Roma, 17 October, 2025 / 9:00 AM
Mária Magdolna Bodi morì per mantenere la sua purezza, perdonando i suoi assassini. È la “Santa Maria Goretti” di Ungheria, ed è stata beatificata lo scorso 15 settembre. Il cardinale József Mindszenty, invece, è ancora venerabile. Ma fu un martire della Chiesa del silenzio, un simbolo per il suo popolo dal quale fu costretto a separarsi, e la sua figura si staglia ancora nell’Ungheria odierna. Entrambi erano legati a Veszprém – Bodi veniva dalla diocesi, Mindszenty vi fu vescovo.
Queste due figure di martiri – diverse, ma accomunate dalla fama di santità – sono state ricordate lo scorso 7 ottobre, in una conferenza organizzata dall’Ambasciata di Ungheria presso la Santa Sede dal titolo “Testimoni di fede – Raggi di speranza”, in partnership l'Arcidiocesi di Veszprém, il Pontificio Istituto Ecclesiastico Ungherese e la Fondazione Mindszenty, mentre il programma è stato elaborato dalla delegata speciale per la cooperazione archivistica Krisztina Tóth. L’evento è stato realizzato con il sostegno del Ministero del Commercio e degli Affari Esteri d’Ungheria e del Ministero della Cultura e dell'Innovazione d’Ungheria.
Nel suo indirizzo di saluto, Eduard Habsburg-Lothringen, ambasciatore di Ungheria presso la Santa Sede, ha notato come Mária Magdolna Bódi ha dato una testimonianza convincente di speranza, ma che anche il Cardinale Mindszenty ha indicato la via della speranza, sottolineando, poco prima del suo arresto, che “non possiamo essere e comportarci come persone senza speranza e senza fede”.
Anita Kiss-Hegyi, segretario di Stato responsabile delle relazioni culturali del Ministero della Cultura e dell'Innovazione, ha sottolineato come per lei Beata Mária Magdolna Bódi e Venerabile József Mindszenty siano innanzitutto modelli di riferimento, figure che incarnano valori profondamente radicati, onestà e coraggio. Dobbiamo sforzarci affinché la fede della prima e la perseveranza del secondo trovino terreno fertile anche in noi.
Quindi, il cardinale Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest, ha notato come fu lo stesso Mindszenty ad avviare il processo di beatificazione di Bódi. Inoltre, ha annunciato che ci sono diversi eventi miracolosi legati all’intercessione del cardinale, ma che questi non sono ancora riconosciuti ufficialmente come tali, e ha invitato a pregare per amplificare i miracoli e portare prima o poi ad un riconoscimento.
Il cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero per le cause dei Santi, ha messo in luce che Mindszenty fu martire nei lunghi anni della sua prigionia, vissuta senza scoraggiarsi, mentre la Beata Bódi fu martire in senso stretto.
Dopo i saluti, l'evento si è diviso in tre parti: tavola rotonda, presentazione di libri e testimonianza. Le singole parti sono state separate da cortometraggi sulla vita della Beata Mária Magdolna Bódi. Alla conferenza erano collegate anche due mostre: quella dedicata a Mindszenty è stata allestita dalla Fondazione Mindszenty, mentre quella dedicata a Bódi è stata allestita dall'Arcidiocesi di Veszprém.
Il moderatore della tavola rotonda è stato Roberto Regoli, professore della Pontificia Università Gregoriana, con la partecipazione di István Takáts, storico della Chiesa e vicario generale dell'arcidiocesi di Veszprém, Cristiana Marinelli, postulatrice della causa di beatificazione di Mária Magdolna Bódi, Eduard Habsburg-Lothringen, presidente della Fondazione Mindszenty, Tibor László Varga, archivista dell'arcidiocesi di Veszprém, membro della Commissione storica nella fase diocesana della beatificazione di Mária Magdolna Bódi.
Habsburg ha notato come, nel caso di Mindszenty, ci sia già una fama di santità, che il cardinale è stato imprigionato sia dalle croci frecciate che dai comunisti, e che è stato vescovo a Veszprém per un anno e mezzo, di cui cinque prigioniero de nazisti, e nonostante questo riuscì a fondare 34 parrocchie e 11 scuole.
Secondo László Varga è possibile anche che Bódi e Mindszenty si siano incontrati, considerando che l'8 settembre 1944 Mindszenty si recò a Fűzfőgyártelep, dove lavorava Bódi. Tuttavia, non c’è traccia scritta del loro incontro. Fu Mindszenty, come detto, ad avviare il processo di beatificazione nel 1945, ma questo fu interrotto con l’arrivo del regime comunista, e fu ripresa solo nel 2011.
