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Un servizio di EWTN News

Parolin: "Ecco le priorità della diplomazia vaticana"

Il Cardinale Parolin, Segretario di Stato, in Vaticano

Fa il ritratto di una diplomazia vaticana “più attiva”, che ha assunto il ruolo di leader, che punta a “lottare contro la povertà, costruire ponti, lavorare per la pace”. Sottolinea la necessità di “ridare un’anima all’Europa”. E mette in luce la necessità di difendere la libertà religiosa. A Davos per il World Economic Forum, il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, partecipa ad una conversazione, riportata da Radio Vaticana.

Il numero 1 della diplomazia pontificia prima di tutto osserva che la diplomazia vaticana è ormai “riconosciuto come un leader globale”, perché riconoscono questo ruolo del Papa. Il quale – aggiunge - ha dato tre obiettivi alla diplomazia vaticana. Il primo: lottare contro la povertà. Il secondo: costruire ponti. Terzo; raggiungere la pace nel mondo. E seguendo queste tre linee, stiamo cercando di intervenire nelle situazioni in cui è possibile intervenire”.

Si inserisce in questo solco una delle principali attività della Santa Sede, quella di “proteggere, difendere e promuovere la libertà religiosa” che “è il primo dei diritti umani”, perché “se la libertà religiosa è protetta anche gli altri diritti umani vengono tutelati e promossi”.

“Sentiamo veramente – ha detto il Cardinale Parolin - che non stiamo lavorando solo per la libertà della Chiesa o solo per la libertà dei cattolici: quando parliamo di libertà religiosa stiamo facendo qualcosa per tutti! E questo è interesse di tutti, di tutti i credenti, appartenenti alle differenti religioni ed è il cuore dell’azione della Santa Sede”. Perché la difesa della libertà religiosa non è solo la difesa dei credenti, ma anche della persona umana, della quale – nota il segretario di Stato – non può essere tralasciata la visione trascendente.

Il Cardinale poi si sofferma sulla crisi dell’Unione Europea, e sottolinea che l’impegno della diplomazia della Santa Sede è di dare oggi nuovamente – e lasciatemi usare questa parola – un’anima all’Europa. Un’anima all’Europa! Forse mi ripeto ancora e ancora, ma questo è un punto molto, molto importante: riconoscere la persona in ogni sua dimensione. Il rischio oggi è quello di ridurre la persona soltanto ad una dimensione economica e materiale”.

Per questo si deve tornare “ai Padri Fondatori dell’Europa”, cercare una idea europea fatta non solo di mercati ed economia, ma anche di persone. E la religione – aggiunge il capo della diplomazia vaticana – ha un ruolo importante in tutto questo, non “va relegata solo ad una dimensione privata”, non riguarda solo “i sentimenti”, ma “ha qualcosa da dire sulla scena pubblica”. E questo non è un discorso che riguarda solo la Chiesa cattolica, ma tutte le fede. “Non chiediamo nessun privilegio”, chiosa il Cardinale.

Ma è proprio attraverso un maggiore ruolo della fede che si può rispondere al terrorismo di matrice religiosa, che è una “chiara manipolazione della religione”, come ha più volte detto il Papa.

Il Papa dà grande attenzione al tema dell’immigrazione. Il Cardinale sottolinea che la grande sfida oggi è come rendere le differenze non una fonte di scontro ma di arricchimento reciproco. C’è la paura di perdere la propria identità, ma la chiusura e la non accettazione dell’altro sono attitudini che ci impoveriscono e non ci fanno progredire. Occorre lavorare insieme e l’Europa purtroppo non riesce ad elaborare una politica comune sulle migrazioni”.

Infine, il tema del disarmo nucleare, che è parte di quell’utopia del disarmo integrale da sempre inseguita dalla Santa Sede. Afferma il Cardinale Parolin:“Stiamo riflettendo con la comunità internazionale sulla moralità del concetto di deterrenza nucleare. Ancora una volta dobbiamo dire che una pace costruita sulla paura non è pace”.

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