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Papa Francesco scrive alla COP26, “sul clima, non possiamo permetterci di aspettare”

Messaggio del Papa alla COP26, la Conferenza ONU sul clima che si tiene a Glasgow, e dove il Papa sarebbe dovuto andare

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Non ci si può permettere di aspettare oltre, perché sono troppi i volti delle persone che soffrono a causa della crisi climatica. Papa Francesco scrive alla COP26 di Glasgow, inviando un discorso che avrebbe voluto pronunciare personalmente proprio durante la conferenza. E nel suo discorso c’è l’urgenza di affrontare e possibilmente risolvere la crisi climatica insieme, senza particolarismi.

Papa Francesco sa che ogni impegno va preso “nel pieno di una pandemia che da quasi due anni sta flagellando la nostra umanità”, ma che questo ci insegna che “non abbiamo alternative: riusciremo a sconfiggerla solo se tutti quanti prenderemo parte a questa sfida”.

Papa Francesco chiede una “profonda e solidale collaborazione tra tutti i popoli del mondo”, sottolinea che il dopo pandemia sarà differente dal pre-pandemia, e lo stesso discorso può essere fatto sulle questioni del clima, che il Papa divide in prima dell’accordo di Parigi (il COP21, in occasione del quale uscì la Laudato Si) e il dopo Parigi.

Quelli di Parigi, dice il Papa, “sono obiettivi ambiziosi, ma indifferibili”. Papa Francesco chiama alla responsabilità i leader, sottolinea che “la COP26 può e deve contribuire attivamente a questa coscienziosa costruzione di un futuro dove i comportamenti quotidiani e gli investimenti economico-finanziari possano realmente salvaguardare le condizioni di una vita degna dell’umanità di oggi e di domani in un pianeta ‘sano’.”

Papa Francesco ribadisce che ci si trova di fronte ad un “cambiamento di epoca,” che vuole l’impegno “di tutti ed in particolare dei Paesi con maggiori capacità”, ai quali chiede di “assumere un ruolo guida nel campo della finanza climatica, della decarbonizzazione del sistema economico e della vita delle persone, della promozione di un’economia circolare, del sostegno ai Paesi più vulnerabili per le attività di adattamento agli impatti del cambiamento climatico e di risposta alle perdite e ai danni derivanti da tale fenomeno”.

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Papa Francesco sottolinea che la Santa Sede ha già dato l’esempio, con “una strategia di riduzione a zero delle emissioni nette (net-zero emission)” da raggiungere entro il 2050, insieme all’impegno di promuovere una ecologia integrale. Insieme a questi impegni, ci sono state, dice il Papa, varie iniziative, tra cui l’incontro in Vaticano del 4 ottobre scorso, organizzato dalle ambasciate di Italia e Regno Unito presso la Santa Sede, occasione in cui si è vista, spiega Papa Francesco, “una forte convergenza di tutti nell’impegnarsi di fronte all’urgente necessità di avviare un cambiamento di rotta capace di passare con decisione e convinzione dalla ‘cultura dello scarto’ prevalente nella nostra società a una ‘cultura della cura’ della nostra casa comune e di coloro che vi abitano o vi abiteranno”.

Per Papa Francesco, ferite della pandemia e quelle del cambiamento climatico “sono paragonabili a quelle derivanti da un conflitto globale”, e per questo “è necessario che oggi l’intera comunità internazionale metta come priorità l’attuazione di azioni collegiali, solidali e lungimiranti”.

Ci vuole, dice il Papa, “pazienza e coraggio”, consapevole che “l’umanità ha i mezzi per affrontare questa trasformazione che richiede una vera e propria conversione, individuale ma anche comunitaria, e la decisa volontà di intraprendere questo cammino”.

Il Papa chiede di spostarsi “verso un modello di sviluppo più integrale e integrante, fondato sulla solidarietà e sulla responsabilità”, che consideri anche gli effetti sul mondo del lavoro, con una cura particolare verso il “debito ecologico” maturato verso i Paesi più vulnerabili, un debito che “richiama, per certi versi, la questione del debito estero, la cui pressione ostacola spesso lo sviluppo dei popoli”.

Per questo, per Papa Francesco si deve ricostruire un sistema economico, con l’aiuto dei Paesi sviluppati, e si deve fare subito, perché “purtroppo dobbiamo constatare amaramente come siamo lontani dal raggiungere gli obiettivi desiderati per contrastare il cambiamento climatico”.

Sottolinea Papa Francesco: “Va detto con onestà: non ce lo possiamo permettere! In vari momenti, in vista della COP26, è emerso con chiarezza che non c’è più tempo per aspettare; sono troppi, ormai, i volti umani sofferenti di questa crisi climatica!”.

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Una crisi che tocca non solo la vita quotidiana, ma che si è trasformata anche in una “una crisi dei diritti dei bambini e che, nel breve futuro, i migranti ambientali saranno più numerosi dei profughi dei conflitti”.

Per questo, “bisogna agire con urgenza, coraggio e responsabilità. Agire anche per preparare un futuro nel quale l’umanità sia in grado di prendersi cura di sé stessa e della natura”.

Papa Francesco fa un appello finale ricordando che “i giovani, che in questi ultimi anni ci chiedono con insistenza di agire, non avranno un pianeta diverso da quello che noi lasciamo a loro, da quello che potranno ricevere in funzione delle nostre scelte concrete di oggi”.