Roma, 06 November, 2025 / 9:00 AM
Con una celebrazione nella Basilica delle Tre Fontane, nel luogo del martirio di San Paolo, è stata finalmente firmata la rinnovata Charta Œcumenica. Venticinque anni dopo, le Chiese sorelle di Europa rinnovano i loro impegni, con una Charta rinnovata, che presenta 55 impegni concreti (nella prima Charta erano 26) per avanzare l’ecumenismo in Europa.
Non è stata una gestazione facile, anche perché in questi anni abbiamo assistito anche ad un movimento teologico che ha puntato sempre più sulla pragmaticità e sulla concretezza, e poco sulle sfide teologiche. Tra l’altro, si prevedeva di firmare la Charta a Vilnius, ma questo non è stato possibile per via della morte di Papa Francesco, e allora la cerimonia è stata spostata a Roma, dove c’è la sede del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa, e dove tra l’altro si sperimenta una particolare vicinanza con la Chiesa universale.
Il documento offre anche una riflessione cristiana sulle dimensioni etiche delle nuove tecnologie e riconosce il ruolo cruciale dei giovani come partecipanti attivi e leader nell’ecumenismo. Al centro di tutto c’è l’impegno a offrire una voce cristiana unita nella sfera pubblica, basata sulla compassione, sulla giustizia e sulla responsabilità condivisa per il futuro dell’Europa.
"Questa Charta Œcumenica è una chiamata alla coscienza e alla cooperazione - ha affermato l’arcivescovo Nikitas di Thyateira e Gran Bretagna, presidente del Consiglio Ecumenico delle Chiese - Il nostro impegno reciproco come Chiese non è astratto, ma si fonda su una fede condivisa, vissuta nel dolore, nella divisione e nella speranza. In un’Europa frammentata e secolarizzata, la Charta ci spinge a riscoprire la forza della nostra comunione e l’urgenza della nostra missione. Dobbiamo proclamare insieme il Vangelo, sostenere la dignità umana e lavorare fianco a fianco per la giustizia, la pace e la cura del creato. Questa è la nostra vocazione ecumenica: non solo parlare di unità, ma viverla".
L’arcivescovo Gintaras Grušas, presidente del CCEE, ha sottolineato che l’aggiornamento della Charta arriva in un momento cruciale per il cammino dell’Europa. "Le nostre Chiese sono chiamate a essere segni di unità e di speranza, non solo a parole ma anche nei fatti. Questa Charta ci permette di rispondere insieme alle ferite della guerra, agli sfollamenti e alle sfide etiche poste dalle nuove tecnologie. Ci esorta a camminare con umiltà, ad affrontare i fallimenti del passato ed a creare spazi di guarigione e riconciliazione. Ci invita, inoltre, ad ascoltare le voci dei giovani e a coinvolgerli nell’ideazione del percorso futuro. Siamo più forti quando siamo uniti".
Il 4 e 5 novembre si è anche riunito a Roma il Comitato Congiunto del CCEE con il Consiglio Ecumenico delle Chiese, sul tema “I frutti dello spirito: linee guida ecumeniche per camminare insieme.
L’incontro si è aperto con la preghiera, i saluti e le riflessioni dell’arcivescovo Gintaras Grušas di Vilnius, presidente del CCEE, e quelle di monsignor Nikitas di Thyateira e Gran Bretagna, presidente della CEC.
I partecipanti hanno ricevuto aggiornamenti da entrambe le organizzazioni e hanno partecipato a scambi teologici sul tema della “ricezione” come elemento vitale del movimento ecumenico, con contributi del vescovo di Augsburg, Bertram Meyer, e della pastora Kari Sarja.
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