La postulatrice Marinelli ha raccontato del lavoro di ricerca fatto per raggiungere una conferma autorevole dell’effettiva presenza del fumus persecutionis, mentre il vicario di Veszprém ha notato che la memoria di Bódi sia stata preservata nonostante il comunismo volesse cancellata.
Ma in che modo le vite di Bódi e Mindszenty possono essere esemplari oggi? Secondo l'ambasciatore, sia nel campo dell'evangelizzazione che con le loro virtù. La purezza e la castità dovrebbero essere riscoperte nel mondo di oggi. Secondo Varga, essi sono un esempio perché entrambi volevano realizzare il volere di Dio, non quello del mondo. Secondo Marinelli: per l’uomo di oggi intaccato dal relativismo, dal materialismo, dall’egoismo, dall’autoreferenzialità, la loro esemplare testimonianza di vita è un faro di luce, costituisce un segno di speranza della vittoria del bene sul male, un richiamo a quei valori fondamentali che guidano e formano l’uomo (per esempio, la responsabilità, la coerenza, la purezza, l’amore, la pace). Infine, secondo Takáts, il loro esempio di vita ha dimostrato cosa sia la vera libertà cristiana.
Nella seconda parte della conferenza, un responsabile dell’archivio ungherese e un vaticano hanno presentato dei volumi recentemente pubblicati sulla vita di Bódi. Balázs Karlinszky, direttore della Biblioteca e dell'Archivio dell'Arcidiocesi di Veszprém, ha presentato il volume di studi “The Legacy of Mária Magdolna Bódi”, mentre Simona Durante, archivista dell’Archivio del Dicastero delle Cause dei Santi, ha presentato il volume del padre gesuita József Temesi intitolato “Witnessing with White Lily and Red Blood”.
Il primo non solo presenta Bódi, ma anche l’epoca in cui visse. Contiene nove studi, che possono essere suddivisi in tre gruppi: il primo comprende gli scritti dedicati alla spiritualità della beata, il secondo il materiale delle vescovi che hanno promosso la sua beatificazione, mentre il terzo contiene le opinioni degli esperti formulate in occasione di altre procedure di beatificazione.
Il volume “Witnessing with White Lily and Red Blood” è stato scritto dal padre gesuita József Temesi, nato nel 1920, che conobbe Bódi, quando già sacerdote aveva solo 22 anni. Egli con la sua opera ci accompagna nella vita della beata e ci offre nel farlo la sua autorevole prospettiva. Durante poi sottolineato che nell’opera il curatore si è avvalso del prezioso lavoro di ricerca svolto dal sacerdote Miklós Galambos, che si è impegnato ad individuare tutti coloro che avevano avuto un qualche legame con Magdolna per contribuire alla ricostruzione, la più oggettiva possibile, della sua storia. Questa biografia ha avuto una lunga gestazione: era pronta per la pubblicazione già nel 1956, ma solo oggi, finalmente, vede la luce.
Infine, nella terza parte della conferenza, la nipote della Beata, Mária Bódi, ha reso testimonianza della zia. Ha detto che essere sua nipote è una grazia, sebbene non abbia mai conosciuto la zia, morta nel 1945, mentre lei è nata nel 1947. Ne ha sentito parlare, e con difficoltà, perché negli anni Cinquanta del secolo scorso non si poteva parlare di lei, ma fu Miklós Galambos, parroco di Zalaegerszeg, a scrivere della sua vita e raccolto testimonianze. Il libro è stato nascosto prima da sua madre e poi da lei, neanche suo marito lo sapeva per lungo tempo. Sua madre credeva che potessero pregare Bódi e sentiva che lei li aiutava davvero. È particolarmente felice che anche i giovani siano interessati a Mária Magdolna Bódi. Era una persona coraggiosa, allegra e gentile, che sempre faceva sentire la sua voce in merito alla sua fede.
La conferenza è stata conclusa dall'arcivescovo di Veszprém, György Udvardy. I santi – ha detto - sono coloro che permettono a Dio di manifestarsi attraverso le loro azioni, coloro che non sono disposti a barattare la speranza della salvezza con una speranza a breve termine. E la nostra speranza è quella della salvezza. Neanche Mindszenty e Bódi erano disposti a farlo.
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