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ha guidato la delegazione della Santa Sede all’incontro intergovernativo di Marrakech del 10 – 11 dicembre, che ha definito il “global compact” per le migrazioni. Dagli interventi del Cardinale Parolin si può comprendere la posizione della Santa Sede, che ha sostenuto l’accordo, espresso alcune riserve e difeso prima di tutto il diritto di ciascuno a rimanere nella propria terra, un principio della Dottrina Sociale della Chiesa.