domenica, dicembre 21, 2025 Donazioni
Un servizio di EWTN News

San Giuseppe ci mostra la via della piena realizzazione. IV Domenica di Avvento

La Chiesa, in questa ultima domenica di Avvento, propone alla nostra riflessione il brano che racconta “l’annuncio dell’Angelo” a san Giuseppe. E’ una pagina che ci introduce nel cuore di un uomo che si trova ad affrontare una prova dolorosa: la ‘mirabile’ maternità di Maria. Non sa come comportarsi e vive un vero dramma interiore fatto di silenzio, di interrogativi e di sofferenza. San Giovanni Paolo II, nell’Esortazione Apostolica Redemptoris Custos, illumina questo travaglio proponendo due differenti interpretazioni. La prima è conosciuta come la tesi del “sospetto”. Secondo questa lettura, Giuseppe, non conoscendo l’origine della gravidanza di Maria, avrebbe avuto il sospetto di un tradimento. Tuttavia, il Vangelo ci dice che era un uomo giusto (Mt 1.19). Pur in preda alla delusione, poiché voleva bene alla sua promessa sposa giunse alla determinazione di interpretare ed applicare la legge ebraica con amore. E, così, per non esporre Maria  alla pubblica ignominia prese la decisione di licenziarla in segreto.

L’altra interpretazione, chiamata “rispetto”, ci offre una chiave di lettura più profonda. Secondo questa tesi, Maria avrebbe confidato a Giuseppe il mistero della sua divina maternità. Giuseppe le crede, ma proprio per questo si sente piccolo, inadeguato, indegno di partecipare alla missione e dignità di Maria. Come Mosè davanti al roveto ardente, egli si toglie idealmente i sandali e non osa avvicinarsi: è  sconvolto e quasi schiacciato dalla grandezza dell’evento. che si sta rivelando davanti ai suoi occhi

La sua decisione di farsi da parte rivela che Giuseppe non era ancora a conoscenza del progetto che Dio aveva pensato per lui. Sarà l’angelo, nel sogno, a svelargli la sua missione: “Non temere di prendere con te Maria, tua sposa”. Con queste parole Dio affida a Giuseppe un compito altissimo: accogliere Maria come sposa, dare il nome al bambino, diventare il custode del Figlio di Dio fatto carne. Giuseppe, dunque, si trova a doversi confrontare con un evento imprevedibile e nient’affatto a misura della ragione umana. Come reagisce? Non discute, non pone condizioni. Si fida. Semplicemente: “Fece come gli aveva ordinato l’angelo”. Il Concilio Vaticano II ci ricorda che a "A Dio che rivela è dovuta 'l'obbedienza della fede, per la quale l'uomo si abbandona totalmente e liberamente a Dio, prestandogli il pieno ossequio dell'intelletto Queste parole si applicano perfettamente a san Giuseppe. La sua fede lo porta a fidarci completamente di Dio e ad accogliere la sua volontà, anche se questa lo conduce per vie che non aveva previsto né immaginato.

Così Giuseppe realizza il progetto di Dio su di lui: essere lo sposo della vergine Maria e  custode del Figlio di Dio. A prima vista il suo atteggiamento - a noi che siamo imbevuti di una mentalità che esalta l’autonomia e l’autosufficienza - può suscitare una reazione negativa. In realtà, Giuseppe ci mostra la via della vera libertà e della piena realizzazione. Nessuno di noi esiste per caso. Ognuno è voluto da Dio, il quale dimostra tanta fiducia in noi da affidarci una missione che coinvolge non solo la riuscita della nostra vita, ma anche quella dei nostri fratelli.

Scoprire e accogliere la volontà di Dio non significa rinunciare alla libertà, ma darle un senso vero, autentico. Solo vivendo la nostra vocazione possiamo essere davvero felici. Giuseppe, nel momento in cui comprende lo scopo della sua esistenza, risponde senza esitazioni. La sua vita diventa un dono, un servizio, un atto d’amore. Con la sua scelta silenziosa e coraggiosa, san Giuseppe ci insegna che la vita ci è data per amare Dio e i fratelli. È questo il segreto della sua grandezza silenziosa ed è questa la strada che il Signore indica anche a noi, perché impariamo, come lui a fidarci di Dio e a dire, con la vita, il nostro “sì”.

Da ultimo, merita attenzione anche un particolare spesso trascurato, ma di grande importanza. L’angelo non si limita a dire a Giuseppe che dovrà imporre il nome al figlio di Maria, ma gliene spiega anche il significato profondo: “Tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”. Nulla, in questo annuncio, è casuale o secondario. Nel mondo biblico, imporre il nome significa riconoscere una missione e assumerne la responsabilità. Nel momento in cui Giuseppe dà al bambino il nome di Gesù – che significa “Dio salva” – egli diventa il primo a proclamare ufficialmente la Buona Novella. Annncia: Dio è presente in mezzo al suo popolo come Salvatore. Prima ancora che Gesù inizi la sua vita pubblica, è Giuseppe, nel silenzio della sua obbedienza, ad annunciare al mondo la salvezza che viene da Dio. In questo gesto semplice e decisivo si rivela ancora una volta la grandezza della sua vocazione. Attraverso l’esercizio della paternità, san Giuseppe entra in modo unico nel mistero della redenzione. Come insegna san Giovanni Paolo II, egli coopera, nella pienezza dei tempi, al grande disegno salvifico di Dio ed è davvero ministro della salvezza”. Senza parole, senza clamore, ma con la fedeltà concreta e quotidiana di chi accoglie fino in fondo la volontà di Dio, san Giuseppe diventa parte viva dell’opera con cui il Signore salva il suo popolo.

 

 

 

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