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La "memoria grata " di Papa Francesco per i valori dell'Italia

Il Papa e il Presidente |  | Quirinale
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L'arrivo del Papa al Quirinale 10 giugno 2017 |  | Marco Mancini
L'arrivo del Papa al Quirinale 10 giugno 2017 | | Marco Mancini
Il Papa e il Presidente |  | Quirinale
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Il Papa e il Presidente  |  | CTV
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Il Papa e il Presidente |  | Quirinale
Il Papa e il Presidente | | Quirinale
Il discorso del Papa al Quirinale  |  | CTV
Il discorso del Papa al Quirinale | | CTV

Le mie radici sono in questo paese dice il Papa argentino figlio di emigrati piemontesi e “guardo all’Italia con speranza”.

Francesco è per la seconda volta al Quirinale. Dopo Napolitano ora è la volta di Mattarella, un cattolico dichiarato, e il Papa parla nel suo discorso ufficiale del lavoro che fanno le parrocchie per affrontare le sfide internazionali.

La “memoria grata” per i valori italiani che si trovano anche nella costituzione, si intreccia per il Papa con lo sguardo al presente difficile fatto di  “problemi e rischi di varia natura, quali il terrorismo internazionale, che trova alimento nel fondamentalismo; il fenomeno migratorio, accresciuto dalle guerre e dai gravi e persistenti squilibri sociali ed economici di molte aree del mondo; e la difficoltà delle giovani generazioni di accedere a un lavoro stabile e dignitoso, ciò che contribuisce ad aumentare la sfiducia nel futuro e non favorisce la nascita di nuove famiglie e di figli”.

Il grazie del Papa è per come l’ Italia che “si adopera per trasformare queste sfide in occasioni di crescita e in nuove opportunità” anche grazie alle sue forze spirituali.

Il pensiero del pastore va ai tanti colpiti dal terremoto. 200 bambini sono nel cortile della ex residenza pontificia e salutano il Papa: “la fortezza animata dalla fede con la quale le popolazioni del Centro Italia colpite dal terremoto hanno vissuto quella drammatica esperienza, con tanti esempi di proficua collaborazione tra la comunità ecclesiale e quella civile”.

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Impegni di tutta la popolazione che, dice il Papa, “ sono espressione di sentimenti e di atteggiamenti che trovano la loro fonte più genuina nella fede cristiana, che ha plasmato il carattere degli italiani e che nei momenti drammatici risplende maggiormente”.

Ovviamente il Papa si sofferma sulla questione migratoria. “ E’ chiaro - dice- che poche Nazioni non possono farsene carico interamente, assicurando un’ordinata integrazione dei nuovi arrivati nel proprio tessuto sociale. Per tale ragione, è indispensabile e urgente che si sviluppi un’ampia e incisiva cooperazione internazionale”.

A proposito del tema lavoro il Papa ricorda la visita di Genova: “ Ribadisco l’appello a generare e accompagnare processi che diano luogo a nuove opportunità di lavoro dignitoso. Il disagio giovanile, le sacche di povertà, la difficoltà che i giovani incontrano nel formare una famiglia e nel mettere al mondo figli trovano un denominatore comune nell’insufficienza dell’offerta di lavoro, a volte talmente precario o poco retribuito da non consentire una seria progettualità”.

Chiede sinergie il Papa e che le risorse finanziarie “siano poste al servizio” di obiettivo di grande valore sociale e “non siano invece distolte e disperse in investimenti prevalentemente speculativi, che denotano la mancanza di un disegno di lungo periodo, l’insufficiente considerazione del vero ruolo di chi fa impresa e, in ultima analisi, debolezza e istinto di fuga davanti alle sfide del nostro tempo”.

Lavoro stabile, famiglia, sono i temi di cui parla il Papa insieme ai progetti per le nuove generazioni che “hanno il diritto di poter camminare verso mete importanti e alla portata del loro destino, in modo che, spinti da nobili ideali, trovino la forza e il coraggio di compiere a loro volta i sacrifici necessari per giungere al traguardo, per costruire un avvenire degno dell’uomo, nelle relazioni, nel lavoro, nella famiglia e nella società”.

Serve rafforzare il legame tra politica e gente, tra istituzioni e popolo per un “impegno corale” da cui “si sviluppa la vera democrazia e si avviano a soluzione questioni che, a causa della loro complessità, nessuno può pretendere di risolvere da solo”.

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Poi il Papa parla della Chiesa in Italia “realtà vitale, fortemente unita all’anima del Paese, al sentire della sua popolazione” con un rapporto con lo stato che è “una peculiare forma di laicità, non ostile e conflittuale, ma amichevole e collaborativa, seppure nella rigorosa distinzione delle competenze proprie delle istituzioni politiche da un lato e di quelle religiose dall’altro. Una laicità che il mio predecessore Benedetto XVI definì “positiva”. E non si può fare a meno di osservare come, grazie ad essa, sia eccellente lo stato dei rapporti nella collaborazione tra Chiesa e Stato in Italia, con vantaggio per i singoli e l’intera comunità nazionale”.

Il Papa ricorda la  “cordiale e generosa disponibilità e collaborazione dello Stato italiano”  per il lavoro della Sede Apostolica come si è visto durante il Giubileo che si è svolto “in maniera tranquilla e con grande vantaggio spirituale. Del grande impegno assicurato dall’Italia al riguardo la Santa Sede è pienamente consapevole e sentitamente grata”.

Il Papa conclude con l’auspicio che “l’Italia saprà avvalersi di tutte le sue risorse spirituali e materiali in spirito di collaborazione tra le sue diverse componenti civili, troverà la via giusta per un ordinato sviluppo e per governare nel modo più appropriato i fenomeni e le problematiche che le stanno di fronte.

La Santa Sede, la Chiesa Cattolica e le sue istituzioni assicurano, nella distinzione dei ruoli e delle responsabilità, la loro fattiva collaborazione in vista del bene comune. Nella Chiesa Cattolica e nei principi del Cristianesimo, di cui è plasmata la sua ricca e millenaria storia, l’Italia troverà sempre il migliore alleato per la crescita della società, per la sua concordia e per il suo vero progresso.

Che Dio benedica e protegga l’Italia!”.