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Nessuno investe in fiducia in noi quanto il Signore. VII Domenica del Tempo Ordinario

Il commento al Vangelo domenicale a cura di S. E. Monsignor Francesco Cavina

La predicazione di Gesù |  | pubblico dominio La predicazione di Gesù | | pubblico dominio

La Liturgia della Parola continua a proporci anche questa domenica il discorso della montagna. Nel brano di oggi appare per diverse volte l’affermazione: “E’ stato detto…ma io vi dico”. Si tratta di un giro di parole che veniva utilizzato tra gli ebrei per evitare di pronunciare il Nome di Dio. Ebbene, Gesù afferma: “Dio ha detto…ma io vi dico”. Nessuno profeta aveva mai osato parlare in questo modo. La missione del profeta consisteva, infatti, nel trasmettere la Parola del Signore, la quale veniva introdotta sempre con queste parole: Così dice il Signore. Per parlare come Gesù bisogna essere o pazzi o essere Dio. E in effetti, il seguito del discorso di Gesù ci fa comprendere che il messaggio che Egli trasmette è sovra-umano, divino in quanto Egli è Dio.

Vi fu detto occhio per occhio dente per dente. Ci troviamo davanti alla famosa legge del taglione, una legge che tentava di limitare gli eccessi della vendetta. A questa legge Gesù contrappone la legge dell’amore, superando i criteri puramente umani. Con grande concretezza Cristo ci presenta quattro esempi tratti dalla vita che descrivono situazioni di grave danno o di pesante sopruso subiti.

Gesù dichiara che non è lecito opporsi al male con altro male. E Lui ci offre l’esempio: il suo cuore, infatti, è aperto a tutti anche verso coloro che gli fanno del male e lo uccidono. Il Signore ci invita a meditare sul suo amore, un amore la cui forza si manifesta nella pazienza e nel perdono. Perché là dove noi vediamo un crimine da condannare, il suo amore vede una miseria da soccorrere.

Il Signore chiede ai suoi discepoli di assumere il suo stile di vita nelle relazioni con gli altri. “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”; “Siate santi perché io, il Signore Dio vostro, sono santo”. Essere perfetti, essere santi significa mettere in pratica la misericordia e il perdono come fa il Padre celeste nei nostri confronti. San Giovanni Paolo II ci ha lasciato un’enciclica dal titolo “Dio ricco di misericordia”. In essa viene sottolineato che la misericordia divina ha assunto un volto in Cristo, il quale è la misericordia incarnata, presente in mezzo a noi. E’ nell’esempio di Cristo, nella sua parola, nella sua vita che noi conosciamo che dire che Dio è Amore o che Dio è misericordia è la stessa cosa. Se Dio ha una debolezza, questa è la sua misericordia.

Il nuovo “stile di vita” che il Signore chiede ai suoi discepoli, poiché è “divino” e distingue nettamente un cristiano da un non cristiano, richiede una profonda comunione con il Signore. Dice, infatti, Gesù: Se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?”.

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Molto spesso da questo atteggiamento non ne ricaviamo alcun profitto umano, tuttavia, il nostro cuore ne esce arricchito, la nostra vita ne guadagna in serenità e, inoltre, come afferma Sant’Agostino, la via dell’amore è l’unica strada che può trasformare i nemici in fratelli (Commento alla I lettera di San Giovanni 4, 10,7).

La vita cristiana non si risolve ad un comportamento umanamente corretto, ma è una chiamata a testimoniare la presenza della vita di Dio in noi. Una presenza condizionata dalla nostra risposta. Infatti, tutta la storia della salvezza presenta Dio che cerca l’uomo. E’ Lui che per primo chiama la sua creatura, le dà un nome, la attira a sé e la invita a condividere la sua vita: ci vuole coinvolgere nel suo amore e nella sua misericordia. Ma la sua onnipotenza si rimette alla nostra libertà. Il Signore ci ama di un amore così grande da affrontare il rischio della nostra libertà, di essere sconfitto dal nostro rifiuto. Ma nutre fiducia. Nessuno investe in fiducia in noi quanto il Signore!

I santi, torce viventi d’amore per Cristo, sono la testimonianza di che cosa è capace di operare l’uomo quando si lascia invadere dal Suo amore divino.