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Il monastero domenicano da cui Maria protegge i pellegrini che vanno a San Pietro

Santa Maria del Rosario a Monte Mario e la Icona di San Luca, la comunità benedetta da San Domenico il 20 febbraio del 1221

La Madonna di San Luca |  | monacheoproma.wixsite.com
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Il monastero di Monte Mario  |  | monacheoproma.wixsite.com
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“La vostra consacrazione al Signore nel silenzio e nel nascondimento è resa feconda e ricca di frutti, non solo in ordine al cammino di santificazione e di purificazione personale, ma anche rispetto a quell’apostolato di intercessione che svolgete per la Chiesa intera, perché possa comparire pura e santa al cospetto del Signore. Voi, che ben conoscete l’efficacia della preghiera, sperimentate ogni giorno quante grazie di santificazione essa possa ottenere alla Chiesa”.

Papa Benedetto XVI lo ha detto il 24 giugno del 2010 alle suore del Monastero Domenicano di Santa Maria del Rosario a Monte Mario.

La chiesetta custodisce anche l'antica Icona della Vergine Haghiosoritissa, detta "Madonna di San Luca" risalente al VII secolo e alcune reliquie di San Domenico, Santa Caterina da Siena e altri santi e sante domenicani.

il Monastero Domenicano di Santa Maria del Rosario, sede di una Comunità monastica che conserva in eredità lo spirito del Fondatore con lo stesso amore delle prime consorelle, consacrate dal Padre Domenico il 28 febbraio del 1221. Quel primo nucleo monastico risiedette per 354 anni nel Monastero di S. Sisto Vecchio, all'inizio dell'Appia Antica, considerato come il Proto-Monastero Italiano, la cui Regola divenne comune agli altri monasteri fondati in ogni Continente; nel 1575 le religiose domenicane si trasferirono nel Monastero dei SS. Domenico e Sisto sul colle Quirinale, prima di spostarsi a Monte Mario nel 1931. La Comunità è composta da tredici religiose. All’interno del Monastero è allestito un laboratorio per la confezione di teche con reliquie dei Santi Domenicani. All'interno della chiesa si venera l'Icona della "Haghiosoritissa", appellativo che significa "Madonna della Santa Urna": appartiene al tipo iconografico che si ispira all'originale della Basilica di Calchoprateia in Costantinopoli, collocato presso l'Urna contenente la reliquia del Manto della Vergine. Venne portata a Roma da alcune monache greche per salvarla dalla violenza iconoclasta negli anni successivi all'815 e collocata nel Monasterium Tempuli in Trastevere.
Nel Monastero di Monte Mario si conservano, inoltre, preziose reliquie, tra cui parte del capo di San Domenico e il suo Breviario, una mano di Santa Caterina da Siena, insieme a reliquie di altri sante e santi domenicani e al carteggio tra il beato Giordano di Sassonia, primo successore di San Domenico e la Beata Diana D'Andalò, del Monastero Domenicano di Bologna. Il complesso monastico di Santa Maria del Rosario consta nella sua parte più antica dell'edificio fatto costruire nel sec. XVII dall'umanista romano Vittorio De Rossi. Papa Benedetto XIII (1724-1730) vi soggiornò ogni anno, dotando generosamente la chiesa, la quale ottenne da Pio IX nel 1849 il permesso di disporre di un proprio fonte battesimale, privilegio fino ad allora riservato alla Basilica di San Pietro.

Durante il XX secolo, il Papa Pio XI ricevette le monache in Vaticano, il 14 agosto 1931, durante il loro trasferimento dal Monastero dei SS Domenico e Sisto a quello di Monte Mario. Giovanni Paolo II visitò il monastero il 16 novembre 1986, dopo l'incontro con i parrocchiani di S. Maria Stella mattutina. 

La visita di Benedetto XVI anticipava di alcuni giorni la "festa della Traslazione" del dipinto al Monastero dei SS. Domenico e Sisto, fissata al 27 giugno dalla Congregazione dei Riti. Per concessione pontificia del 1644, al "Mattutino" della festa le monache cantano la "Legenda" sull'origine e le peregrinazioni dell'Icona "acheropita", un racconto dell'XI secolo che riferisce come gli Apostoli, dopo la Risurrezione, stabilissero di far rappresentare il volto della Vergine dall'Evangelista Luca. L'Artista aveva appena tratteggiato il viso, senza ancora metter mano ai colori, quando l'immagine apparve completata in tutta la sua meravigliosa bellezza, "come era naturale che fosse perché l'opera apparisse non come risultato di uno sforzo umano, ma come espressione della virtù di Dio Onnipotente”.

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Dopo qualche tempo - prosegue la "Legenda" - l'immagine giunse da Costantinopoli a Roma, dove continua ad elargire grazie e favori ai fedeli che si affidano all'intercessione della Venerabile Madre di Dio.