Advertisement

Fondazione Ratzinger, un seminario di studi sulla leadership

La Fondazione dedicata al pensiero del Papa emerito Benedetto XVI allarga le sue attività con un seminario sulla leadership alla FAO

Fondazione Ratzinger alla FAO | Il seminario della Fondazione Ratzinger alla FAO, 13 novembre 2019 | Fondazione Ratzinger Fondazione Ratzinger alla FAO | Il seminario della Fondazione Ratzinger alla FAO, 13 novembre 2019 | Fondazione Ratzinger

Benedetto XVI non viene mai menzionato, anche se il suo nome aleggia nell’aria quando si parla della necessità di nuovi leader e nuovi politici cattolici – appello reiterato anche da Papa Francesco. E questo perché il seminario di studi “Costruire il presente e preparare il futuro con una leadership etica” rappresenta un allargamento delle attività della fondazione. Un programma più ampio, sottolinea padre Federico Lombardi, presidente della Fondazione, che si sta “avviando e sviluppando con ia Fondazione Templeton e l’Istituto Razon Abierta di Madrid”.

Questo primo incontro, che ha avuto luogo il 13 novembre, ha avuto la collaborazione della Missione Permanente della Santa Sede presso la FAO, l’IFAD e il PAM, le tre agenzie ONU sull’alimentazione, tutte e tre basate a Roma. Oltre all’introduzione di padre Lombardi, vanno segnalati gli interventi di monsignor Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso le organizzazioni in oggetto; di Vincenzo Buonomo, rettore della Pontificia Università Lateranense che è consigliere dello Stato di Città del Vaticano e che lavora su questi temi, e negli uffici della missione, da anni; e di Stefano Zamagni, presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali; e dell’ambasciatore di Italia presso la Santa Sede Pietro Sebastiani.

Monsignor Chica Arellano ha tratteggiato la figura di un leader “umile, prudente, empatico, coerente, aperto”. Monsignor Chica ha sottolineato che “il leader non può che essere uno che agisce e non solo che parla”, una azione che “diventa cooperazione in un mondo globalizzato”.

Ci sono, ha detto monsignor Chica, “nuove sfide e nuove situazioni che interpellano prepotentemente l’assunzione di un approccio etico capace di arrestare il discredito che oggigiorno corrode la stabilità di un ordine internazionale, da sempre incentrato sul principio di buona fede, tanto alla base delle relazioni personali, tra individui, quanto a fondamento delle relazioni internazionali, tra attori all’interno della famiglia delle nazioni”.

Il professor Vincenzo Buonomo ha descritto a sua volta “un’era in cui la dimensione razionale e analitica lascia volentieri il posto all’immagine che spesso è l’unica funzione cognitiva attivata” e che “del leader più affidabile è quello che maggiormente costruisce o utilizza l’immagine o una molteplicità di immagini”.

Advertisement

Per quanto riguarda le relazioni internazionali, ha spiegato Buonomo, questo si riversa nella open diplomacy. “Nella dimensione internazionale – ha spiegato il rettore della Lateranense - la leadership si lega alla governance e cioè ad un’azione in cui è possibile cogliere le differenze tra il nuovo e vecchio modo di realizzare la stessa leadership. Certamente la governance dei processi è oggi diversa rispetto quella nel passato: l’ampiezza, la complessità e le cause nelle situazioni determinano soluzioni immediate, anche se non sempre argomentate”.

Il professor Zamagni ha invece centrato il suo intervento su agricoltura e finanza, e in particolare sul tema dell’accesso al cibo, che necessita azioni di leadership perché sia davvero universale, dato che “le principali aziende di trasformazione controllano il 70 per cento dell’intero mercato mondiale dell’alimentazione, facendo da imbuto alla produzione di oltre 500 milioni di aziende agricole nel mondo.

Tra le proposte di Zamgni, quello di inserire l’agricoltura nelle “strategie volte a mitigare il cambiamento climatico”, ma anche intervenire “sui corretti modelli di consumo, ancora dominati da mode ancestrali frutto di obsolete norme sociali di comportamento”.

Sono temi su cui si è inserito anche Pietro Sebastiani, ambasciatore di Italia presso la Santa Sede, che ha lavorato una vita nel campo della cooperazione. E proprio lavorando nella cooperazione – ha detto – “ho voluto promuovere una idea di sviluppo incentrata sull’uomo e sul pianeta che gli dà la vita più che sulla sola economia”, un modello che si prefigura come un luogo “in cui ciascuna comunità è posta in condizione di dignità e sicurezza sufficienti per prendere responsabilmente in mano il proprio cammino di sviluppo”.