"In questi 31 anni romani ho sentito e ho letto varie critiche nei riguardi della Curia romana. Sono convinto che non poche di tali critiche sono ingiustificate e si devono al fatto che non si conosce la dedizione e anche l’umiltà con cui si lavora nei Dicasteri della Curia romana". Sono parole del cardinale Gantin ricordate dal cardine Re che oggi ha celebrato a San Pietro una messa per i cento anni della nascita del porporato africano Bernardin Gantin scomparso nel 2008. 

Un "uomo di pace e di preghiera, interceda ora perché la mano di Dio ponga fine alla guerra in Ucraina, il cui perdurare aumenta morti e sofferenze e accresce le pesanti conseguenze che si rifletteranno sul mondo intero", anche per via del "dramma della pandemia del Covid" ha detto Giovanni Battista Re, decano del Collegio cardinalizio. Come riporta l' Osservatore Romano nella omelia il cardinale decano ha ricordato il lavoro in Curia del  cardinale per 31 anni e che al compimento degli 80 anni il cardinale Gantin scelse di "ritornare fra la sua gente nel Benin, dove era nato, e riprendere l’attività evangelizzatrice che aveva avviato il giorno dell’ordinazione sacerdotale". Gantin si è spento il 13 maggio 2008, all’età di 86 anni. 

Per il cardinale decano il cardinale Gantin è stato una guida spirituale indimenticabile ed "esprimeva i suoi giudizi sull’attività ecclesiale sempre con amore e con grande attenzione per la comunione e l’unità attorno al Papa".  Inoltre, ha detto il cardinale decano Re "Sapeva subito cogliere ciò che era essenziale e ciò che aveva poco senso. Alla spiccata e paterna autorevolezza che traspariva dalla sua figura, univa grande signorilità nel tratto e una naturale amabilità, che creava fraternità e comunione" e " resterà nella storia come il primo vescovo africano che a Roma rese visibile l’Africa al servizio della Chiesa universale".