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Un servizio di EWTN News

Letture, la storia di Beato Angelico per vedere la mostra a Firenze

Nessuno è come lui, un frate e insieme un grande artista, uno dei più grandi. Anche se lui sembra non considerare tutto questo, meno che mai il suo percorso spirituale – diventare beato - e la fama che lo avrebbe accompagnato per il tempo a venire. Giovanni da Fiesole vede il cielo così vicino da entrare nelle case, nelle stanze, riempiendo della sua luce tutto quel che lo circonda.  Del resto, bisogna sempre ricordare che Dio ha scelto di farsi uomo, di vivere nella carne le gioie e le sofferenze dell’umanità. Frate Giovanni tutto questo lo  esprime nei quadri e negli affreschi ed è anche per questo che la gente lo ama, è un uomo mite, buono (per molti è un santo), minuto, e certo non ha la forza e il carisma di tanti predicatori in giro per l’Italia e nella Firenze del Quattrocento. Ma sarà lui il gigante che aprirà le porte all’Umanesimo e poi al Rinascimento.

Giovanni, che poi passerà alla storia come Beato Angelico, ha due fortissime vocazioni: la fede e la pittura. Dio Padre e il Figlio, Maria, gli angeli, i santi che dipinge con grande maestria sono tra gli uomini, stanno per abbandonare la luce mistica bizantina e abitare in giardini, chioschi, camere con baldacchini… Beato di nome e di fatto: la beatificazione di Giovanni da Fiesole avviene il 3 ottobre 1982, ad opera di papa Giovanni Paolo II, che  nel 1984 lo nomina  Patrono egli artisti.

Ora  Firenze lo celebra con una mostra 'doppia', a Palazzo Strozzi e al Museo di San Marco a Firenze, dal 26 settembre al 25 gennaio prossimi, presentata ieri, e che si preannuncia come mostra-evento a livello nazionale e non solo. “Beato Angelico” è  promossa e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi, Ministero della Cultura- Direzione regionale Musei nazionali Toscana e Museo di San Marco.

L'esposizione dedicata all'artista simbolo dell'arte del Quattrocento, che ha richiesto quattro anni di preparazione, affronta attraverso oltre 140 opere la produzione, lo sviluppo e l'influenza dell'arte di Beato Angelico e i suoi rapporti con pittori straordinari quali Lorenzo Monaco, Masaccio, Filippo Lippi e scultori come Lorenzo Ghiberti, Michelozzo e Luca della Robbia.  A cura di Carl Brandon Strehlke, curatore emerito del Philadelphia Museum of Art, con Stefano Casciu, direttore regionale Musei nazionali Toscana e Angelo Tartuferi, già direttore del Museo di San Marco, “Beato Angelico” rappresenta la prima grande mostra a Firenze dedicata all'artista esattamente a 70 anni dalla monografica del 1955.

Molti saggi, studi, perfino racconti e romanzi hanno, nel tempo, cercato di esplorare, di indagare il segreto della pittura che possiede in se’ un sapore di eternità. E del resto, come nella mostra fiorentina, scorrendo davanti alle sue opere si ha quasi l’impressione di sfogliare  un corposo libro che, pagina dopo pagina, trascina in un racconto di meraviglie. Nell’Annunciazione di San Marco  l’angelo  reca l’annuncio sconvolgente a Maria in un chiostro, un perfetto recinto marmoreo oltre il quale crescono tenui erbe e fiori  in un angolo di giardino;  in fondo, dietro una palizzata, si intravvede un folto di alberi ritratti con precisione Non ci sono più oro e solennità,  i colori diventano più sfumati ma anche più intensi, i santi si abbracciano, si lasciano andare a gesti affettuosi, la grandezza non è solenne, ma quotidiana e colma di tenerezza. Il divino, sembra suggerire l’artista, è un’esperienza che si può toccare con mano, che trasforma ogni cosa, solo che si decida di  lasciarla entrare nella propria esistenza. E via via ecco entrare in scena ancora angeli, demoni, santi, cavalieri, contadini, abitanti di città che stanno cambiando il proprio volto sotto la spinta poderosa delle nuove idee artistiche e sociali.

Oltre il corposo e ricco catalogo della mostra, edito dalla Marsilio, che racchiude importanti studi sull’artista, e ovviamente una abbondante e varia  bibliografia, segnaliamo la monografia di Liana Castelfranchi dedicata al Beato Angelico e compresa nel fondamentale studio dedicato all’arte rinascimentale europea, in cui l’autrice declina un punto chiave della sua parabola di studiosa, perché  elabora con precisione e acutezza la tesi che l’Angelico vada interpretato come una delle cerniere fondamentali di questo passaggio fra un’epoca e l’altra, e dunque come “l’avanguardia dell’Umanesimo”, che traghetta il tomismo domenicano (storia) e la luce fiamminga (geografia) alla corte papale.

 

Beato Angelico, Marsilio Arte, a cura di Carl Brandon Strehlke, con Stefano Casciu e Angelo Tartuferi, pp.440, 80 euro

 

Liana Castelfranchi – L’arte rinascimentale in Europa, Jaca Book, pp. 248, € 50

 

 

 

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